Editoriale
Nuove nomine in diocesi
Al termine della Messa Crismale in Cattedrale che ha visto riuniti attorno al Vescovo, presente anche mons. Antioco Piseddu, i presbiteri e i diaconi, oltre alle religiose e religiosi, seminaristi e una significativa presenza proveniente dalle comunità parrocchiali, mons. Antonello ha comunicato alcune nomine:
Don Michele Loi, finora parroco della parrocchia di Santa Marta in Talana, viene nominato parroco di S. Erasmo a Jerzu;
Don Vincenzo Pirarba, finora parroco della parrocchia San Giovanni Battista in Arzana, viene nominato parroco della parrocchia di Santa Marta in Talana;
Don Michele Congiu, finora parroco di San Valentino in Sadali e Amministratore della B.V. Immacolata in Seulo, viene nominato parroco della parrocchia di San Giovanni Battista in Arzana;
Don Giuseppe Sanna, finora parroco della parrocchia di santa Maria Maddalena in Seui, viene nominato parroco della parrocchia della B.V. Immacolata in Seulo e Amministratore della parrocchia di san Valentino in Sadali;
Don Joilson Macedo, finora Vicario parrocchiale della parrocchia di San Giorgio Martire in Villaputzu, viene nominato parroco della parrocchia di Santa Maria Maddalena in Seui;
Don Filippo Corrias, finora collaboratore della parrocchia Cattedrale di Santa Maria Maddalena, viene nominato parroco della parrocchia di Sant’Elena in Gairo.
Gli ingressi dei nuovi parroci avverranno durante l’estate e saranno comunicati prossimamente.
Il Vescovo ha ringraziato i presbiteri chiamati a nuovi compiti, anche a nome di tutta la comunità diocesana, perché hanno accolto con disponibilità e sollecitudine pastorale gli avvicendamenti indicati, manifestando ancora una volta atteggiamenti di autentica comunione presbiterale ed ecclesiale. Un particolare ringraziamento è stato rivolto a don Tito Pilia, attualmente parroco di Gairo, che lascerà l’impegno parrocchiale dopo un servizio ministeriale sempre ricco di passione e di amore alla Chiesa.
L’Ogliastra – Marzo 2016
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Video
Requiem contemporanei
Fotosintesi
Celebrazioni delle Cresime ad Arbatax – 28.02.2016
Adozioni. Una scelta d’amore
di Augusta Cabras
La scelta dell’adozione è complessa e segnata da un circuito d’amore che viene donato e ricevuto.
La vita consacrata. Donne e uomini dell’incontro
Il 2 febbraio, il giorno della presentazione di Gesù al tempio, i religiosi della diocesi di Lanusei si sono incontrati nel Santuario della Madonna d’Ogliastra insieme a tanti laici, per pregare con la celebrazione della messa per il dono che i consacrati rappresentano per tutta la Chiesa.
di p. Enrico Mascia
La santa Messa è stata presieduta dal vescovo Antonello. La ricorrenza di quest’anno è stata particolarmente sentita perché si poneva a conclusione di un intero anno indetto da Papa Francesco, a partire dal 30 novembre 2014, per meditare e pregare sul valore per la Chiesa e la società della vita consacrata.
Nella sua Lettera apostolica papa Francesco aveva chiesto ai religiosi di ritornare con gratitudine alle origini del carisma del proprio istituto religioso, così da rinsaldare l’identità e coglierne la scintilla ispiratrice; di vivere il presente con passione, in ascolto dello Spirito e delle esigenze della Chiesa a partire dal Vangelo, lasciandosi interpellare dall’affermazione paolina «Per me vivere è Cristo» (Fil. 1, 21) e, inoltre si era augurato che i religiosi abbracciassero il futuro su una speranza non fondata sui numeri né sulle opere.
