In breve:

Fatti

elezioni-comunali-2

Amministrative 2020, il verdetto delle urne

di Claudia Carta.

Il nuovo scenario politico sul territorio diocesano a seguito delle elezioni amministrative dello scorso 25 e 26 ottobre

Rinnovi e conferme. Attestati di fiducia sulla linea della continuità di mandato e capovolgimenti di fronte quasi a voler testimoniare la volontà di cambiare pagina e tracciare strade nuove.
È quanto emerge all’indomani delle elezioni amministrative che nelle giornate del 25 e 26 ottobre hanno chiamato alle urne gli elettori ogliastrini, e non solo, per il rinnovo dei Consigli comunali.
Elezioni sotto lo spettro del Coronavirus, fra mascherine, igienizzanti e distanziamento sociale che bene fa comprendere quale sarà il primo, fondamentale impegno da parte dei sindaci eletti e delle loro squadre di governo nei prossimi mesi.
Fra i 156 comuni della Sardegna interessati dal voto, 10 ricadono fra i confini del territorio diocesano: Arzana, Elini, Gairo, Ilbono, Loceri, Sadali, Seulo, Urzulei, Ussassai, Villaputzu. Anche Talana avrebbe dovuto rinnovare il proprio Consiglio comunale, ma non è stata presentata alcuna lista.
Alle 15, ora di chiusura dei seggi nella giornata del 26 ottobre, è stata del 59,58% l’affluenza definitiva nell’Isola.
Alle pendici del Monte Idolo, è l’ex consigliere di Forza Italia, Angelo Stochino, che guadagna lo scranno di primo cittadino nella lotta solitaria contro il quorum: sua, infatti, l’unica lista in corsa. Una percentuale di votanti che ad Arzana ha raggiunto il 64.59%, con 1202 voti validi.
Alta anche l’affluenza nel piccolo centro di Elini (77,38% rispetto alle precedenti elezioni dove si era raggiunto il 65,74%), che con 258 voti a favore fa tornare negli uffici di via Pompei un volto noto, quello di Vitale Pili, già sindaco del paese, che ha avuto la meglio su Maria Rosaria Melis (116 voti), appoggiata anche da Rosalba Deiana, sindaca uscente.
Nella Valle del Pardu, a Gairo, a fronte di un’affluenza del 68,82% (contro il 66,07 della precedente tornata elettorale) è il giovane Sergio Lorrai a raccogliere il mandato di primo cittadino, forte di 509 voti, nella sfida difficile e tutt’altro che scontata con un altro ex, Roberto Marceddu, che di voti ne ha recuperato 389. Un 56,68% di preferenze che consacra il vicesindaco uscente (esponente della giunta guidata da Franco Piras) nuovo leader dell’amministrazione gairese, fra continuità e nuovo slancio per programmare il prossimo quinquennio.
Elini, paese dell’olio, racconta di una percentuale di affluenza del 66,07% e consegna la vittoria al prof Giampietro Murru: con 704 voti è il sindaco eletto, lasciando un giovanissimo e determinato avversario, Rocco Cerina, 28 anni appena e consigliere di maggioranza uscente, a quota 586.
Strappa il quorum anche Loceri nella gara in solitaria di Gianfranco Lecca, imprenditore agricolo di 65 anni. Affluenza in calo rispetto alle precedenti votazioni (60,19% contro il 71,90%), ma ampiamente sufficiente a decretare il capo dell’esecutivo locerese per gli anni a venire con 613 voti validi.
Sulla linea della continuità prosegue il lavoro finora svolto il sindaco Ennio Arba che a Urzulei raccoglie il plauso del suo elettorato per il secondo mandato consecutivo, imponendosi sulla sua antagonista, Battistina Mesina, per 420 voti a 381, il 52,43% delle preferenze con un’affluenza alle urne significativa (75,37%) seppure inferiore alla precedente (82,91%).
Da Gorropu al paese delle mele, Ussassai. Qui è un figlio d’arte a raccogliere lo scettro di guida politica del paese, Francesco Usai, di 52 anni (figlio di Ugo), pronto a mettere nero su bianco punti programmatici concreti e di impatto immediato che possano rivitalizzare il centro ogliastrino, fra turismo e ambiente. Usai arriva dopo tre mandati del suo predecessore Giannino Deplano.
La mappa del voto ci porta oltre provincia, sconfinando in quella del Sud Sardegna per arrivare a Sadali. Nel centro rinomato per sorgenti e cascate, sono gli elettori a determinare la piena di voti, con un’affluenza del 78,55%, di gran lunga superiore al turno elettorale del quinquennio precedente, dove la percentuale si era fermata al 52,87%. Primo cittadino in rosa, nel paese di San Valentino martire: è infatti Barbara Laconi – guida turistica di 45 anni, prima esperienza politica come la maggior parte dei consiglieri eletti con la sua lista – a indossare la fascia tricolore con appena due voti di scarto rispetto al suo avversario Andrea Meloni.
Riconferma, invece, a Seulo, per il sindaco uscente Enrico Murgia, funzionario regionale a capo della lista unica Seulo 2.0 – Tradizione e Innovazione, che rispetto alla precedente compagine governativa, ha rinnovato di sei decimi i suoi candidati. Quorum raggiunto, con un’affluenza che si è attestata al 61,54% e 419 voti validi.
Dalla Barbagia al Sarrabus per l’iterazione di un altro mandato amministrativo, quello di Sandro Porcu a Villaputzu. Risultato sostanzialmente plebiscitario: 2.136 voti contro i 742 dell’avversario Stefano Pili, a capo della lista Villaputzu Futura (74,22% contro il 25,78%), e un’affluenza del 61, 28%, poco al di sotto delle precedenti elezioni (64,45%).
Rimane l’amarezza per la mancata presentazione di liste elettorali nel centro ogliastrino di Talana, dove la Giunta Regionale ha provveduto a nominare il commissario straordinario nella persona della dottoressa Agnese Virdis, cui spetta il compito di reggere l’amministrazione del comune fino al primo termine utile per le elezioni.

