In breve:

Fatti

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I ragazzi di Esterzili, Sadali e Seulo pellegrini a Lanusei

a cura della Redazione.

Lo scorso 23 febbraio i ragazzi delle parrocchie di Seulo, Sadali ed Esterzili hanno fatto il loro pellegrinaggio giubilare a Lanusei. Molto più che una gita: una giornata di festa, condivisione e scoperta di luoghi, persone e fede autentica

Sono partiti in 40 da Esterzili, Sadali e Seulo. Destinazione Lanusei. Ragazzi delle scuole medie, accompagnati dal parroco, don Alfredo, i catechisti e qualche genitore. Non conoscevano tutti i dettagli del loro viaggio giubilare, ma hanno vissuto con entusiasmo e adrenalina un’esperienza che per loro è stata novità, opportunità e dono. In pochi conoscevano il seminario diocesano o la Cattedrale. Un viaggio coraggioso che li ha messi insieme, abitanti di comunità vicine tra loro, ma spesso lontane nella relazione libera e fiduciosa.

Ad accoglierli nel seminario lanuseino Don Virgilio, Don Claudio e Don Antonio: il viaggio è stato lungo, ma divertente, e stiracchiare gambe e braccia all’arrivo nel piazzale di Via Roma 110 è stato un toccasana!

È don Alfredo a spiegare ai piccoli cos’è stato e cos’è il seminario oggi, mentre al diacono don Antonio il compito di illustrare la bellezza del Giubileo e l’occasione di viverlo insieme, come comunità, nello spirito della condivisione. «Seulo, Sadali, ed Esterzili non possono permettersi di pensarsi sole, almeno non nel camino della Chiesa – sottolinea il parroco –, perché ci guida lo Spirito: è lo Spirito Santo a vegliare su di noi e a volerci insieme in questa missione, perché questo siamo, un deserto bello da missionare, in cui portare con la propria vita la bellezza di un Vangelo sempre nuovo».

Sono i colori degli affreschi che incantano i piccoli al loro ingresso nella Cattedrale di Santa Maria Maddalena, mentre le curiosità alimenta diverse domande. La gioia si fra preghiera e ringraziamento per il dono di una giornata così semplice eppure così grande: «Uscire dai nostri mondi ci ha donato un altro respiro – ha aggiunto don Alfredo –, un’altra visione, un’altra opportunità. E sappiamo che dovunque due o tre si mettano in cammino per la causa del Signore, lì, egli opera grandi prodigi».

Robot

I lavori del futuro ai tempi dell’Intelligenza Artificiale

di Michele Muggianu.

Viviamo in un mondo dove ci sono nuove opportunità: o si colgono o si resta indietro

Il percorso. Mentre scrivo queste righe, la Cisl è impegnata nel percorso congressuale che a livello territoriale culminerà con il congresso confederale previsto il prossimo 11 aprile. Un percorso fatto di ascolto, analisi, idee e progettualità, aspetti fondamentali per un sindacato popolare e riformista che intende assumersi le sue responsabilità e raccogliere i frutti dell’impegno. Un percorso che si colloca in un momento storico che è, al tempo stesso, di paura (lo testimoniano tutte le elezioni democratiche recenti) e di grande rapidità socio-economica (tutto evolve molto velocemente). Tempi che richiedono la capacità di saper prendere il treno del cambiamento, con una buona dose di ottimismo e di fiducia. D’altronde nessuno salirebbe su un treno con un pilota depresso; è necessario, quindi, alimentare la speranza.

L’Italia, e la Sardegna con lei, devono imparare anche dall’esperienza di Paesi che hanno sfide simili alle nostre e quasi tutte stanno riformando, ad esempio, sanità e istruzione, studiando modi per modernizzare le proprie infrastrutture e sfruttare al meglio la necessaria collaborazione tra pubblico e privato. Per fare questo occorrono le menti migliori.