Durante l’omelia il vescovo ha ricordato il motivo per cui il giorno della presentazione di Gesù al tempio ricorra anche la giornata della vita consacrata. Giuseppe e Maria quando portarono Gesù al tempio rispettavano la tradizione ebraica secondo cui la consacrazione dei primogeniti al tempio aveva il significato di sottomissione a Dio così come lo avevano fatto i padri nei giorni dell’Alleanza. Il profeta Simeone che accolse il piccolo Gesù disse di Lui: «Luce per illuminare le genti». Gesù, infatti, ha ricordato il nostro vescovo, diviene la luce per tutto il mondo nel suo atto di consacrazione che si compirà poi nella sua Passione, morte e resurrezione. Così anche coloro che si consacrano a Lui e sono decisi a seguirlo nella sua passione e morte, per seguirlo nella Sua resurrezione saranno luce per illuminare le genti.
La Chiesa diocesana ha bisogno e guarda ai consacrati come a coloro che seguono in prima linea Gesù, e che lo seguono di più. Il vescovo ha invitato i presenti a lodare il Signore per il dono della vita consacrata nella Diocesi. «Una presenza – ha detto – non numericamente elevata, ma significativa perché pone a servizio della Chiesa locale doni e servizi che raggiungono i bambini e i genitori nelle scuole materne, gli anziani nella casa di riposo, i bisognosi non solo di pane nella sede Caritas, oltre al servizio di guida di una comunità parrocchiale. Siate tutte e tutti – ha aggiunto -come dei profeti di quella luce che è Cristo per noi; fatevi apprezzare non tanto per le opere ma per l’opera che Dio costruisce in ciascuno di voi, chiamandovi ad amare e a servire nella Chiesa».
Il vescovo anche voluto ribadire che il dono dei religiosi e delle religiose non consiste nelle loro opere ma nel dono della loro persona, sono essi stessi, infatti, opera della misericordia di Dio; essi, infatti, sono luce perché sono memoria vivente della sequela a Cristo come unica ragione essenziale dell’esistenza di tutti. Il popolo faticherebbe di più a vivere la propria vita di fede se non ci fossero i religiosi che lo aiutano nella memoria di Cristo: «Il popolo di Dio vedendovi – ha detto -, comprenda quanto sia bello seguire il Signore nelle vie di una consacrazione definitiva e totale. A nome della Chiesa locale vi chiedo di accettare come Maria le prove che appartengono a chi segue Gesù e vi auguro che non vi manchi fantasia e forza per testimoniare la misericordia di Dio, senza la quale perderemo i bambini e i genitori, gli anziani e le nostre comunità, che invece ci stanno a cuore come la nostra stessa vita».
Il vescovo ha concluso invitando i presenti a prendere esempio da Simeone che fu profeta nel riconoscere la divinità di Gesù e dalla fede e dallo sguardo misericordioso di Maria, modello di tutti i consacrati. Le opere degli ordini religiosi non sono altro,infatti, che il tentativo di comunicare la misericordia di Dio, come ha anche augurato papa Francesco dedicando un anno alla vita consacrata, non a caso legato all’anno giubilare della misericordia, così investendo i religiosi del compito di svegliare il mondo, quali esperti di comunione, perché sempre pronti a uscire da se stessi per andare nelle periferie esistenziali dell’uomo di oggi.
Aperta a Lanusei la Porta Santa – “Innamorati della misericordia”
“Siamo qui – ha detto il vescovo Antonello nell’omelia – per dirci che l’affermazione paradossale di Gesù nel Discorso della Montagna: Beati i misericordiosi, ci invita a una conversione personale e comunitaria, perché portatrice insieme a tutte le Beatitudini di un modo ineguagliabile di vedere le persone e il mondo”.
di Maurizio Picchedda
parroco del Santuario Madonna d’Ogliastra di Lanusei
Il 13 dicembre 2015 resterà nella storia d’Ogliastra come una giornata memorabile. Per la prima volta, infatti, la porta santa del Giubileo è stata aperta non solo a Roma come è avvenuto finora fin dal 1300 ma anche nella nostra diocesi, come in tutte le diocesi del mondo. Una novità voluta da papa Francesco per dare a questo anno Giubilare un respiro veramente mondiale. La cosa straordinaria di questo Giubileo è anche il tema ben definito che il papa ha voluto dargli: quello della misericordia: tutto nasce dall’amore e tutto conduce all’amore. Papa Francesco ci suggerisce in quest’anno di prendere in considerazione, per viverle con maggior consapevolezza, le opere di misericordia corporale e spirituale.