Costa e paesaggio

Ambiente: in Sardegna persi oltre 100 km di costa in 40 anni

di Franca Mulas.

L’intervista all’Assessore regionale all’Ambiente Gianni Lampis sulla situazione ambientale e paesaggistica dell’Isola e sui progetti per contrastare i danni legati ai cambiamenti climatici

Se è vero che la quarantena ha avuto per via del Coronavirus conseguenze positive per l’ambiente della Sardegna, non significa che le problematiche su questo versante si siano dissolte. Fra i tanti problemi che attanagliano l’ambiente non è certo scomparso, per esempio, quello innescato dal cambiamento climatico, che intacca ed erode già da tempo le coste sarde. Per questo motivo le spiagge e gli arenili più suggestivi della Sardegna rischiano di essere in un futuro non molto lontano solo un bel ricordo. Al fenomeno che avanza, si aggiunge anche la mano dell’uomo, che non apporta certo benefici al sistema costiero. Un bel cocktail esplosivo che, se non arginato per tempo, potrebbe non solo far sparire spiagge e località da sogno, ma anche portar via opportunità economiche per molti sardi che vivono grazie al turismo. Da uno studio organizzato dall’ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e Ricerca Ambientale) nel 2005, emerge come durante gli ultimi 40-50 anni la Sardegna abbia perso superfici di spiaggia lungo circa 107 chilometri di costa. Sulle azioni da intraprendere per arginare gli effetti del cambiamento climatico e su altre tematiche ambientali abbiamo sentito Gianni Lampis, assessore regionale all’Ambiente.

Quali sono le principali emergenze ambientali che riguardano la Sardegna?

L’Isola risentirà sempre più degli effetti del cambiamento climatico, per cui è necessario dotarsi di strumenti e strutture efficaci. Nel 2019 è stata adottata la strategia di adattamento ai cambiamenti climatici, riconosciuta su scala nazionale, le cui azioni sono rivolte anche a contrastare il fenomeno dell’erosione costiera, quello degli incendi, legato anch’esso a fattori climatici, e altre calamità, come il dissesto idrogeologico. Nei prossimi anni la Regione lavorerà per portare la strategia a piena attuazione e per questo abbiamo individuato accordi con gli Enti Locali, modalità per potenziare le strutture tecniche e gli strumenti disponibili.

