Gairo Vecchio, modello di resilienza
a cura di Claudia Carta.
Resilienza. Sì, ma della struttura urbana. Alla base dell’idea progettuale per far rivivere il vecchio borgo di Gairo, tecnici e amministratori sono partiti dall’analisi della capacità che un insediamento ha di adattarsi ai cambiamenti climatici, economici e sociali. In gergo si dice resistenza a un evento, ovvero la capacità di non soccombere completamente di fronte a una situazione improvvisa e al determinarsi di nuove condizioni ambientali, sociali ed economiche e – conseguentemente – la capacità del paese/città/luogo di rinascere attraverso la programmazione di interventi e azioni coordinate. Il rischio – vedi quello idrogeologico – c’è, ma è necessario imparare a conviverci mediante una accurata pianificazione del territorio e, soprattutto dell’assetto insediativo.
In questo senso, la rigenerazione urbana di Gairo Vecchio – che non può non partire della messa in sicurezza dinamica dell’insediamento e del territorio – può rappresentare un nuovo modello di insediamento finalizzato allo studio e alla ricerca dei fenomeni di rischio e pericolo per i territori, con l’individuazione di soluzioni applicabili a diversi contesti urbani o territoriali.
Tuttavia, anche il migliore degli studi possibili e anche la più valida delle strategie di rilancio in chiave urbanistica, sociale e turistica di un abitato – nella fattispecie quello colpito dall’alluvione del secolo scorso – nulla può davanti alla mancanza di fondi, finanziamenti e risorse opportune e dedicate. Quelle messe a disposizione dal Pnrr – che di ripresa e resilienza ha fatto i suoi motori trainanti – sarebbe stata davvero un’occasione d’oro per vedere realizzati gli interventi che avrebbero finalmente consentito la fruibilità del paese fantasma: dal restauro degli edifici alla realizzazione di spazi pubblici, dal recupero della viabilità interna e dei percorsi pedonali alla rifunzionalizzare degli edifici come centro di documentazione e studi, dal concetto di residenzialità turistica di Gairo Vecchio fino alla creazione di safety zone, ovvero spazi che garantiscano la sicurezza dell’insediamento in caso di eventi calamitosi o di situazioni di rischio e pericolo per la popolazione.
È chiaro, niente andrà perduto di tutto ciò che è stato progettato e studiato. Sarà importante un passo alla volta – e un finanziamento per volta – per non rinunciare a un patrimonio storico, sociale e identitario di tale portata.
Ne abbiamo parlato con Sergio Lorrai, sindaco di Gairo. [L’intervista integrale è sul n.4 de L’Ogliastra]
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