La Chiesa Giubilare nella nostra Diocesi è il santuario Madonna d’Ogliastra in Lanusei e la porta santa della misericordia è la porta laterale sinistra del santuario. La celebrazione di apertura dell’anno Santo si è svolta nel pomeriggio del 13 dicembre. Dopo il saluto del vescovo Antonello e la lettura di un passo della bolla di indizione del Giubileo da parte del vicario generale, can. Giorgio Cabras, dal vicino centro Caritas è partita la processione solenne verso il Santuario. Mentre il vescovo portava solennemente in processione il libro dei vangeli, i fedeli cantavano le litanie dei santi, preghiera particolarmente solenne che si usa solo nelle celebrazioni liturgiche più importanti.
Arrivati alla porta santa il vescovo ha pronunciato davanti ad essa le parole del rito di apertura e vi è entrato prima lui e successivamente tutti i sacerdoti e i fedeli. Nell’omelia il vescovo Antonello ha prima di tutto richiamato al tema della misericordia. “Sono convinto – ha detto, tra l’altro – che oggi, per tutti noi, sia in gioco la nostra immagine di Dio. E mi chiedo, vi chiedo: Qual è l’immagine più ricorrente che abbiamo di Lui? Siamo qui, oggi, per dirci con gioia che il nome più bello da dare a Dio è “Misericordia”! Un nome che spesso abbiamo oscurato, sostituendolo unilateralmente con quello di un Dio giusto, ma che punisce e si vendica; sottovalutando così le parole e l’immagine di un Dio misericordioso, che mai vuole la morte del peccatore ma piuttosto che si converta e viva. Forse – ha aggiunto – anche la parola misericordia ci fa quasi paura. La scambiamo facilmente con debolezza, pensando talvolta che l’insistenza sulla misericordia minimizzi il peccato e il male. Questo sta a dimostrare quanto sia urgente tornare a riflettere, da cristiani, sul mistero della misericordia di Dio, e siamo grati a papa Francesco per il dono del Giubileo della Misericordia, un dono fatto alla Chiesa per sostenerla nel suo cammino a cinquant’anni dalla conclusione del Concilio Vaticano II”.
Poi, il vescovo si è soffermato “sull’attualità delle opere di misericordia, un vero e proprio manifesto per il cammino giubilare”. “Siamo qui – ha detto – per dirci che l’affermazione paradossale di Gesù nel Discorso della Montagna: Beati i misericordiosi, ci invita a una conversione personale e comunitaria, perché portatrice insieme a tutte le Beatitudini di un modo ineguagliabile di vedere le persone e il mondo”. E mentre l’attenzione dei fedeli si faceva percettibilmente più alta, il vescovo Antonello ha così proseguito: “Anche in Diocesi sono necessarie persone che si lascino raggiungere dall’annuncio commovente della Misericordia di Dio per poterne diventare testimoni nella vita quotidiana. Persone che si prendano a cuore gli altri perché raggiunte dal Cuore misericordioso di Dio. La nostra Chiesa diocesana è chiamata a mostrarsi innamorata della misericordia, come Casa dalla porta sempre aperta, come Madre che consola i suoi figli, come famiglie che non si chiudono in se stesse, come comunità che si interrogano sui bisogni del territorio.
