Così nacque la chiesa di San Pietro a Golgo
di Gian Luisa Carracoi.
“Près du cap et de la montagne Monte-Santo” si trova adagiato il borgo di Baunei con i suoi quattrocento abitanti, o poco più, i quali per la maggior parte sono carpentieri. Si narra che questo particolare villaggio sia stato fondato da un cavaliere intorno al X° secolo. Inizia così la bellissima descrizione del paese ogliastrino scritta dal Valery, pseudonimo di Antoine-Claude Pasquin, bibliotecario del re nel palazzo di Versailles e di Trianon. Il suo “Viaggio in Sardegna” occupa il secondo volume di un progetto più corposo, dal titolo “Voyages en Corse, à l’île d’Elbe et en Sardaigne“.
L’illustre bibliotecario continua: «Sur le Monte-Santo est l’église rurale de Saint-Pierre» la cui festa viene celebrata con un grande accorso di fedeli che vivono l’incontro di fede in grande armonia e nel rispetto delle antiche tradizioni.
La chiesa campestre, dedicata all’apostolo Pietro, che l’iconografia rappresenta come colui che con le chiavi apre la porta del cielo, si trova immersa nella meravigliosa natura incontaminata dell’altopiano calcareo a pochi passi dalla voragine di Su Sterru da dove, secondo la leggenda, fuoriusciva il serpente infernale che divorava le vergini del borgo.
La struttura dell’edificio, a navata unica, è molto semplice. Essa è circondata tutt’attorno da una cinta muraria in pietra, all’interno della quale sono ancora presenti i vecchi alloggi per i pellegrini. L’edificio sacro non risulta citato nella Visita Pastorale del Visitador Miguel Catala nella primavera del 1621, ma un prezioso documento archivistico ci attesta che nel 1776 venne sottoscritto un contratto per la sua riedificazione. Il Mestre Battista Musu della città di Cagliari, domiciliato nella villa di Sorgono, e Mestre Antonio Musu, suo figlio, domiciliato nella villa di Bauney, si presentarono davanti al notaio insieme al Reverendo Dottor Pedro Marcello Carta – Rettore della stessa villa -, al sindaco Ignazio Sebastiano Fenude, ai consiglieri Mestre Juan Santas Bargiony, Salvador Marginesu y Marcos Lay Baria e ai Principali della comunità, Marcos Antonio Lay, Juan Calcangiu, Antonio Calcangiu, Juan Santus Sechy, Juan Foddis, Pedro Mereu, Maggiore di Giustizia e Stefano Incollu.
I due maestri muratori si obbligarono a riedificare dalle fondamenta la chiesa in onore del Glorioso San Pietro apostolo in Golgo. Tutti i lavori, secondo gli accordi presi, dovevano essere ultimati entro cinque anni e la chiesa doveva essere consegnata compresa di presbiterio, i muri intonacati con paletta grossa e fina e la copertura di tegole. Si obbligavano anche a risarcire gli eventuali danni che si fossero presentati entro dieci anni dalla consegna. Per questa impresa i Musu avrebbero ricevuto cento scudi sardi a testa, divisi in tre rate: una parte all’inizio dei lavori, un’altra a metà, l’ultima al compimento dell’opera. Essi sottoscrissero tutte le condizioni pattuite. Il Rettore e i principali della villa, a loro volta si presero l’impegno di procurare tutto il materiale utile alla costruzione della chiesa, mentre a carico del solo Rettore sarebbe stata la diaria di quattro soldi per ciascun muratore e per tutto il tempo del loro lavoro.
Come la profondità carsica nell’immaginario collettivo è diventato metafora del peccato, così la chiesa di San Pietro è simbolo forte di redenzione e di sentiero verso il Paradiso.
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