Nel mondo. Gli esempi di chi ce l’ha fatta non mancano: la Corea del Sud negli anni sessanta aveva il Pil (Prodotto Interno Lordo) della Sierra Leone, oggi è un Paese di giganti manifatturieri; gli Emirati Arabi Uniti erano un petro-stato (stato fornitore di petrolio in ambito internazionale), oggi rappresentano uno dei Paesi più importanti nel campo dell’intelligenza artificiale; Singapore importava capitale umano e oggi lo esporta, aveva pianificato di diventare il primo polo farmaceutico in Asia e oggi lo è.

Se i governi di questi Paesi non avessero avuto la capacità di pensare al futuro e leader adeguati, sarebbero rimasti al punto di partenza. La qualità del pensiero dipende dalla qualità dei pensatori, è tutta una questione di persone. E nessuna persona, da sola, può realizzare i cambiamenti di cui un Paese necessita. La politica discute troppo di scandali e pettegolezzi e poco delle soluzioni a lungo termine. Occorre una strategia che abbia chiarezza di pensiero, coerenza, coesione e visione. Avere una strategia non garantisce il successo, ma non averla garantisce il fallimento.

In un mondo come il nostro che cambia in fretta, l’inattività politica non è un opzione. Fino a qualche anno fa i social non esistevano, Internet era adolescente e Amazon era poco più che una libreria online. Di Netflix non si sapeva nulla, l’intelligenza artificiale non era una rivoluzione in corso, il cambiamento climatico era oggetto di controversie, la Cina era una nazione in via di sviluppo, l’India era terzo mondo. All’inizio del millennio, tra le dieci aziende prime al mondo per capitalizzazione di mercato c’erano ancora Nokia, Cisco e Walmart. Oggi di quelle dieci ne è rimasta una soltanto, Microsoft.

Le sfide. Viviamo in un mondo dove ci sono nuove opportunità, o si colgono o si resta indietro. La rivoluzione tecnologica, correttamente governata, apre scenari interessanti in campo sanitario (diagnostica e terapia, con l’IA che sarà anche in grado di prevenire le malattie e rendere possibili consulti medici e interventi in aree isolate) e culturale. È chiaro che occorre un capitale umano competitivo per avere un buon orizzonte a lungo termine. Progresso e crescita economica non sono mai frutto del caso e gli investimenti si attraggono in Paesi stabili e prevedibili. Così come chi ambisce al successo nel XXI secolo deve avere Università di livello internazionale.

C’è poi il tema delle infrastrutture digitali e gli Stati dovranno dialogare con i giganti del settore: Apple ha una capitalizzazione di mercato pari al Pil della Francia; Amazon ha speso nel 2024 in ricerca e sviluppo quattro volte quello che ha speso nello stesso anno il Regno Unito; Microsoft ha investito nel 2024 dieci miliardi di dollari in ChatGpt (somma superiore al budget speso in ricerca e sviluppo da tutte le nazioni europee, Germania esclusa).

Quanto all’energia, tutte le società petrolifere e di gas del mondo stanno ripensando il proprio futuro per trasformarsi in società energetiche a tutto campo. Tesla, ad esempio, è la prima società del settore auto al mondo per capitalizzazione di mercato, produce anche batterie e ha i robot più innovativi ed efficienti, tanto che ha anche riprogettato i materiali con cui si fanno le vetture; SpaceX ha costruito i razzi più efficienti di tutti, meglio della NASA, e oggi in Africa, grazie a SpaceX e Starlink la connessione è dovunque e non via cavo.