Per contrastare il cambiamento climatico è necessario tener conto anche dell’aspetto energetico.

È un tema chiave per il benessere dell’ambiente. È necessario passare a un nuovo modello energetico che punti alla promozione delle fonti rinnovabili e che concili la necessità di abbattere le emissioni di anidride carbonica con quella di tutela dell’ambiente e del paesaggio della Sardegna. Occorre sostenere tutte le azioni finalizzate al risparmio energetico e quelle volte a una diffusione capillare di piccoli impianti sostenibili per la produzione di energia.

Vi è il problema dei siti inquinati?

Sì. Stiamo mettendo in campo progetti di bonifica o messa in sicurezza territoriale delle aree colpite al fine di salvaguardare la salute dei cittadini e dell’ambiente, per creare occasioni di sviluppo sostenibile.

In che modo l’Assessorato all’Ambiente sta cercando di portare avanti la valorizzazione del territorio e la sua tutela?

Ci sono diverse modalità: in primo luogo con una politica attiva di sostegno alle aree protette della Regione, costituite dai parchi nazionali e regionali, dalle aree marine protette, dai monumenti naturali e dai siti di Rete Natura 2000. A breve sarà istituita con Decreto Ministeriale l’Area Marina di Capo Spartivento nel comune di Domus de Maria. L’attività di valorizzazione dell’ambiente si concretizza tramite linee di finanziamento provenienti dall’Unione Europea e dalla Regione, volte a tutelare la biodiversità, come, per esempio, la sistemazione di passerelle per evitare il calpestio delle dune o l’eradicazione di specie invasive; la creazione di sentieri naturalistici, utili per la valorizzazione e la fruizione del patrimonio ambientale. Per questi progetti sono stati stanziati sia finanziamenti del Por Fesr 2014-2020, ossia del Fondo europeo di sviluppo regionale, sia fondi del bilancio regionale.

Avete come riferimento anche l’Agenda 2030 dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per lo sviluppo sostenibile?

Certamente. Si tratta di un programma d’azione per le persone, il pianeta, e la prosperità sottoscritto nel 2015 dai governi membri. In riferimento all’Agenda 2030, la Sardegna è impegnata nell’ambito dello sviluppo sostenibile anche attraverso il cosiddetto Programma Regionale di Sviluppo, le cui politiche devono contemplare aspetti importanti quali la vita umana, quella del pianeta, la salute e il benessere delle persone, l’istruzione di qualità. Il tutto ha lo scopo di garantire crescita economica, lavoro dignitoso, e ovviamente la lotta ai cambiamenti climatici. Tutelare l’ambiente significa tener conto della complessità delle dinamiche d’uso del territorio e delle interrelazioni tra le sfere ambientali, sociali ed economiche, mettendo a valore le risorse identitarie delle nostre comunità. Come assessorato stiamo coordinando un gruppo di lavoro composto da tutti gli assessorati e dalle agenzie regionali. Il gruppo sta ultimando un documento preliminare della strategia regionale per lo sviluppo sostenibile. Una volta concluso, esso costituirà la base per attivare tutte le istituzioni locali, la società civile, il mondo dell’associazionismo, la scuola e le università, e tutti i soggetti che vorranno collaborare ad arricchire la strategia.

Il periodo del lockdown ha portato vantaggi all’ambiente?

Durante questo periodo i sistemi automatici di monitoraggio della qualità dell’aria hanno riscontrato una significativa riduzione della concentrazione di quasi tutti gli inquinanti. A beneficiarne sono stati soprattutto i centri urbani che hanno visto diminuire la concentrazione degli inquinanti associati alle emissioni dei gas di scarico dei veicoli. Del lockdown ne hanno tratto giovamento la natura e le specie faunistiche, che hanno potuto godere di un periodo di tranquillità probabilmente irripetibile. Non dobbiamo scordare che, a fronte di un segnale positivo, il lockdown ha generato ripercussioni tremende sull’economia e sulla società. L’esperienza di questi mesi credo, comunque, possa essere utile per una riflessione sulla sostenibilità del nostro tenore di vita e sui necessari correttivi da attuare.

