a cura di Augusta Cabras.
Quando nasce il suo impegno per i bambini? C’è stato un evento che ha portato il suo essere sacerdote verso questa missione?
Sono stato formato nella Chiesa Cattolica fin da bambino. Ora ho 58 anni, da oltre 30 sono sacerdote, ma fin da adolescente ho avuto una sensibilità che mi ha portato verso i più deboli. Facevo servizio nei doposcuola e negli orfanotrofi e lì mi sorgevanomolte domande: come è possibile che questi bambini siano soli? Questa sensibilità è stata rivoluzionaria nel bene. Mi sono formato nel magistero di Giovanni Paolo II ed è stata determinante l’amicizia con don Oreste Benzi, don Ciotti, don Giussani. Da tutti loro sono stato forgiato nell’impegno per i sofferenti. Dopo la mia ordinazione il vescovo mi ha mandato in una parrocchia di periferia della diocesi di Noto, ad Avola, e lì mi sono imbattuto in storie di bambini. Bambini che mi dicevano: abbiamo fatto le cose dei grandi! o si verificavano suicidi di ragazzini o tentati omicidi di bambini. Una situazione indicibile. Poi negli anni ‘90, ebbi, forse tra i primi, un collegamento a Internet e tra il ‘90 e ‘91 mi sono imbattuto in immagini pedopornografiche. A quel punto le alternative erano due: o chiudere il Pc e far finta di nulla o agire. Ho scelto di agire, in un momento storico in cui nessuno parlava di abuso, in cui non esisteva né la polizia postale né una legge. Da lì inizia questo cammino fatto di grandi difficoltà. Perché mettere le mani nel letamaio, con coloro che producono il letame, richiede continuamente un atto di purificazione e di pulizia. A quel tempo, anche chi doveva aiutarci ci prese a pesci in faccia. La prima mozione al mondo che si è occupata di pedopornografia e pedofilia, votata da un parlamento democraticamente eletto, che fu quello italiano, porta il mio nome. Era il 1997. Questo per dire che quando uno vede nei bambini sofferenti il volto di Gesù, non può fare altro che impegnarsi. La mia storia è innestata dallo Spirito Santo.
A chi le chiede dove sia Dio mentre i bambini subiscono violenza, lei cosa risponde?
Dio accoglie il grido dei sofferenti. Gli angeli davanti a lui gridano il dolore di questa violenza e Dio si è stancato. Abbiamo, nel mondo, 1 miliardo e 400 milioni di minori maltrattati, abusati e dimenticati, su una popolazione di minori di 2 miliardi e 300 milioni. Dio è Padre e ascolta il grido dei bambini. Anche noi con l’associazione Meter ci mettiamo in ascolto e gridiamo a Dio nostro Padre perché intervenga, ci aiuti, ci sostenga, ci illumini in mezzo a tanta indifferenza e in mezzo a chi nega ancora oggi gli abusi.
Sentite attorno a voi indifferenza?
Tante volte ci sentiamo soli, inermi, affaticati. Negli ultimi vent’anni abbiamo fatto oltre 65mila segnalazioni alla polizia postale, per un volume di circolazione di materiale che ormai è inquantificabile. Centinaia di milioni di immagini a cui corrispondono centinaia di milioni di bambini abusati. Solo in Europa ci sono circa 19 milioni di bambini abusati sessualmente. Di fronte a questo però non stiamo fermi, ci esponiamo, denunciamo, segnaliamo. Nonostante l’orda di chi ci rema contro.
Ma chi rema contro?
I negazionisti dell’abuso, coloro che vogliono normalizzare la pedofilia intendendola come un orientamento sessuale, coloro che sono convinti che l’abuso poi venga dimenticato dal bambino. L’abuso invece uccide i bambini. Papa Francesco lo ha definito un omicidio psicologico. Rema contro chi non vuole affrontare il problema. Ma il problema esiste ed è gravissimo, nella società, ma anche nella Chiesa, che ora sta cercando di dare risposte chiare e certe. Perché è intollerabile che al suo interno ci siano persone che compiono questi atti. È inaccettabile.
Chi invece vi supporta?
Tanti. Il nostro Vescovo, tutta la Diocesi, la Cei, i tanti amici sparsi in tutto il mondo. Siamo una grandissima famiglia. Questa è una lotta e se si sta insieme si vince, da soli si perde.
Questo è il messaggio che voglio dare: di fronte a un problema globale, bisogna rispondere in modo globale, in amicizia e senza frantumazioni.
L’Associazione Meter che lei ha fondato, si occupa della denuncia ma anche di accompagnare le vittime nel percorso di liberazione.
Sì. Abbiamo aiutato oltre 1800 vittime. Meter ha diversi servizi: il centro d’ascolto che accoglie, ascolta e accompagna dal punto di vista psicologico e psicoterapeutico le vittime degli abusi; ha un polo formativo per la formazione gratuita di migliaia di operatori impegnati nella prevenzione degli abusi e nella lotta contro gli abusi e un centro polifunzionale. Facciamo gli incontri con gli studenti, abbiamo diverse collaborazioni con le Università, con le Diocesi, compresa quella di Nuoro. Diamo un contributo di sostanza a diversi livelli.
