In breve:

Chiesa tra la gente, per la gente

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di Claudia Carta.

Una “Parola” con la P maiuscola. In un tempo dove le parole – dette, scritte, urlate, sprecate – scorrono a fiumi, ci vuole tempo e bravura a trovare le parole giuste. Ci vuole coraggio. Di più: occorre discernimento. E se è vero che per “imparare” a discernere non basta una vita, è altrettanto vero che fermarsi a riflettere su cosa significhi è cosa buona e giusta. Ecco, dunque, spiegato il senso di un titolo: “Una Parola per la vita”, meglio definito dal sottotitolo: “Leggere e interpretare la storia alla luce della Bibbia”.

È il tema del convegno ecclesiale della diocesi di Lanusei svoltosi sabato 21 ottobre a Tortolì presso l’Auditorium Fraternità. Tra i relatori, oltre al vescovo di Lanusei e di Nuoro, Antonello Mura, presidente della Conferenza Episcopale Sarda, il cardinale Augusto Paolo Lojudice, arcivescovo di Siena e vescovo di Montepulciano-Chiusi-Pienza e il biblista don Dionisio Candido. Davanti a loro, uno spaccato della chiesa ogliastrina: 600 tra collaboratori parrocchiali e diocesani, insegnanti di religione, sacerdoti e religiosi, catechisti e associazioni, famiglie e volontari Caritas, questi ultimi come sempre esempio virtuoso di collaborazione, servizio e dedizione, che hanno reso i momenti dell’accoglienza, del pranzo comunitario e delle pause dai lavori autentici spazi di condivisione e cordialità, curati con amore e attenzione.

Una giornata che ha annoverato tempi di ascolto e di preghiera, culminati con la celebrazione eucaristica della sera, di dialogo e confronto, illuminata dallo “spirito sapienziale” del Sinodo – e non poteva essere diversamente, vista la presenza ai lavori di Roma dello stesso vescovo Antonello per nomina pontificia – che ha provato a indicare i “criteri biblici per discernere la realtà” e conseguentemente a comprendere “qual è la Parola giusta per la realtà ecclesiale e sociale di oggi”.

A Dionisio Candido l’arduo compito di tracciare l’identikit dell’uomo che discerne, tra Antico e Nuovo Testamento fino ad arrivare alle dritte per l’uomo contemporaneo: «La persona che discerne si muove in orizzonte di fede, in rapporto stretto con Dio. È capace di comprendere la realtà, di riconoscere il volere del Signore, staccandosi dalle paure e inserendosi in una rete di relazioni e legami con la comunità. È un “sapiente” che ha ricevuto un dono, ma lo condivide, consapevole che la fede integra il mistero della Pasqua, dal Venerdì Santo alla domenica di Resurrezione. Non mortifica gli altri, qualora non abbiano gli stessi suoi carismi, non scappa dalla difficoltà, ma persegue quella gioia profonda ed eterna, valutando tutto quanto accade e verificando, volta per volta, tutto ciò che può avvicinare o allontanare da Dio».

Per fare tutto questo sono fondamentali due cose: «Mettere sempre al centro la persona umana – sottolinea il cardinale Lojudice – perché la realtà è sempre l’uomo. E poi serve ascoltare per camminare insieme. Perché non è vero che siamo pochi, è che siamo molto disorganizzati: le risorse umane ci sono, così come c’è tanto bene, solo che si vede molto poco. C’è bisogno di laici corresponsabili, capaci di valorizzare i carismi di tutti e c’è bisogno di tornare alla centralità della parrocchia, perché se manca l’atteggiamento di vicinanza, di presenza, di testimonianza nella più piccola comunità, possiamo fare mille progetti o affrontare mille temi senza andare da nessuna parte».

Da qui l’invito del vescovo Antonello alla sua chiesa locale, anche alla luce della sua esperienza sinodale che fa comprendere cosa significhi essere cattolico, dunque universale per fede, per storia, ma dove i bisogni sono diversi, come dire saper leggere e trovare l’unità nelle differenze: «Siate coraggiosi! Avanzate idee e proposte che possano aiutarci perché è l’ottica ecclesiale, universale, la cosa importante. La Chiesa respira con una grandezza che non si può rinchiudere in spazi ristretti: la grandezza, infatti, non è la mia o la tua, ma la nostra. Serve coraggio e umiltà, senza lamentele. A volte emerge un’immagine della Chiesa che è frutto di un pensiero prevenuto, di un pregiudizio; persino chi commenta oggi il Sinodo è lontano da tutto quanto davvero accade e da ciò che significa nel profondo. Come fare, dunque, ad aiutare la chiesa locale seguendo il cammino di quella universale? La profezia parte sempre dalla realtà, dal presente, immaginando un futuro possibile».

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