D’amore e di coraggio
di Augusta Cabras.
È una storia d’amore questa. D’amore e di coraggio. Nasce con Paola e Andrea, si consolida con l’arriva di Elena, che oggi ha 16 anni, e si rafforza in modo speciale con la nascita di Giovanni, oggi tredicenne.
Paola inizia a raccontare tornando indietro nel tempo. Ripensa con emozione alla gravidanza, attesa e accolta con gioia; racconta la serenità dei nove mesi fino alle poche ore che hanno preceduto il parto, mentre lei è in ospedale e il travaglio ha inizio. Tutto sembra andar bene, quando improvvisamente e inspiegabilmente il battito del bambino inizia a rallentare, via via, mettendo in allarme medici e infermieri. In quel momento tutti si mobilitano perché la situazione non degeneri. Non c’è un minuto da perdere. Paola viene portata di corsa in sala operatoria: le luci e le voci dei medici fanno da sfondo all’effetto dell’anestesia che arriva poco dopo la consapevolezza che il battito cardiaco di Giovanni non si senta più. Poi il silenzio, nel sonno dell’operazione, e il buio. Paola si risveglia, al suo fianco c’è Andrea. Lui le chiede se ricorda e se sa cosa sia successo in quel tempo che è sembrato eterno. Paola risponde di sapere che il bambino è morto. Ha chiaro il momento in cui il battito si è fermato e quando il silenzio è diventato assordante. Andrea la ascolta e poi dice: «No! Giovanni è vivo!». Quelle poche parole spalancano nella mente e nel cuore di Paola una nuova e straordinaria possibilità. Giovanni è vivo, non tutto è perduto, la speranza e la forza della vita hanno vinto, il bambino e la sua tenacia hanno fatto il resto.
Un pediatra con coraggio, pazienza e determinazione è riuscito infatti, a rianimare Giovanni, sperimentando il fragile equilibrio della linea sottile che separa la vita dalla morte, la speranza dalla rassegnazione. Il desiderio della vita ha il sopravvento sulla paura e Giovanni è vivo, come nato una seconda volta. Fin da subito Paola e Andrea, decidono di affrontare la loro nuova vita passo dopo passo, nonostante le difficoltà che potranno presentarsi. É Paola a infondere coraggio a chi le sta vicino, a ringraziare la medicina e il Cielo per questo dono straordinario, nonostante tutto, nonostante una diagnosi chiara e complessa, a cui fa da contraltare, da subito, lo sguardo vivo di Giovanni e il suo sorriso disarmante che racconta di una voglia incontenibile di vivere.
Il primo periodo serve a Paola e Andrea per capire cosa poter fare per far vivere Giovanni nel miglior modo possibile. Chiedono aiuto, incontrano medici e operatori sanitari che diventano nel tempo punti di riferimento e pilastri per la vita di questa famiglia. Si informano, si spostano, approfondiscono, si confrontano con altre esperienze, meditano anche di lasciare la Sardegna per raggiungere altri luoghi dove la medicina o la riabilitazione, per chi come Giovanni ha una tetraparesi, è più avanti. Poi hanno un incontro con un medico che serenamente dice loro di non perdere tempo a girare il mondo per far star bene Giovanni. Il consiglio è di trovare qui una modalità per poter vivere bene, dove l’aspetto sanitario e della riabilitazione non tolga spazio e tempo alle relazioni e alle emozioni, che di fatto, saranno e sono tutt’oggi il cuore di ogni azione fatta per Giovanni e con Giovanni.
I due genitori fanno tesoro di questo consiglio e riorganizzano la loro vita personale e di coppia orientando il proprio quotidiano in modo nuovo, dando una luce nuova anche a ciò che da sempre ha fatto parte della loro vita insieme: la musica. Andrea infatti è un musicista, poli strumentista, insegnante di musica. La sua vita è con la musica. La musica quale mezzo potentissimo per raccontare e provare emozioni; strumento di condivisione di attimi che hanno il sapore dell’eterno, segno intangibile eppure reale di mondi sempre nuovi. É la potenza della musica, che in casa Nulchis-Mulas contagia prima Elena e poi Giovanni. É una musica che crea ponti e legami, abbatte diffidenze, cancella perplessità, facilita le relazioni. Anche per Giovanni. Lui che dimostra di aver un ritmo eccezionale, che legge e compone la musica, che suona in casa e fuori casa, che accompagna con le sue percussioni i tanti amici che nella sala adiacente alla sua cucina, prendono lezioni dal padre, ma poi si fermano oltre, perché in quella casa ci si sente tutti un po’ di famiglia. É la forza dell’amore, è la solidarietà libera, trasparente, spontanea; è ciò che viene generato, con un effetto moltiplicatore, dall’apertura verso gli altri, dall’accoglienza, dalla condivisione.
Andrea e Paola, infatti, non si sono mai chiusi nel loro mondo. Non hanno avuto paura della disabilità, rivelatasi nel tempo di tipo motorio, l’hanno guardata dritta negli occhi, senza sfida ma con la consapevolezza che si può e si deve scegliere. Loro hanno scelto di non perdersi nella triste rassegnazione e hanno tracciato sentieri nuovi. Hanno lasciato spazio a chi ha voluto aiutarli, hanno permesso ad altri che stringessero relazioni con Giovanni, liberandolo dal rischio di un loro attaccamento morboso. Sono stati coraggiosi, in un tempo in cui la ricerca della perfezione e dell’efficientismo a tutti i costi vengono sbandierati da più parti. E il tempo sta dando loro ragione.
L’accoglienza della vita e la condivisione del quotidiano hanno generato solo cose belle, per loro, per la loro grande famiglia e per tante altre persone. Paola, Andrea ed Elena, continuano a stupirsi di come l’energia di Giovanni e la sua voglia di vivere siano contagiose e come avvenga continuamente uno scambio di energia tra lui, la sua famiglia e gli altri. Una forza straordinaria che trova spazio nella scuola e nello studio, nella sua passione per la Ferrari e naturalmente nella musica che studia e suona, racconta e condivide con un numero sempre più grande di bambini, giovani e adulti. Come avviene, ormai da diversi anni a Tortolì, durante il concerto Il mondo di Giò. Un concentrato di suoni, parole, gesti, immagini e colori che sanno di gioia pura, amicizia e libertà.
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