Da mille strade arriviamo a Roma
di Claudia Carta.
Risuona ancora in testa la musica di quell’inno che ha accompagnato i nostri passi, mentre la strada attraversava i quartieri della Città Eterna, i suoi parchi, le sue piazze. Sulle spalle zainoe sacco a pelo per vivere la notte stellata di agosto nella spianata di Tor Vergata. Attorno, due milioni e mezzo di giovani. Due milioni e mezzo di voci, di canti, di lingue e bandiere. Un cammino infinito, iniziato all’alba e conclusosi a sera. In mezzo, polvere, caldo e fatica, con l’acqua degli idranti a dare refrigerio e sollevarci dal peso di un’estate torrida. Ma tanta, tanta gioia. E ricordo i miei compagni di viaggio. Le risate, le curiosità, le stranezze, i silenzi, la preghiera.
25 anni. Quante cose cambiano in un terzo di secolo. Forse non rientrerei anagraficamente tra i partecipanti alla Giornata Mondiale della Gioventù, ma il richiamo di questo Anno Santo che nella notte del 24 dicembre si apre e ci aspetta è forte e merita di essere ascoltato e accolto.
Di Giubileo in Giubileo. È comunque una grazia poterlo vivere in pienezza nei suoi appuntamenti, qui come a Roma. Pellegrini di speranza, recita lo slogan. La stessa speranza che muoveva le nostre gambe appesantite e stanche. Speranza di arrivare, speranza di incontrare Giovanni Paolo II, speranza di vivere – come abbiamo vissuto – un’esperienza unica e indimenticabile, speranza di sentire forte, intensa, la presenza di Cristo, come profumo soave ad abbracciarci tutti, dandoci ristoro e felicità vera. Pellegrinaggio come metafora straordinaria della vita di ciascuno di noi, credente o meno, fatta di salite e discese, di cadute terribili, di riprese, di incontri e sorprese, di compagni affidabili e gente indifferente. A volte il passo è leggero e svelto, altre volte si attarda e si trascina. Ma si va e la strada continua. Eccola la speranza: «Alza gli occhi, muoviti col vento, serra il passo: viene Dio, nel tempo. Guarda il Figlio che s’è fatto Uomo: mille e mille trovano la via».
Lo sentiremo per un intero anno l’inno del Giubileo 2025 e chissà per quanto tempo ricorderemo le sue note. Parole che non passeranno. E noi sappiamo perché. Perché oggi, come allora: «Siamo qui, sotto la stessa luce, sotto la sua Croce, cantando a una voce: è l’Emmanuel!».
Buon Anno Santo a tutti.
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