Le nuove professioni. Il lavoro che vogliamo per il nostro futuro dovrà tenere conto di quello che accade nel mondo. E sarà necessario investire nella formazione continua delle persone per garantirne l’occupabilità. Anche su questo aspetto, siamo in campo con la nostra agenzia formativa, lo Ial. Non ci sarà più spazio per un conservatorismo sindacale di stampo novecentesco. La Cisl sta dimostrando di essere un sindacato di proposta, riformista e responsabile. Lo dimostrano gli ultimi avvenimenti politici e l’imminente approvazione alle Camere della proposta di legge di iniziativa popolare sulla partecipazione che comporterà nuove responsabilità sindacali, una matura visione dei rapporti tra progresso economico e progresso sociale per conseguire l’innalzamento del tenore di vita dei lavoratori e una maggiore influenza delle organizzazioni sindacali nelle sedi imprenditoriali e politiche. La proposta di legge di iniziativa popolare attua finalmente l’articolo 46 della nostra Costituzione e la Cisl ha raccolto quasi 400mila firme su di essa, di cui oltre mille in Ogliastra. Il sogno di uomini come Giulio Pastore e Mario Romani andrà a concretizzarsi, grazie al lavoro incessante del nostro ex segretario generale Luigi Sbarra e dell’attuale segretaria generale, Daniela Fumarola. La Cisl è ben intenzionata a essere in campo su tutti i temi territoriali e nazionali con la stessa forza e determinazione che l’hanno sempre contraddistinta.

Lotz

Lotzorai, la cultura come lievito madre

di Gian Luisa Carracoi.

Rinomato borgo ogliastrino, consapevole della ricchezza delle sue radici e delle potenzialità che scaturiscono dalla sua posizione geografica, Lotzorai ha individuato nella cultura il faro essenziale per una crescita sociale a tutto tondo

Ubicato tra due fiumi, al centro tra il monte Oro e il mare cristallino su cui a breve distanza troneggia l’Isolotto, echeggia fascino leggendario e storia che si perde nella notte dei tempi. Qui è veramente possibile vivere un viaggio esperienziale a ritroso nel tempo, immersi in un paesaggio mozzafiato. E qui è nata l’idea di accostare – nell’edizione invernale di CostellAzioni letterarie, Festival che da tre anni scandisce i tempi della vita culturale lotzoraese – la sublime opera di Sergio Atzeni, Passavamo sulla terra leggeri, all’identità di questo territorio dove le stelle sono libri, i libri sono pane, costellazioni che illuminano la notte e riescono a creare un’eco luminoso a largo raggio richiamando a corte autori di spicco e ampio pubblico.

Potenza di ispirazione, programmazione e concretezza del Festival che, già negli appuntamenti estivi, evidenzia la grande passione dell’amministrazione guidata dal sindaco Cesare Mannini verso la cultura. La kermesse si fa creatrice di fruttuose tessiture letterarie, storiche e artistiche che generano scambio di esperienze e visioni, centro propulsore di comunicazioni tra autoctoni e viaggiatori, luogo privilegiato per il rafforzamento o l’iniziazione alla lettura per i più piccoli, attività laboratoriali che aprono la strada alla curiosità non solo per ciò che vien da fuori, ma anche e soprattutto verso l’amore per la propria terra. Esempio culturale forte e concreto è il cammino che si snoda lungo il sentiero dei custodi del tempo, dall’antica chiesa di Sant’Elena Imperatrice fino al sito ipogeico di Tracucu. Viaggio in un tempo-altro, pellegrini in un ambiente antico, genuino e non contraffatto.

Oggi, Lotzorai, è conosciuta anche come terra di splendidi uliveti. Nell’agosto 2022 ha ricevuto la bandiera dell’Associazione Nazionale dell’Olio entrando a far parte della rete che raggruppa quattrocento comuni italiani impegnati nella valorizzazione dell’olio extravergine e dell’agro-alimentare, produzioni d’eccellenza che costituiscono il richiamo principale anche delle Cortiggias de Lotzorai, evento che a fine maggio registra un boom di presenze.

