In breve:

Editoriale

Quaresima

La Parola e l’altro come dono

di Filippo Corrias.
Il Papa: “Una Quaresima alla riscoperta della Parola di Dio e del povero”.
«La Quaresima è un nuovo inizio, una strada che conduce verso una meta sicura: la Pasqua di Risurrezione, la vittoria di Cristo sulla morte. È il momento favorevole per intensificare la vita dello spirito attraverso i santi mezzi che la Chiesa ci offre: il digiuno, la preghiera e l’elemosina. Alla base di tutto c’e la Parola di Dio, che in questo tempo siamo invitati ad ascoltare e meditare con maggiore assiduità.
Vorrei soffermarmi sulla parabola dell’uomo ricco e del povero Lazzaro (cfr Lc 16,19- 31). Lasciamoci ispirare da questa pagina cosi significativa, che ci offre la chiave per comprendere come agire per raggiungere la vera felicita e la vita eterna, esortandoci ad una sincera conversione. Il povero viene descritto in maniera più dettagliata quale l’uomo degradato e umiliato. La scena risulta ancora più drammatica se si considera che il povero si chiama Lazzaro che alla lettera significa «Dio aiuta». Questo personaggio non è anonimo, ha tratti ben precisi e si presenta come un individuo a cui associare una storia personale.
Lazzaro ci insegna che l’altro è un dono. Diventa un volto, un dono, una ricchezza inestimabile, un essere voluto, amato, ricordato da Dio, anche se la sua concreta condizione è quella di un rifiuto umano.
La Quaresima è un tempo propizio per aprire la porta ad ogni bisognoso e riconoscere in lui o in lei il volto di Cristo. Ognuno di noi ne incontra sul proprio cammino.

(Continua…)

Puoi leggere l’articolo integrale su L’Ogliastra, periodico in abbonamento della Diocesi di Lanusei.

Fidanzati

14 febbraio: celebrazione per gli innamorati di ogni età ad Arbatax

Martedì 14 febbraio si ricorda San Valentino, patrono degli innamorati. Per il secondo anno consecutivo il vescovo Antonello celebra

Seminaristi

E quel giorno Lui passò

di Augusta Cabras.

Dio passa nella vita di alcuni uomini chiamandoli ad essere suoi servitori e servitori dell’umanità. La chiamata può arrivare, improvvisa e inaspettata,

famiglia

Giornata regionale per le famiglie il 7 gennaio a Oristano

“L’abbraccio dell’Amoris laetitia: una giornata in famiglia” è il tema dell’incontro regionale per le famiglie che si svolge il 7 gennaio 2017 presso la parrocchia “San Giovanni Evangelista” in Via Carissimi ad Oristano.

