È oggi il tempo sempre nuovo
di Claudia Carta.
Tempo. Comunque vadano le cose, lui passa. Ritmo serrato quello che accompagna le parole di Lorenzo Cherubini e che, davanti a una pagina bianca, a quattro cifre, 2023, al mese di gennaio che stiamo vivendo, mi suggeriscepensieri sparsi in questo principio di anno.
E penso a noi e al nostro sguardo cristiano sulle cose, sui luoghi, sulle persone: a un tempo ordinario che arriva dopo la forza e la pregnanza dell’Avvento e del Natale. Chiamati a tessere la quotidianità, parola a tratti pesante, noiosa, abitudinaria, ripetitiva, frenetica. Penso, però, anche a chi non crede, a chi ha sensibilità diverse, a chi è in ricerca, a chi si spiega tutto sempre e solo razionalmente. Oggi, ha comunque, come me, come tutti, una pagina bianca da scrivere, un giorno nuovo da vivere, ancora una storia da raccontare.
È, dunque, in questo atteggiamento, in questo approccio con il nuovo che avanza, il segreto per rendere straordinario l’ordinario? La straordinarietà non si concretizza, forse, nello scorrere consueto del tempo e della storia? Cosa rende straordinario il tutto, se non la vita e il pensiero di un uomo o una donna? Non è incredibile a pensarci, che ogni nuovo giorno che inizia è davvero un giorno nuovo per ripartire? Sarà che abbiamo solo l’oggi. La “Canzona di Bacco” di Lorenzo il Magnifico, al di là della sua euforia e del tono burlesco, si riempie di malinconia davanti alla fugacità della vita stessa: “Quant’è bella giovinezza /che si fugge tuttavia: /chi vuol esser lieto, sia, /di doman non c’è certezza”. Al di là dell’invito tutto epicureo a quell’ars bene vivendi, al godersi il momento senza troppi pensieri, è un monito forte a valorizzare quel tesoro prezioso che, solo, abbiamo fra le mani: il presente. Il carpe diem di oraziana memoria ci viene in aiuto, prezioso e stimolante. Quel cogliere l’attimo, quel non attendere, non rinviare. Perché ecco ora il momento favorevole (2Cor 6). Ora. Oggi.
E allora, nonostante tutto il solito che ci circonda – solitudine, scoraggiamento, guerra, malattie, morte, divisioni, crisi – l’ordinarietà di questo tempo che è iniziato sia tempo sempre nuovo
per ricominciare, per dare svolte, parole nuove e guardare con nuovi occhi alle cose. Perché è così che si è beati, felici, santi: «Tutti siamo chiamati a essere santi vivendo con amore e offrendo ciascuno la propria testimonianza nelle occupazioni di ogni giorno» (Gaudete et exultate, 14). E chi non crede? Suvvia, tutti vuol dire tutti! L’amor che move il sole e l’altre stelle lo sa bene. Che sia un nuovo anno ogni giorno.
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