Ma il simbolo primo di Lotzorai è il Castello, i cui ruderi presenziano austeri sul colle alla porta sud del paese e le cui prime testimonianze scritte risalgono al 1305 quando era in mano a Giovanna Visconti. Non dei ruderi qualsiasi – e di questo l’amministrazione di Lotzorai è ben consapevole – per cui lo stesso Comune è diventato socio dell’Istituto Italiano dei Castelli, sezione Sardegna.

La qualificata sinergia ha vissuto un primo appuntamento nel 2022 con la conferenza dal titolo Riflessioni e prospettive di valorizzazione per il castello di Lotzorai, il cui intento, attraverso le varie competenze dei relatori presenti, è stato improntato sull’importanza strategica che il sito possiede in una prospettiva di valorizzazione. L’anno successivo il Comune, con la collaborazione dello stesso Istituto, ha organizzato una giornata di studio con visita guidata lungo le emergenze archeologiche del territorio. La cultura è come lievito madre in grado di favorire partecipazione, coesione e capitale sociale, strumento essenziale per seminare bellezza, speranza e futuro.

 

Cittadini del mondo

Buoni cristiani e onesti cittadini

Di Giusy Mameli.

Siamo certi di essere tutti “cittadini del mondo”? Siamo pienamente consapevoli di concetti quali legalità, rispetto per l’ambiente e per gli altri, conoscenza della Costituzione, rispetto dei diritti? Forse una riflessione è doverosa. E non solo per i più piccoli

Una tematica che non riguarda solo i giovani che se la ritrovano tra le materie curriculari, è la cosiddetta educazione civica, oggi educazione alla cittadinanza: un patrimonio comune di legalità, buone pratiche, rispetto della Costituzione, promozione dei diritti e dei doveri, tutela dell’ambiente e del convivere in armonia in ogni contesto sociale.
È sempre di attualità, viste le derive antidemocratiche non solo nei regimi totalitari. È consapevolezza e spirito di servizio da cittadini, con etica solidaristica, per costruire un mondo più giusto, più umano, più rispettoso della natura e attento ai più deboli.

Come è noto, la nostra stessa democrazia non è attuata appieno se manca di equità sociale e ogni qualvolta si utilizza la violenza (non solo fisica, ma anche verbale, psicologica o economica) per comunicare le proprie ipotetiche ragioni: una sconfitta del senso civico e della pacifica convivenza. Le famiglie non possono delegare alle Istituzioni, scuola in primis, l’esclusiva di tale educazione: sicuramente il patto scuola- famiglia spesso coinvolge il comune sentire per promuovere la capacità critica e la maturità civica. Ma tutto ciò deve essere acquisito oltre un programma scolastico e recepito come formazione continua che si evolve nella coscienza democratica e nella promozione umana, non solo della cosiddetta legalità formale, ma nell’agire per il bene comune.
A tutto ciò ci educano le associazioni, il volontariato, il Servizio Civile e primariamente la Chiesa, grazie alla dottrina sociale che favorisce la convivenza civile.

Significa primariamente educare ai diritti e non ai favori, per uscire dalla tristemente famosa mentalità clientelare di antica memoria, che ha condizionato il malaffare e ancora in realtà degradate baratta i lavoro con l’illegalità e lo sfruttamento. Per realizzare l’equità sociale – base della pacificazione e del quieto vivere – serve potenziare i pilastri dello stato sociale [Cultura (scuola)-Giustizia (legalità) Sanità (salute)] che sono tra i fondamenti della nostra Costituzione; educare al senso del dovere che è connaturato al nostro essere buoni cristiani e onesti cittadini (con le parole di San Giovanni Bosco).

