In breve:

Benvenuto raggio di sole

Palme e bimbi

di Claudia Carta.

Verde.
«Io domenica ci sarò».
«Perfetto. Tutti alle 15 in piazza di Chiesa».
«Saliamo a piedi?».
«Certo. Come ogni anno. Faremo una passeggiata. Il tempo promette bene e l’aria è mite».
«Chi prepara i pensieri sui biglietti?».
«Ognuno prepari il suo. È il vostro pensiero. Il vostro augurio. Mi raccomando: scritto bene, ordinato, leggibile. Soprattutto sentito. Semplice, ma vero. Vostro, insomma».
«E cosa dobbiamo dire?».
«Beh… quando incontrate qualcuno, cosa fate generalmente? Lo salutate, gli porgete la mano…».
«Dobbiamo toccarli? Ma sono malati!».
«Sono anziani, giovani, sofferenti, ma non sono lebbrosi! Quando i vostri cari stanno male che fate, scappate via? Non li coccolate, forse? Non date loro una carezza? Non cercate di incoraggiarli un po’? Ecco…».
«Mah… è diverso! Comunque…».
«Non è diverso. Sono gli occhi con cui li guardate che sono diversi. Guardateli con gli stessi occhi: siete lì per loro. Un sorriso, un gesto, un augurio. Non si aspettano di vedervi lì. Forse qualcuno di loro non aspetta nessuno che vada a trovarli».
«Come nessuno? Avranno un parente, un amico, un vicino di casa. Tutti ce l’hanno».
«Non tutti. Non sempre. Ma domenica avranno voi. I vostri occhi e il vostro cuore».
«Che ansia!».
«Che gioia, vorrai dire!».
«Le palme le stava preparando zia Assunta. Un cesto pieno. Le ho viste! Sono verdissime e lavoratissime! Bellissime!».
«Eh… tutto issimo, per voi! Giustamente, alla vostra età! Comunque… non perdiamo tempo. Recuperate anche le foglie semplici, riempite le buste. Nessuno deve restare senza. Domande?».
«Si, una».
«Dimmi».
«E se non gradiscono?».
«Davanti al vostro sguardo e alle vostre mani non è possibile».

Giallo.
L’odore era quello tipico di ospedale: un misto di disinfettante, candeggina, patate lesse e semolino. Ma nessuno di noi fiatava. Tutti in assoluto, religioso silenzio. Su per le scale dietro gli educatori, zia Titina, signora Miriam, Cristina, zia Gina, Bruna. In mano la palma. Le verdissime insieme alle giallissime. Quanto colore! Mani tremanti. Cuore in battaglia. Fino a quando… occhi negli occhi. Occhi pieni di lacrime. Occhi pieni di “grazie”. Occhi ricchi di luce. Occhi segnati dalla sorpresa. E mani. A prendere un cioccolatino, ad accarezzarci viso e capelli, a prendere la palma, baciarla, poggiarla accanto al letto della malattia. E ancora lacrime a cercare sostegno, conforto, speranza.
«Per Pasqua a casa?».
«Speriamo…».
Di camera in camera le mani non tremano più, il cuore è regolare, le labbra si aprono spontanee, le parole nascono da sole, gli auguri si posano leggeri: uomini, donne, ragazzi. Ammalati.
«Qui davvero c’è Gesù!».
Siamo tanti, piccoli, colorati. La nostra presenza illumina. Il nostro pensiero scalda, guarisce tutti i mali, anche solo per lo spazio di un momento.
Fuori è primavera. Nel cuore è già Pasqua.

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