Caseificio Pistis: pastori da quattro generazioni
di Fabiana Carta.
La storia della famiglia Pistis di Lotzorai, pastori di generazione in generazione, e il sogno di Carlo e Giorgio, due giovani ragazzi che hanno deciso di aprire un caseificio e continuare la tradizione
Nascere in una famiglia di allevatori da quattro generazioni significa che nelle vene scorrono, insieme al sangue, la dedizione alla terra, l’amore per gli animali, il sacrificio e l’orgoglio di portare avanti una storia che inizia con il bisnonno Bernardo, prosegue con nonno Antonio e babbo Giovanni, arrivando fino a noi.
Giorgio e Carlo Pistis, rispettivamente classe 1984 e 1988, sono i fratelli minori che hanno deciso di continuare il mestiere: «Siamo cresciuti col bestiame, fin da piccolini nostro padre ci abituò alla campagna. Lo abbiamo sempre aiutato volentieri e ci siamo innamorati subito di questo lavoro», raccontano. Un padre andato via troppo presto, ma che è riuscito a trasmettere passione e grandi valori, ha spronato i suoi figli a continuare gli studi, ma li ha sempre lasciati liberi di scegliere. Giorgio e Carlo ricordano di quando la mattina presto, prima di andare a scuola, andavano a mungere manualmente le pecore: «Era un appuntamento fisso, anche se qualcuno di noi aveva la febbre. Con gli animali avevamo creato un rapporto molto bello, ci riconoscevano e ognuna aspettava ordinatamente in fila il proprio turno. Non ci pesava più di tanto, era diventata un’abitudine, in più c’era sempre la voglia e la curiosità di imparare», spiegano.
Tutta la famiglia è sempre stata coinvolta nei vari lavoretti, soprattutto il fratello maggiore Domenico, da ragazzino addetto alla mungitura. Ed ecco che riaffiorano altri ricordi: «La sua partenza per il militare ci lasciò in una situazione un po’ difficile – racconta Giorgio – era soprattutto lui che si occupava di mungere le pecore. In quel periodo ci aiutò nostro padre, con tutti i limiti e le conseguenze legate alla malattia (fu colpito da un ictus a soli 39 anni), ma poi abbiamo dovuto fare da soli».
Aprire un caseificio è sempre stato un grande sogno, fin da bambini. Un sogno che sembrava impossibile da realizzare, ma che è diventato realtà da quasi due anni, nell’agosto 2020. Nel terreno di famiglia in via Milano, lungo la strada per Talana, è sorto un moderno caseggiato che oggi ospita la lavorazione e la vendita del formaggio. «Abbiamo preso la decisione di lanciarci in questo investimento piuttosto serio, partendo da zero: dove sorge il caseificio non c’era niente. Anche la situazione del prezzo del latte sempre altalenante, negli anni scorsi è sceso fino a 47 centesimi, ci ha spinto a prendere una decisione», raccontano i fratelli. L’arrivo della pandemia nel marzo 2020 non era certo qualcosa che si aspettava nessuno, ha sconvolto i piani di molti e la sua ombra nera aleggia ancora. L’apertura dell’azienda era prevista per febbraio o marzo, ma si è dovuta rinviare all’estate, con tutte le difficoltà che ha portato con sé il Coronavirus. Unico vantaggio: il nome dei Pistis è per tutti sinonimo di passione e tradizione, da anni. Giovanni, il padre dei ragazzi, era molto conosciuto in tutta la zona. «Prima di aprire il nostro caseificio, abbiamo avuto la fortuna di farci seguire per sei lezioni da un importante consulente lattiero caseario sardo, un grande professionista, Bastianino Piredda, di Nulvi. Un grande aiuto per i pastori che nel tempo hanno voluto scommettere nella trasformazione del proprio latte in azienda. Un pilastro su cui contare, sempre disponibile per ogni dubbio», spiega Carlo.
Alessio, il nipote ventenne dei ragazzi, aiutato da un ragazzo marocchino, si prende cura giornalmente delle pecore di razza sarda, le vere regine di casa. Sono circa 350, pascolano nei terreni fra Lotzorai e Girasole e si nutrono esclusivamente di mangimi biologici e naturali. La giornata inizia presto per i fratelli Pistis: alle quattro e mezza del mattino Carlo avvia la lavorazione del latte con i vari step, processi che solitamente si concludono a metà mattinata, poi la giornata prosegue con le consegne dei prodotti nei vari paesi; mentre Giorgio con il suo inseparabile trattore si occupa soprattutto della lavorazione dei terreni e della fienagione.
La passione per ciò che fanno cancella ogni fatica, babbo Giovanni li aveva avvisati: questo mestiere comporta sacrifici – lo sa bene anche Carlo che ha dovuto farsi operare al tunnel carpale a soli 22 anni, a causa della mungitura a mano, con grande stupore dei medici – ma ci si può realizzare. «Siamo riusciti a ingranare e il prodotto è molto richiesto, distribuiamo nella nostra zona e facciamo consegne a ristoranti, piccoli negozi di prodotti tipici e ad alcuni supermercati, spediamo anche oltre mare e all’estero, in particolare in Germania». Le richieste al momento sono così tante da non riuscire ad assecondarle tutte: «Alcuni ordini li abbiamo rimandati al prossimo anno», spiegano. I prodotti di punta, tutti di prima qualità, sono il formaggio stagionato sardo, il semi stagionato e quello fresco, a cui si aggiungono la ricotta fresca e salata, il casu agedu e la caciotta sarda. Ma non mancano le novità, come il misto-mucca e il misto pecora-capra che stanno già incuriosendo la clientela; e nei progetti futuri potrebbe esserci la produzione di creme spalmabili e yogurt. «Non è stato facile, se superiamo bene questo periodo poi non ci ferma più nessuno!», scherza Carlo. Gli ingredienti per un grande successo ci sono tutti: tradizione, passione, dedizione e alta qualità.
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