Nei prossimi mesi proveremo a focalizzarci sulle buone pratiche nel nostro territorio, nelle nostre associazioni, nelle nostre scuole, nelle nostre Istituzioni, nella nostra realtà ecclesiale, come spesso il nostro giornale propone, per vedere il bene e il buono che – senza clamori il più delle volte – procedono, nonostante tutto.
Veramente la speranza che è in noi – particolarmente in questo anno giubilare – deve rinvigorire le nostre motivazioni e farci sentire responsabili, affinché tale speranza, ancor più se alimentata dalla visione cristiana della vita, sia condivisa e si concretizzi in un futuro di ideali che partono dalla realizzazione del bene quotidiano.
Occorre incoraggiare un civismo maturo, a prescindere dall’età, perché sia un progredire costante della nostra coscienza di cittadini consapevoli, partecipi, propositivi, collaborativi verso le Istituzioni. Uno slancio morale per il meglio vivere, per il meglio governare, per dare il meglio della nostra umanità: nessuno più chiamarsi fuori. Non sono sufficienti proclami, programmi o convegni per migliorare una mentalità o per rafforzare il pensiero e l’agire positivo; dall’andamento delle nostre realtà quotidiane ci rendiamo conto che la strada è lunga, ma le buone pratiche esistono, proseguono e si rinsaldano. Ne riparleremo.

Padri

L’evoluzione della paternità

di Augusta Cabras.

I ruoli di madre e padre, oggi, sono senza dubbio mutati. Nonostante questo, però, è evidente in tante situazioni quanto il padre sia più defilato (se non assente) rispetto alla madre

L’antropologa americana Margaret Mead, (1901-1978) nel suo studio del 1949, Maschio e femmina, sostiene e afferma che «la paternità è un’invenzione sociale». Per cui «gli uomini devono imparare a desiderare di provvedere agli altri e questo comportamento, essendo acquisito, non ha basi solide e può sparire facilmente se le condizioni sociali non continuano a insegnarlo». La paternità quindi, secondo Mead è un’invenzione culturale, mentre di naturale c’è e rimane solo la maternità.

In questi ultimi tempi il ruolo del padre all’interno della famiglia è però cambiato profondamente. In generale il padre autoritario – poco presente, dedito più al sostentamento che all’educazione dei figli – sta cedendo il passo a un padre più presente, accogliente, affettuoso, più dentro la relazione, in un ambito storicamente solo materno.
Prima il padre conosceva il figlio dopo la nascita, quasi che il periodo dell’attesa riguardasse solamente la madre. Ora, anche grazie alla possibilità di vedere e sentire il bambino attraverso l’ecografia, i padri sono (forse) più consapevoli di quanto accade nei nove mesi e si creano interiormente un’immagine del nascituro. Sempre di più sono presenti anche al momento del parto seguendo ogni istante della nascita del proprio figlio (a parte chi sviene prima dall’emozione o dalla paura!).

I ruoli di madre e padre sono senza dubbio mutati; probabilmente perché è mutata anche la tipologia di relazione nella coppia. Il rapporto è divenuto paritario; e anche il fatto che la donna abbia maggiori possibilità di inserirsi in ambito lavorativo rispetto al passato ha determinato delle trasformazioni nella gestione del tempo con i figli.
Nonostante questo, però, è evidente in tante situazioni quanto il padre sia più defilato (se non assente) rispetto alla madre.
In percentuale, quante madri e quanti padri accompagnano il figlio a scuola, dal medico, al compleanno dei compagni, a fare sport, a parlare con gli insegnanti, a Messa la domenica?
Possiamo ricondurre la percentuale più alta che pende per le madri al fatto che i papà lavorino di più in generale e mediamente per più ore al giorno? Quanto c’è invece di culturalmente radicato per cui la cura dei figli è considerata una prerogativa femminile? E quanto invece il legame madre-figlia, madre-figlio, per sua natura, sostanza ed essenza richiede una presenza, una vicinanza, uno stile, una modalità, un esserci, che è insostituibile?
Possiamo pensare che forse la situazione attuale rifletta la compresenza di questi tre elementi, e a seconda delle esperienze, della cultura o della sensibilità, uno di questi può prevalere sull’altro.

