Ambiente: in Sardegna persi oltre 100 km di costa in 40 anni
di Franca Mulas.
L’intervista all’Assessore regionale all’Ambiente Gianni Lampis sulla situazione ambientale e paesaggistica dell’Isola e sui progetti per contrastare i danni legati ai cambiamenti climatici
Se è vero che la quarantena ha avuto per via del Coronavirus conseguenze positive per l’ambiente della Sardegna, non significa che le problematiche su questo versante si siano dissolte. Fra i tanti problemi che attanagliano l’ambiente non è certo scomparso, per esempio, quello innescato dal cambiamento climatico, che intacca ed erode già da tempo le coste sarde. Per questo motivo le spiagge e gli arenili più suggestivi della Sardegna rischiano di essere in un futuro non molto lontano solo un bel ricordo. Al fenomeno che avanza, si aggiunge anche la mano dell’uomo, che non apporta certo benefici al sistema costiero. Un bel cocktail esplosivo che, se non arginato per tempo, potrebbe non solo far sparire spiagge e località da sogno, ma anche portar via opportunità economiche per molti sardi che vivono grazie al turismo. Da uno studio organizzato dall’ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e Ricerca Ambientale) nel 2005, emerge come durante gli ultimi 40-50 anni la Sardegna abbia perso superfici di spiaggia lungo circa 107 chilometri di costa. Sulle azioni da intraprendere per arginare gli effetti del cambiamento climatico e su altre tematiche ambientali abbiamo sentito Gianni Lampis, assessore regionale all’Ambiente.
Quali sono le principali emergenze ambientali che riguardano la Sardegna?
L’Isola risentirà sempre più degli effetti del cambiamento climatico, per cui è necessario dotarsi di strumenti e strutture efficaci. Nel 2019 è stata adottata la strategia di adattamento ai cambiamenti climatici, riconosciuta su scala nazionale, le cui azioni sono rivolte anche a contrastare il fenomeno dell’erosione costiera, quello degli incendi, legato anch’esso a fattori climatici, e altre calamità, come il dissesto idrogeologico. Nei prossimi anni la Regione lavorerà per portare la strategia a piena attuazione e per questo abbiamo individuato accordi con gli Enti Locali, modalità per potenziare le strutture tecniche e gli strumenti disponibili.
Per contrastare il cambiamento climatico è necessario tener conto anche dell’aspetto energetico.
È un tema chiave per il benessere dell’ambiente. È necessario passare a un nuovo modello energetico che punti alla promozione delle fonti rinnovabili e che concili la necessità di abbattere le emissioni di anidride carbonica con quella di tutela dell’ambiente e del paesaggio della Sardegna. Occorre sostenere tutte le azioni finalizzate al risparmio energetico e quelle volte a una diffusione capillare di piccoli impianti sostenibili per la produzione di energia.
Vi è il problema dei siti inquinati?
Sì. Stiamo mettendo in campo progetti di bonifica o messa in sicurezza territoriale delle aree colpite al fine di salvaguardare la salute dei cittadini e dell’ambiente, per creare occasioni di sviluppo sostenibile.
In che modo l’Assessorato all’Ambiente sta cercando di portare avanti la valorizzazione del territorio e la sua tutela?
Ci sono diverse modalità: in primo luogo con una politica attiva di sostegno alle aree protette della Regione, costituite dai parchi nazionali e regionali, dalle aree marine protette, dai monumenti naturali e dai siti di Rete Natura 2000. A breve sarà istituita con Decreto Ministeriale l’Area Marina di Capo Spartivento nel comune di Domus de Maria. L’attività di valorizzazione dell’ambiente si concretizza tramite linee di finanziamento provenienti dall’Unione Europea e dalla Regione, volte a tutelare la biodiversità, come, per esempio, la sistemazione di passerelle per evitare il calpestio delle dune o l’eradicazione di specie invasive; la creazione di sentieri naturalistici, utili per la valorizzazione e la fruizione del patrimonio ambientale. Per questi progetti sono stati stanziati sia finanziamenti del Por Fesr 2014-2020, ossia del Fondo europeo di sviluppo regionale, sia fondi del bilancio regionale.
Avete come riferimento anche l’Agenda 2030 dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per lo sviluppo sostenibile?
Certamente. Si tratta di un programma d’azione per le persone, il pianeta, e la prosperità sottoscritto nel 2015 dai governi membri. In riferimento all’Agenda 2030, la Sardegna è impegnata nell’ambito dello sviluppo sostenibile anche attraverso il cosiddetto Programma Regionale di Sviluppo, le cui politiche devono contemplare aspetti importanti quali la vita umana, quella del pianeta, la salute e il benessere delle persone, l’istruzione di qualità. Il tutto ha lo scopo di garantire crescita economica, lavoro dignitoso, e ovviamente la lotta ai cambiamenti climatici. Tutelare l’ambiente significa tener conto della complessità delle dinamiche d’uso del territorio e delle interrelazioni tra le sfere ambientali, sociali ed economiche, mettendo a valore le risorse identitarie delle nostre comunità. Come assessorato stiamo coordinando un gruppo di lavoro composto da tutti gli assessorati e dalle agenzie regionali. Il gruppo sta ultimando un documento preliminare della strategia regionale per lo sviluppo sostenibile. Una volta concluso, esso costituirà la base per attivare tutte le istituzioni locali, la società civile, il mondo dell’associazionismo, la scuola e le università, e tutti i soggetti che vorranno collaborare ad arricchire la strategia.
Il periodo del lockdown ha portato vantaggi all’ambiente?
Durante questo periodo i sistemi automatici di monitoraggio della qualità dell’aria hanno riscontrato una significativa riduzione della concentrazione di quasi tutti gli inquinanti. A beneficiarne sono stati soprattutto i centri urbani che hanno visto diminuire la concentrazione degli inquinanti associati alle emissioni dei gas di scarico dei veicoli. Del lockdown ne hanno tratto giovamento la natura e le specie faunistiche, che hanno potuto godere di un periodo di tranquillità probabilmente irripetibile. Non dobbiamo scordare che, a fronte di un segnale positivo, il lockdown ha generato ripercussioni tremende sull’economia e sulla società. L’esperienza di questi mesi credo, comunque, possa essere utile per una riflessione sulla sostenibilità del nostro tenore di vita e sui necessari correttivi da attuare.
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