Seminaristi 3

Seminario regionale, si riparte con gioia

di Leonardo Piras.

Lo scorso 30 settembre i seminaristi della Sardegna hanno ripreso le loro attività dopo sei mesi di assenza dovuta all’emergenza sanitaria. Tra loro anche i nostri ragazzi ogliastrini: Antonio, Paolo e Francesco

Quando, nel numero di gennaio de L’Ogliastra, il seminarista Antonio Carta ci aveva condotto, in forma di diario, in una sorta di “visita virtuale” nella vita del Seminario Regionale di Cagliari, mai avremmo immaginato che la nostra quotidianità si sarebbe, di lì a poco, ribaltata con sconvolgente rapidità.
Così come gran parte delle grandi comunità, a inizio marzo, anche i 52 seminaristi hanno dovuto lasciare Cagliari e fare ritorno nelle loro case per fronteggiare l’emergenza coronavirus.
Dopo bene sei mesi di assenza, lo scorso 30 settembre, i 49 seminaristi del Seminario Regionale hanno ripreso le attività formative in presenza. Inutile dire che l’attività non si è fermata nemmeno nei mesi di lockdown. I ragazzi hanno, infatti, collaborato, nelle modalità e nelle forme consentite, con i loro parroci per animare le diverse comunità in una stagione inedita anche per la vita delle comunità ecclesiali. Nonostante le varie difficoltà, il dialogo formativo non si è fermato. Grazie alla potenza dei moderni mezzi di comunicazione, seminaristi ed equipe hanno proseguito un dialogo a distanza in modo da non interrompere il contatto e il cammino annuale.
Il rientro del 30 è stato preceduto dal momento forte degli esercizi spirituali. Durante l’ultima settimana di settembre i seminaristi, divisi per gruppi, hanno vissuto sei giorni di raccoglimento e meditazione prima di riprendere il cammino comunitario.
A guidare questa realtà così impegnativa e variegata, sia per provenienze che per età, è il rettore, don Antonio Mura, affiancato da tre animatori e un direttore spirituale residenziale, oltre che da alcuni sacerdoti che si rendono disponibili per seguire il percorso spirituale dei seminaristi. Una presenza materna e discreta è rappresentata, inoltre, dalle tre religiose Figlie di San Giuseppe, che da numerosissimi anni abitano la casa del Seminario e la arricchiscono col loro carisma.
Il Santo Padre Francesco, incontrando la comunità del Pontificio Seminario Regionale Sardo nel novantesimo di fondazione ha così delineato l’identità e il ruolo del seminario. Affermava il Pontefice in quell’occasione: «Il Seminario – prima e più ancora che un’istituzione funzionale all’acquisizione di competenze teologiche e pastorali e luogo di vita comune e di studio – è una vera e propria esperienza ecclesiale, una singolare comunità di discepoli missionari, chiamati a seguire da vicino il Signore Gesù, a stare con lui giorno e notte».
Conoscere la realtà del Seminario può aiutarci nella preghiera e nella vicinanza spirituale a questa realtà, cuore pulsante della Chiesa Sarda che dal ’72 ha formato 23 sacerdoti per la Chiesa ogliastrina.
In secondo luogo, tale occasione può interpellare il nostro modo di testimoniare l’esperienza di fede. Anche noi, nelle nostre comunità parrocchiali e aggregazioni laicali, possiamo essere veri e propri animatori vocazionali. Se i nostri giovani vedranno sui nostri volti l’entusiasmo e la trepidazione di chi si è lasciato incontrare dalla persona di Gesù e da lui rinnovare il cuore, attirati dal nostro esempio, desidereranno anche loro sperimentare la gioia di questo incontro. Così anche noi contribuiremo a fare bello il volto della Chiesa.
Con Antonio, Paolo e Francesco anche un pezzo d’Ogliastra è in Seminario. A loro e ai loro compagni auguriamo di fare bello il volto della Chiesa con la loro testimonianza e il loro gioioso impegno. A loro la gratitudine grande della Chiesa diocesana per il loro che ci auguriamo essere sempre più consapevole e pieno. Buon anno!