È certo che la genitorialità materna e paterna, rimane la condizione più sfidante, con un elevatissima percentuale di imprevedibilità; la più impegnativa oggi, ma può esserlo stata in ogni epoca; la più umanamente coinvolgente, perché in quella relazione pulsa (o dovrebbe pulsare, per essere una relazione sana ed equilibrata) l’amore puro.

Asilo nido Urzulei

A Urzulei nasce il nuovo nido comunale

di Rosanna Agnese Mesina.

Dallo scorso ottobre, i bambini di Urzulei dai 18 ai 36 mesi usufruiscono del nuovo servizio nido. Un aiuto fondamentale per le mamme

In passato la cura dei bambini era un fatto condiviso da tutta la famiglia che comprendeva nonni, zie e persino i vicini di casa. Oggi la cura dei piccoli è spesso un affare esclusivo della madre, soprattutto se non ci sono familiari che possono affiancarla e dal momento che il padre solitamente svolge un ruolo marginale, specie nei primi tre anni.
E se è vero che l’asilo nido è un supporto per molte famiglie, è anche vero che spesso è una realtà possibile solo nelle grandi città o in centri abbastanza popolati e con altri servizi, e poterne usufruire non è semplice, visti i costi e le graduatorie.

A volte, però, anche l’impossibile si realizza. È ciò che è accaduto ad Urzulei, piccolo centro dove si vive a lungo – ci sono infatti tre ultracentenarie –, ma dove nascono sempre meno bambini. Nonostante questo, con coraggio e, possiamo aggiungere, con speranza, nell’autunno scorso è partito un nuovo progetto: Spazio gioco. Si chiama così, infatti, il nuovo servizio che il Comune di Urzulei ha attivato dallo scorso ottobre, grazie a leggi dello Stato e deliberazioni della Giunta comunale, che disciplinano servizi integrativi per l’infanzia tra i quali appunto il servizio di Spazio gioco. Rivolto a bambini e bambine dai 18 ai 36 mesi residenti nel comune, è stato attivato inizialmente in forma sperimentale e a titolo gratuito dal 14 Ottobre al 31 Dicembre 2024.
Da Gennaio 2025 le famiglie provvedono a una quota di contribuzione decisa sulla base dell’andamento del servizio che si svolge nei locali della ludoteca comunale dal lunedì al venerdì, dalle ore 8.30 alle 12.30.

Il servizio si pone l’obbiettivo di sostenere e supportare le famiglie nello svolgimento delle funzioni di cura e di educazione dei bambini, per favorirne la crescita; promuoverne la socializzazione e lo sviluppo della personalità; sostenerne l’acquisizione di un giusto livello di autonomia nel rispetto di ritmi e tempi personali, la partecipazione attiva nella vita comunitaria attraverso la condivisione di regole e obiettivi comuni all’interno dello spazio educativo aggregativo.
Il vincolo di essere residente nel Comune deriva dal fatto che la maggior parte della quota è di bilancio comunale. La gestione del servizio è affidata a un soggetto esterno del Terzo Settore con esperienza nei servizi educativi rivolti ai minori. A prendersi cura dei piccoli utenti provvedono un’educatrice professionale e una ausiliaria. Entrambe le figure hanno provveduto a rendere l’ambiente accogliente, utilizzando i materiali forniti dal comune, creando così un luogo dove si respira aria di gioia.

Inutile dire che l’iniziativa è stata accolta con entusiasmo dalle famiglie, in particolare dalle giovani mamme e dai piccoli che frequentano serenamente. Spazio gioco quindi si rivela un valido supporto e un luogo protetto dove lasciare il proprio bambino e poter serenamente andare a lavorare.
Un servizio che è già un fiore all’occhiello in un piccolo centro come Urzulei, primo comune dell’Ogliastra ad aver realizzato Spazio gioco. L’auspicio è che presto possa essere una realtà anche in altri comuni sarebbe davvero una cosa auspicabile.