Chi paga più di tutti sono le famiglie
di Valentina Pani.
Doveva essere un anno di ripresa, nel quale finalmente lasciarsi alle spalle le difficoltà legate alla pandemia e rilanciare l’economia, l’occupazione e il mercato del lavoro. Invece, quello a cui stiamo assistendo, è per molti versi la triste prosecuzione di un periodo durissimo.
La crisi energetica e l’inflazione elevata, insieme alle tensioni e ai conflitti nell’Est Europa, stanno infatti allontanando la prospettiva di una veloce ripresa e creando non poche difficoltà per le imprese e per le famiglie.
Anche nei nostri territori la situazione diventa più complessa, non soltanto per la questione dei costi, ma per l’ulteriore difficoltà nell’accedere ai servizi, sempre più ridotti e onerosi.
A parlarci di questa situazione è stata una famiglia numerosa di Tertenia, con quattro figli in età scolare. Nel domandargli come stessero affrontando questo momento, ci hanno subito fatto presente un primo elemento di difficoltà, relativo all’aumento dei costi energetici: «Se l’anno scorso pagavamo per un bimestre una bolletta di 145 €, quest’anno ci siamo ritrovati a pagare quasi il doppio, circa 280 €, e questo nonostante lo sconto che spetta alle famiglie numerose. Si tratta di una spesa non da poco, che non si riesce a evitare neanche con quei piccoli accorgimenti che noi mettiamo normalmente in pratica, come attivare la lavastoviglie e la lavatrice nelle ore notturne».
Un’altra difficoltà che ci segnalano Graziella e Luigi riguarda il costo dei beni di prima necessità, anch’essi soggetti a un importante aumento: «Fino all’anno scorso con 150 € facevamo la spesa alimentare per un mese, ultimamente con lo stesso importo acquistiamo solo il necessario per quindici giorni. In questa situazione una famiglia deve anche trovare delle soluzioni alternative, come coltivare un piccolo orto, preparare il pane in casa, i dolci e la merenda per i bambini».
Quella di Graziella e Luigi è una testimonianza ormai comune, sono sempre più numerose infatti le famiglie che affrontano situazioni di questo tipo, anche più difficili nel caso in cui siano presenti nel nucleo familiare dei pendolari, costretti a viaggiare per lavoro. Infatti, chiedendo loro come sta incidendo il costo del carburante, veniamo a sapere che anche sotto questo profilo i prezzi sono aumentati notevolmente: «Se prima – ci dice Graziella – mi bastavano 60, 70 € per fare il pieno, adesso con lo stesso importo arrivo a metà serbatoio». Non siamo quindi in quella situazione in cui speravamo di trovarci, di vera ripresa economica, e i costi, in un territorio come il nostro in cui i servizi spesso vengono chiusi o portati lontano dai piccoli centri, tendono ad aumentare ulteriormente.
Anche le spese sanitarie, per esempio, hanno un impatto sempre più gravoso su una famiglia. Nel caso di Graziella e Luigi, sappiamo di un costo relativo ai tamponi, da ripetere più volte per tutti i bambini, ma non solo: «Se, ad esempio, vuoi che i bambini partecipino alle attività sportive – continua – hai giustamente bisogno di fare una visita cardiologica, ma è sempre più difficile farla all’ASL in tempi ragionevoli, per cui si è costretti a ricorrere ai privati, e nel nostro caso, per quattro bambini, una visita in privato ha dei costi non irrilevanti».
Difficile pianificare il futuro, dunque, guardare con fiducia all’avvenire. L’unica speranza dal punto di vista sociale è che vengano adottate tutte le misure necessarie per alleviare il peso economico di famiglie e imprese. Si tratta di adottare politiche e interventi all’insegna della solidarietà e dell’equità sociale.
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