nativita

Natale

di Augusta Cabras.
È attesa del nuovo, è travaglio doloroso della madre, è Natale nella straordinaria forza di un bambino che nasce non nella grandezza e nel potere umanamente concepito ma nel silenzio, nel respiro lieve, nell’essenzialità, nella povertà che scardina la convinzione che la ricchezza materiale sia il segno evidente e incontrovertibile del potere e della potenza.
Invece Gesù è lì. Nudo come ogni bimbo che nasce, avvolto di fasce e d’amore infinito, così come ogni bimbo dovrebbe essere. In quel luogo intimo, forse freddo, illuminato dal sole e dal buio del cielo, dove ognuno di noi può posare lo sguardo. E il cuore. È la memoria dell’incarnarsi di Dio per la redenzione dell’umanità, la memoria del dono, dell’esserci. È squarcio di tenerezza, è calore che si spande, è potenza infinita che ci trascende. Solo se sappiamo vedere. È il Natale, è il compimento dell’attesa, per la madre e per l’umanità. È raccoglimento e gioia incontenibile, è atto e potenza, è ordinario e straordinario che si abbracciano, è mistero che si disvela.
Non ci sono squilli di tromba ad annunciare e festeggiare questa nascita ma il vociare dei pastori e dei viandanti; non prìncipi e governatori, ma uomini di buona volontà pronti ad accogliere nella preghiera silenziosa il Dio che si fa uomo, il Dio che si fa figlio portando con sé un messaggio d’amore. D’amore, di pace, di gioia, misericordia e speranza.
È nato il Salvatore per tutti e per ogni tempo. E quindi anche per noi. Piccoli e peccatori, sempre pronti a perdere il senso del Natale tra false luci e abbaglianti scintillii, tra rumori assordarti che distraggono e confondono; noi sempre pronti a rincorrere il superfluo mentre l’essenziale, il vero, l’autentico ci sfugge continuamente dalle mani.
La festa del Natale è qui, ora, a ricordarci la strada da seguire; è qui per aiutarci a cogliere il senso profondo dell’essere uomini, oggi, in questo tempo che, come quelli passati, racconta ancora di odi e vendette, di guerre e dolori evitabili, di bimbi non amati, di solitudini e ferite non lenite, di lacrime non consolate. È qui a svegliare le nostre coscienze intorpidite e distratte dai non-problemi, a scuotere le nostre vite adagiate sul compiacimento o sulla rassegnazione, ad orientare i nostri passi nella direzione del bene.
È la forza di Gesù, del suo messaggio sempre attuale, del suo richiamo incessante all’amore, che invita e interroga ciascuno noi. Dovremmo scoprirlo e riscoprirlo, farlo nostro nella nostra quotidianità, nelle nostre scelte, negli obiettivi che poniamo alle nostre azioni e al nostro vivere. È difficile ma non ci si può sottrarre. Dobbiamo almeno provarci e riprovarci, continuamente. Perché possiamo avere tutto ma se non abbiamo l’amore siamo nulla.
E forse, il senso del Natale è tutto qui.

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Lectio d’Avvento in Cattedrale

Con la solennità di Cristo Re dell’universo, domenica scorsa, si è chiuso l’anno liturgico.
E’ tempo di Avvento. Un nuovo inizio, una nuova attesa che ci accompagnerà fino al Natale del Signore.
Sabato 26 novembre, alle ore 18.00, in Cattedrale, il vescovo Antonello guiderà la Lectio per l’inizio del tempo liturgico di Avvento.
Un tempo per ascoltare, meditare e pregare un brano biblico, preparandosi comunitariamente come diocesi a vivere e celebrare ancora una volta l’attesa per la venuta del Signore Gesù nelle nostre comunità parrocchiali“.
Il brano biblico proposto nella Lectio è tratto dal Vangelo secondo Luca: (Lc 7, 1-10):
Guarigione del servo di un centurione

[1]Quando ebbe terminato di rivolgere tutte queste parole al popolo che stava in ascolto, entrò in Cafarnao. [2]Il servo di un centurione era ammalato e stava per morire. Il centurione l’aveva molto caro. [3]Perciò, avendo udito parlare di Gesù, gli mandò alcuni anziani dei Giudei a pregarlo di venire e di salvare il suo servo. [4]Costoro giunti da Gesù lo pregavano con insistenza: «Egli merita che tu gli faccia questa grazia, dicevano, [5]perché ama il nostro popolo, ed è stato lui a costruirci la sinagoga». [6]Gesù si incamminò con loro. Non era ormai molto distante dalla casa quando il centurione mandò alcuni amici a dirgli: «Signore, non stare a disturbarti, io non son degno che tu entri sotto il mio tetto; [7]per questo non mi sono neanche ritenuto degno di venire da te, ma comanda con una parola e il mio servo sarà guarito. [8]Anch’io infatti sono uomo sottoposto a un’autorità, e ho sotto di me dei soldati; e dico all’uno: Và ed egli va, e a un altro: Vieni, ed egli viene, e al mio servo: Fà questo, ed egli lo fa». [9]All’udire questo Gesù restò ammirato e rivolgendosi alla folla che lo seguiva disse: «Io vi dico che neanche in Israele ho trovato una fede così grande!». [10]E gli inviati, quando tornarono a casa, trovarono il servo guarito.