Ulassai

Sardinia E-motion: quando la natura regala emozioni

di Federico Usai.
Nasce nel 2013 dall’idea di due giovani fratelli ogliastrini, Simone e Giulia Depau. Sin da subito gli si affianca una terza figura, Annalisa Ortu (compagna di Simone) per aiutarli nelle collaborazioni e nella realizzazione di progetti e idee; i tre costituiscono l’animo pulsante di questa realtà innovativa, professionale e locale, nata anche grazie al finanziamento di idee d’impresa “Promuovidea – Por Fse Sardegna 2007-2013”.
Escursioni e noleggio e-bike ed e-mtb che permettono di promuovere e far conoscere le bellezze naturalistiche, paesaggistiche ed enogastronomiche dell’Ogliastra attraverso una nuova modalitàdi esperienza turistica. L’idea di base è sempre stata quella di valorizzare e promuovere il turismo lento, sostenibile e responsabile in Ogliastra, partendo dalla semplice promozione del trekking lungo i sentieri più disparati del territorio. Hanno preso come base Ulassai, piccolo borgo pittoresco arrancato alle pendici dei maestosi Tacchi, per poi muoversi verso ogni localitàsuggestiva che vada a rievocare le tipicità e l’autenticitàdella Sardegna. E nonostante le salite scoscese e i nostrani percorsi di viabilitàche regnano in questa provincia, sono riusciti a dare luogo a una vera e propria esperienza all’aria aperta, spaziando dai siti archeologici ai centri d’arte, dai borghi montani a quelli costieri, dalla natura incontaminata alla cucina più variegata e salutare, il tutto attraverso l’attivitàmotoria. Fino ad arrivare allo sviluppo e all’utilizzo di percorsi ad hoc ideali per le escursioni in ebike e emountain bike.
I tre giovani sono professionisti del settore, regolarmente iscritti agli albi di guide turistiche, escursionistiche e ambientali che hanno fatto della propria terra un vero e proprio trampolino di lancio del turismo attivo in Sardegna. Tre giovani e un sogno nel cassetto che piano piano sta divenendo realtà. La bicicletta come mezzo perfetto per entrare nel contesto in modo delicato e rispettoso. Le loro attivitàsono esclusivamente outdoor e le loro modalitàvariano dalla camminata alla e-bike, a seconda delle preferenze.
Disponibili a una personalizzazione dei loro tour, offrono anche un servizio di consulenza per ideare e costruire dei percorsi ideati a seconda delle esigenze e delle preferenze. Negli ultimi anni hanno avuto modo di collaborare con diverse realtàturistiche e imprenditoriali del territorio ogliastrino, regionale e internazionale, grazie alla loro disponibilità adialogare con partnership locali e a creare percorsi e modalitàideali per ogni tipologia di ambiente e utente.
L’obiettivo? Conoscere e far conoscere l’entroterra sardo. Dopo anni di pianificazione, gestione e duro lavoro imprenditoriale, ora sono una realtàturistica, escursionistica e aziendale affermata e realizzata su tutto il territorio regionale.
Tra le tante escursioni possibili, c’è il tour del Museo a cielo aperto Maria Lai. Un percorso itinerante lungo il borgo di Ulassai e il territorio limitrofo, con la possibilitàdi effettuarlo a piedi o in e-bike. Sono i precursori di questo ammaliante tour nell’arte e nella natura più autentica e rigogliosa. Lo stesso curiosare tra i loro profili social e il sito web significa immergersi virtualmente in quella variegata realtàche vivono ogni giorno tra una pedalata e una passeggiata. È sufficiente andare sul link [https://bit.ly/2YRbv21] per scoprire uno dei prossimi tour personalizzati e semi-itinerante tra i piccoli borghi montani dei Tacchi d’Ogliastra. Un’esperienza che riporta a una dimensione più lenta della vita, camminando a ritmo dolce e cadenzato, dove trova spazio uno sguardo più attento e consapevole di ciò che ci circonda. Il contesto in cui si svolgerà la traversata è davvero spettacolare: paesaggi in cui il verde delle colline si fonde e si confonde con l’azzurro del cielo, dove boschi di leccio si intrecciano con i bianchi anfratti calcarei e la colorata macchia mediterranea. Si attraverseranno piccoli centri che sopravvivono imperterriti a un mondo veloce e frenetico, dove ancora è possibile trovare uno spirito di comunitàe un’accoglienza genuina.
Ma non solo: è qui tra queste montagne, che si trova il segreto della longevità. L’Ogliastra è una delle cinque regioni al mondo identificate come Blue zone, luoghi in cui l’aspettativa di vita è più alta rispetto alla media mondiale. Gli itinerari sono stati ideati per vivere nella maniera più autentica, salutare e funzionale la natura e la cultura che regna in Ogliastra.
Escursioni, quelle che Sardinia E-motion vuole offrire, che creano un’esperienza autentica, sospesa fra natura incontaminata, tradizioni secolari e leggende curiose. Emozione da scoprire e da vivere.

