di Augusta Cabras.
È tempo d’estate, di sole e di mare, di tramonti infuocati e stelle cadenti. È tempo di riposo e di ritmi lenti, non per tutti ma per tanti. È il tempo giusto per chi può e riesce a rallentare gioendo dell’evolvere dolce del tempo. Per chi, come i bambini, abbandonato il tempo dei doveri incalzanti, si abbandona all’otium, non inteso qui, certamente, come il padre dei vizi ma piuttosto come un atteggiamento positivo che ci riconcilia con la vita, il tempo e la natura. Dove nulla viene accelerato ma tutto viene percepito e vissuto con lentezza, dove il respiro torna lieve, il corpo si rilassa, lo Spirito si eleva e ringrazia. Ringrazia per questo intervallo dalla routine, per la cessazione di una corsa continua contro le ore che non bastano mai, riempite dalla nostra presunzione di voler essere sempre perfettamente efficienti, produttivi e all’altezza delle situazioni più complesse; ore piene di distrazioni futili generate da una tecnologia mal impiegata e colme della nostra incapacità di fermarci, chiudere gli occhi, ricongiungerci con la parte più profonda di noi stessi, tacere e ascoltare.
Dovremmo imparare dai bambini, ancora una volta. O almeno dai quei bambini non inghiottiti dallo stress e dalle tabelle di marcia degli adulti, la cui agenda degli impegni compete con quella dei manager. Dovremmo imparare da quelli che si meravigliano quando sotto la sabbia scavata trovano il mare o quando la perfezione del cerchio invade l’acqua del fiume per un sasso gettato; da quelli che hanno la pazienza di restare con il naso all’insù per riuscire a scorgere nel buio una stella cadente o di aspettare sotto il sole il passaggio veloce di una lucertola. Ma noi, andiamo tutti troppo di fretta…

(Continua…)

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