“Chi ha imparato, anche solo frettolosamente a frequentare e a vivere della Misericordia di Dio, la riconosce presente nella nostra realtà anche quando si presenta modesta o addirittura nascosta. Ed è giusto darle il nome che merita e l’incoraggiamento che attende. Si trova nelle corsie degli ospedali, nelle aule delle scuole, nel tribunale, nelle celle del carcere, nelle case di riposo, sulle banchine dei porti, nei centri di accoglienza dei migranti, presso le stazioni, persino per strada. Vuole essere una parola d’ordine in tutte le nostre comunità ed è importante che presieda ogni parola e ogni azione pastorale. Per questo ci auguriamo un Anno attivamente misericordioso, illuminato da Maria, Madre della Misericordia”.
Durante l’offertorio si è compiuta l’offerta dell’olio per la lampada perpetua della Madonna d’Ogliastra da parte delle parrocchie della Diocesi, mentre al termine della funzione ad ogni fedele è stato consegnato un depliant sul Giubileo preparato dalla Diocesi.
Il vescovo a Gairo. “Non rassegnatevi al male”
di Augusta Cabras
“Non rassegnatevi al male. Non accettate che sia la violenza a distruggere le famiglie e ad alimentare contrapposizioni e brutalità. Lottiamo perché chi nasce e vive a Gairo abbia esempi illuminati di vita e di fede. E diciamo insieme basta a questi omicidi, che stanno stravolgendo un paese e che ne stanno rovinando immagine e futuro”.
É questo l’invito accorato del vescovo Antonello Mura alla comunità di Gairo sconvolta nuovamente e per la terza volta in poco più di un anno, dalla morte di un suo figlio, Simone Piras, 32 anni, caduto per mano assassina. É un altro delitto che porta con sé dolore e tristezza per una vita spezzata, per una moglie troppo presto diventata vedova e per tre figli per sempre segnati da una tragedia immensa. É un dolore che scuote la coscienza di tutti gli uomini di buona volontà, che non vogliono lasciarsi sopraffare dal male, che rifiutano la vendetta, che spezzano la spirale dell’odio e della violenza percorrendo così l’unica via che permette agli uomini e alle comunità di salvarsi.
Non può esserci, infatti, giustificazione alcuna a tanta efferatezza, non può esserci neppure un errore così grande da dover essere pagato con il sangue. Non può e non deve esserci. Ci devono essere invece vie e soluzioni pacifiche che risolvano anche questioni complesse. Ci devono essere percorsi di pace anche quando sembra impossibile superare rancori e inimicizie. Perché sangue non chiami altro sangue. Perché nessuno pianga ancora per i figli assassinati e per i figli assassini. Assassini chiamati a rispondere davanti a Dio e agli uomini della propria condotta.
Nella sua lettera indirizzata a don Tito Pilia, parroco della Parrocchia di Sant’Elena Imperatrice e a tutta la comunità , il nostro Vescovo scrive ancora: “Chi ha colpito Simone in maniera così spietata ne risponderà a Dio, perché la vita ha un valore così grande che nessuna giustificazione è consentita per chi osa sopprimerla con questa violenza. Prego per chi in modo nascosto e crudele ha assassinato la vita di Simone. Se credente, chieda in ginocchio la Misericordia di Dio, così come – di fronte alla giustizia umana – potrà ricostruire la sua vita solo riconoscendo il delitto commesso”.
Il delitto semina dolore e disperazione nei familiari delle vittime e nei carnefici, tormentati da un gesto che non lascia possibilità alcuna, se non quella del pentimento. In quest’anno speciale ci auguriamo che il cuore indurito dal male e dalla paura possa essere accolto e trasformato dal Dio di Misericordia e il dolore delle vittime lenito e orientato al perdono.
Ci risiamo. Il tribunale di Lanusei rischia la chiusura.
di Augusta Cabras
“È in corso presso il Ministero della Giustizia lo studio della riforma della geografia giudiziaria, con valutazioni di diverse proposte di soppressione e accorpamento delle Corti d’Appello e dei tribunali ordinari”.