Night Groove

I “Night Groove” sul palcoscenico dell’Ariston

di Claudia Carta.

Uno degli eventi musicali più attesi dai giovani musicisti, dai gruppi emergenti, ma anche dai produttori e discografici: è il Sanremo Rock Festival che nella settimana dal 6 al 12 settembre ha regalato emozioni e scoperto nuovi talenti fra ragazzi e band.
L’Ogliastra c’era con i “Night Groove” che hanno portato il loro pezzo dal titolo “Mai più”. Emozioni senza fine e nuovi stimoli per il futuro

Calcare il palcoscenico dell’Ariston di Sanremo a 19 anni. Sentire l’adrenalina che invade mente e muscoli quando le corde della chitarra e del basso vibrano, mentre la batteria scandisce il ritmo, anche quello del cuore che batte forte. E batte rock. È quello che hanno provato quattro giovani musicisti ogliastrini, arrivati alle finali della 33esima edizione di Sanremo Rock, nella capitale italiana della musica per antonomasia.
Esserci. Ed esserci da protagonisti. Mirko Pili di Lotzorai alle percussioni, Marco Obbo di Tortolì al basso, Daniele Spatara anche lui di Tortolì alla chitarra, Mario Deplano di Ulassai, chitarra e voce. Sono i “Night Groove” e portano al teatro sanremese tutta la freschezza e la forza della musica giovane, rappresentando una terra intera, l’Ogliastra. In nove da tutta la Sardegna alle preselezioni, sono arrivati tra i quattro gruppi isolani per le finali, insieme ai numerosissimi provenienti dall’intero Stivale.
E con loro è arrivato sul palcoscenico più celebre d’Italia la forza, l’incoraggiamento e il tifo ogliastrino. Tanto può la passione per la musica. Tanto riesce l’amicizia autentica di quattro ragazzi che nel 2016 hanno deciso di scrivere un’avventura chiamata “Night Groove”, giocando con il Blues, il Rock, il Jazz fino al Funk e al Pop. Nascono da qui nuove sperimentazioni, le rielaborazioni di classici senza tempo, delle pietre miliari incastonate nel panorama musicale internazionale, da Chuck Berry ai Deep Purple, dai Red Hot Chili Peppers ai Queen, senza scordare gli artisti di casa nostra, uno fra tutti Luciano Ligabue.
Giovanissimi, il più grande ha 24 anni, provengono da esperienze e percorsi di formazione differenti, grazie al prezioso aiuto dei maestri ogliastrini, ma senza mai accontentarsi, arrivando anche alle scuole civiche e alle accademie d’oltre mare. Perché crescere si può e si deve, perché “fermarsi mai” e perché la passione conduce lontano e rimette in gioco, ogni giorno.
La finale, si sa, è sempre una partita secca. Dentro o fuori. Si suona. Si spera. Prima una settimana intensa fatta di prove e arrangiamenti. Fino a martedì 8 settembre, quando il palco è stato solo per loro. È lassù che hanno risuonato le note di “Mai più”: un invito a non perdere di vista la bellezza di ciò che ci circonda, troppo presi a raggiungere chissà quale obiettivo, ricercando chissà dove la felicità, senza accorgersi che magari sta a un passo da noi. Ma intanto “il tempo che ho sprecato non tornerà mai più”. «La nostra emozione in questo momento è davvero grande – ha raccontato alla partenza uno dei chitarristi, Daniele Spatara –. Ci siamo preparati tanto, sono ormai diversi anni che suoniamo insieme e questa esperienza rappresenta anche una sorta di traguardo, una conferma che tutto il lavoro fatto finora non è stato vano. Ora siamo qui, dobbiamo soltanto essere sereni, suonare il nostro pezzo e trascorrere una settimana insieme, per sentirci ancora più uniti come persone, oltre che come musicisti». È già una vittoria.
«Sono ragazzi – ha poi commentato emozionato il papà di uno dei quattro musicisti – è questo il primo banco di prova. Sentono indubbiamente la tensione, ma sono consapevoli che comunque vada sarà una gran bella esperienza. Da genitore in questi anni li ho seguiti e aiutati e so che hanno lavorato tanto. Hanno investito tutti i loro piccoli guadagni in attrezzature e strumenti, hanno studiato e dedicato tanto tempo alle prove. Fatica e sacrificio, insomma. Come tutti i ragazzi hanno molte incertezze per il futuro, ma sono coraggiosi e hanno deciso di dare una chance alla musica».
Orgoglio ogliastrino.

