Cammino di fede. Come aiutare genitori e ragazzi?
di Mons. Antonello Mura.
Quasi duecento catechisti hanno partecipato, prima a Perdasdefogu e poi a Tortolì, agli incontri diocesani. Una buona presenza ma anche una bella sensibilità verso i temi e le proposte, checonforta e incoraggia. Incentrati sul cammino sinodale della Chiesa, sono stati evidenziati i temi della missione, del linguaggio, della formazione, della corresponsabilità e delle strutture, cioè i cinque temi che contraddistinguono l’attuale fase sapienziale. Contemporaneamente sono stati riletti alcuni passaggi, sugli stesi temi, della relazione finale del Sinodo dei Vescovi (prima Sessione).
La parte finale dell’incontro è stata dedicata a una proposta di ripensamento del cammino di fede dell’iniziazione cristiana, con richiesta di verificarla attraverso una consultazione rivolta non solo i catechisti ma anche i sacerdoti. Se quest’ultimi l’affrontano nelle proprie foranie, i catechisti sono chiamati a riflettere nelle proprie parrocchie, con l’aiuto dei referenti sinodali.
Di quale proposta si parla, e per quale motivo? Tutti avvertiamo, sacerdoti ed educatori, che le attuali proposte di catechesi non iniziano più alla vita cristiana, anzi accentuano alcune difficoltà, insieme all’impressione di lavorare inutilmente. La comunità di Villaputzu, già dal 2017, aveva accettato di sperimentare un percorso che prevedeva il coinvolgimento diretto dei genitori e l’avvio di un percorso catecumenale, sul modello del catecumenato antico, inteso come tirocinio alla vita cristiana. Ma la scelta più significativa era – ed è – quella di spostare l’asse della catechesi dai bambini agli adulti, rimettendo in moto la comunità nel suo insieme.
Una delle caratteristiche dell’esperimento a Villaputzu è stata quella di lasciare le famiglie libere di aderire o meno alla proposta, chiedendo loro di fare, come genitori e figli, un cammino di fede, e garantendo che la comunità avrebbe cercato di scoprire i tempi più adatti alle loro esigenze, divenute molto diverse dal passato. Al posto di lamentele, rivolte alle famiglie: non vengono; delegano; vogliono solo che i figli ricevano i sacramenti, e tante altre simili affermazioni, l’impegno era, ed è, di valorizzare tutte le esperienze (celebrazioni, giornate di incontro e di festa, iniziative di carità, campi scuola, attività di oratorio…) come occasione di sperimentare con gioia la vita della comunità.
Questa proposta è nuovamente offerta a tutte le comunità, individuando anche quelle persone o coppie che intendono prepararsi ad essere catechisti di questo percorso. Esso non sostituisce quello tradizionale – che rimane accessibile a tutti gli altri – ma permette alle famiglie più disponibili di fare un cammino di fede, e di avere un accompagnamento specifico. Le fasi della proposta sono le seguenti: un anno di primo annuncio per i genitori da soli o insieme ai figli (quest’ultimi dall’età di sei anni); un percorso successivo di tre o quattro anni di scoperta o riscoperta della fede, e poi, al quarto o quinto anno di preparazione, la celebrazione unitaria dei sacramenti della cresima e della prima eucaristia. Nel tempo successivo, per genitori e figli, l’obiettivo è quello di essere introdotti più consapevolmente ai misteri della fede, facendo esperienza dell’incontro con il Risorto e della vita della Chiesa.
Importante, più di ogni risultato, è ripensare la catechesi. E non fermarsi alle lamentele.
✠ Antonello Mura
Lascia un Commento