In breve:

Amalia Usai. Una madre per i sacerdoti

Amalia Usai

di Michele Loi.

Chi vive per sé perde tutto. Chi vive per gli altri, donando la sua vita, questi diventa grande. Questi valorizza il tempo e l’eternità

Sono parole di Don Stefano Lamera, sacerdote della famiglia paolina, le cui meditazioni Amalia ha fedelmente trascritto per oltre 30 anni, e che si leggono nell’ultima copia del foglio “Ancilla Domini”, che puntualmente, con materna premura, mi inviava. In queste parole, mi sembra davvero di potere leggere il suo testamento spirituale. Amalia non ci scriverà più, ma quello che più conta, al termine della nostra vita, è, come ebbe a dire Papa Benedetto XVI, «ciò che avremo scritto nelle nostre anime immortali».

La notizia della sua morte improvvisa, lo scorso 6 dicembre, ci lascia certo smarriti, come quando viene a mancare una mamma, una sorella, una maestra di vita. Nel contempo, tuttavia, ci accompagna una grande serenità, unita alla certezza di avere acquistato, presso Dio, qualcuno che penserà e intercederà per noi.

La sua formazione cristiana inizia in famiglia, a Talana, in un ambiente profondamente credente, che darà alla Chiesa ben tre vocazioni religiose e una nel ministero ordinato del diaconato permanente. Prosegue in parrocchia, alla scuola di quel santo sacerdote che fu Don Emanuele Cabiddu, parroco di Santa Marta negli anni della sua giovinezza, grande formatore di anime, per il quale Amalia conserverà sempre grande venerazione e gratitudine. In seguito, durante il periodo degli studi magistrali a Cagliari, presso l’asilo della marina, ebbe modo di conoscere ed entrare in confidenza con Suor Teresa Tambelli, la venerata madre dei piccoli abbandonati di Cagliari, per la quale oggi è in corso la causa di beatificazione, prosecutrice dell’opera della Beata Suor Giuseppina Nicoli.

Decisiva però, fu senza dubbio, per la sua crescita umana e spirituale, l’incontro con la famiglia paolina, fondata dal Beato Giacomo Alberione, e in particolare, con don Stefano Lamera, con cui diede vita all’Associazione “Ancilla Domini”, per la cura e assistenza spirituale e materiale dei sacerdoti. Questa associazione laicale, ispirata agli insegnamenti sulla donna associata allo zelo sacerdotale, del fondatore della stessa famiglia paolina, fu approvata dal Vescovo di Trieste, Eugenio Ravignani, il 1 giugno 1997.

In questo nuovo compito, Amalia profuse, senza risparmio, le sue grandi doti di mente e di cuore. Il sacerdote era davvero per lei “Alter Christus”, per il quale pregare e offrire letteralmente la vita. Certamente Amalia ricordava l’esempio di Santa Teresa di Gesù Bambino; per i sacerdoti pregava, di giorno e di notte. Per loro preparava da mangiare, li visitava quando erano malati, offriva una fattiva e costante collaborazione in tutte le iniziative di apostolato, faceva penitenza e faceva celebrare le Sante. Messe quando il Signore li chiamava a sé. Era per loro una vera madre, la collaboratrice che tutti vorrebbero avere in parrocchia, la consigliera saggia che sapeva giudicare, con la luce di Dio, persone e avvenimenti.

La sua intelligenza acuta era sempre aperta alla relazione con l’altro, all’amicizia sincera e disinteressata, all’attenzione che sapeva intuire e prevenire, con premura, le necessità dei fratelli. Aveva sempre la battuta pronta, in grado di smorzare situazioni di tensione o di imbarazzo, e di ristabilire un clima sereno e costruttivo.

La sua singolare testimonianza di totale corrispondenza alla Grazia e di amore appassionato alla Chiesa e ai sacerdoti, non può essere dimenticata. In questo anno in cui la Diocesi d’Ogliastra festeggia e celebra i 200 anni dalla sua fondazione, sono convinto che uno dei frutti più belli della nostra santa e amata Chiesa, sia proprio la vita totalmente donata di Amalia Usai.

Nel suo feretro ho voluto deporre una stola e un purificatoio, in segno di gratitudine, a nome di tutti i sacerdoti, per cui lei si è offerta senza risparmio, come una vera madre.

 

 

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