Greci

#indueparole. Impariamo da Socrate

di Daniele Rocchi.
Il 22 settembre tutti in classe. O almeno così pare. Covid-19 permettendo. La pandemia ha, infatti, messo in ginocchio anche il sistema scolastico chiamato a riorganizzarsi – in una corsa contro il tempo – per garantire agli studenti, al corpo docente e a tutti gli operatori scolastici un rientro a scuola in sicurezza. Tornare tra i banchi, poco importa se con o senza rotelle, potrebbe rappresentare una boccata d’ossigeno per i nostri giovani, dopo il lockdown. In fondo si torna sui banchi di scuola con la voglia di ritrovarsi, con le domande, i dubbi e le sfide di sempre, con la stessa voglia di capire, di cercare altro, di dare un senso alla vita. Soprattutto in questo tempo di pandemia.
Mi è capitato di riprendere in mano di recente un libro del filosofo Mauro Bonazzi intitolato Con gli occhi dei Greci. Saggezza antica per tempi moderni. I problemi dei greci, leggevo, sono gli stessi dei nostri tempi: la democrazia, la politica, l’integrazione, la giustizia, la guerra, la felicità, l’amore, l’odio. I tormenti di ieri e quelli di oggi conditi dal dubbio che forse noi moderni ci siamo troppo adagiati sulle nostre idee evitando di approfondirle, di metterle in discussione che è un esercizio sempre molto faticoso. Studiare, allora, può servire a vedere i problemi da prospettive diverse, a comprendere che le cose non sempre vanno come pensiamo debbano andare. Possono andare diversamente da come siamo abituati a pensare e anche meglio.
Perdere l’idea dei valori condivisi sta producendo una sorta di tensione permanente che vediamo in ogni ambito della nostra vita. La tensione, il rancore, un odio sempre più diffuso, sono come un rumore di fondo che spinge, e non da adesso, la gente a chiudersi nelle proprie convinzioni rifiutando il confronto con gli altri. L’anno scolastico che ci apprestiamo a ricominciare distanziati, tra mascherine, banchi semoventi e gel igienizzanti, potrebbe essere quello della riscoperta della professione di ignoranza tanto a cara a Socrate, «so di non sapere». Chi dice “io non lo so” è colui che non vuole aggiungere la propria voce a questo rumore di fondo, ma che cerca di ragionare insieme agli altri per ricreare le condizioni di dialogo in modo che tutti si rendano conto che le opinioni possono essere diverse. Così si gettano le basi di una società in comune. Anche così si sconfigge la pandemia.