Cosa possiamo fare noi per proteggere i bambini dagli abusi?
Serve attenzione, vigilanza e responsabilità; serve un patto educativo tra famiglia e scuola e i soggetti che educano, serve lavorare insieme. I bambini sono il presente. Nel futuro saranno già adulti.
Come si concilia la Misericordia di Dio con la condotta di chi abusa e agisce violenza sui bambini?
Dio è misericordia, è amore sconfinato e lo manifesta tramite il suo figlio Gesù Cristo.
Però è anche vero che misericordia e giustizia si incontreranno. Dio chiede che il cuore dell’uomo cambi, si converta. Dio non può giustificare il male e invita costantemente alla conversione. La bellezza del Cristianesimo sta anche in questo: nella speranza del cambiamento.
Posso solo immaginare, ma credo non abbastanza, quanto sia doloroso per lei, ogni volta, immergersi in questo abisso. Mi chiedo come faccia a non sprofondare in questo dolore e a mantenere la purezza negli occhi e nel cuore.
Per me non è una filantropia. Per me è un servizio evangelico, è un mandato di Gesù. La mia forza è in Gesù Cristo, è nella quotidiana Eucaristia che celebro, nella preghiera della Liturgia delle Ore, la mia forza sta nell’essere prete. Essere prete ed essere un buon pastore, anche se io preferisco definirmi “un cane pastore”, io sono il cane del Buon Pastore, di Gesù, come il cane maremmano che difende gli agnellini. Sono un prete, a servizio di Gesù e della Chiesa.
“Abusi inaccettabili, per questo grido e denuncio”
a cura di Augusta Cabras.
Quando nasce il suo impegno per i bambini? C’è stato un evento che ha portato il suo essere sacerdote verso questa missione?
Sono stato formato nella Chiesa Cattolica fin da bambino. Ora ho 58 anni, da oltre 30 sono sacerdote, ma fin da adolescente ho avuto una sensibilità che mi ha portato verso i più deboli. Facevo servizio nei doposcuola e negli orfanotrofi e lì mi sorgevanomolte domande: come è possibile che questi bambini siano soli? Questa sensibilità è stata rivoluzionaria nel bene. Mi sono formato nel magistero di Giovanni Paolo II ed è stata determinante l’amicizia con don Oreste Benzi, don Ciotti, don Giussani. Da tutti loro sono stato forgiato nell’impegno per i sofferenti. Dopo la mia ordinazione il vescovo mi ha mandato in una parrocchia di periferia della diocesi di Noto, ad Avola, e lì mi sono imbattuto in storie di bambini. Bambini che mi dicevano: abbiamo fatto le cose dei grandi! o si verificavano suicidi di ragazzini o tentati omicidi di bambini. Una situazione indicibile. Poi negli anni ‘90, ebbi, forse tra i primi, un collegamento a Internet e tra il ‘90 e ‘91 mi sono imbattuto in immagini pedopornografiche. A quel punto le alternative erano due: o chiudere il Pc e far finta di nulla o agire. Ho scelto di agire, in un momento storico in cui nessuno parlava di abuso, in cui non esisteva né la polizia postale né una legge. Da lì inizia questo cammino fatto di grandi difficoltà. Perché mettere le mani nel letamaio, con coloro che producono il letame, richiede continuamente un atto di purificazione e di pulizia. A quel tempo, anche chi doveva aiutarci ci prese a pesci in faccia. La prima mozione al mondo che si è occupata di pedopornografia e pedofilia, votata da un parlamento democraticamente eletto, che fu quello italiano, porta il mio nome. Era il 1997. Questo per dire che quando uno vede nei bambini sofferenti il volto di Gesù, non può fare altro che impegnarsi. La mia storia è innestata dallo Spirito Santo.
A chi le chiede dove sia Dio mentre i bambini subiscono violenza, lei cosa risponde?
Dio accoglie il grido dei sofferenti. Gli angeli davanti a lui gridano il dolore di questa violenza e Dio si è stancato. Abbiamo, nel mondo, 1 miliardo e 400 milioni di minori maltrattati, abusati e dimenticati, su una popolazione di minori di 2 miliardi e 300 milioni. Dio è Padre e ascolta il grido dei bambini. Anche noi con l’associazione Meter ci mettiamo in ascolto e gridiamo a Dio nostro Padre perché intervenga, ci aiuti, ci sostenga, ci illumini in mezzo a tanta indifferenza e in mezzo a chi nega ancora oggi gli abusi.
Sentite attorno a voi indifferenza?
Tante volte ci sentiamo soli, inermi, affaticati. Negli ultimi vent’anni abbiamo fatto oltre 65mila segnalazioni alla polizia postale, per un volume di circolazione di materiale che ormai è inquantificabile. Centinaia di milioni di immagini a cui corrispondono centinaia di milioni di bambini abusati. Solo in Europa ci sono circa 19 milioni di bambini abusati sessualmente. Di fronte a questo però non stiamo fermi, ci esponiamo, denunciamo, segnaliamo. Nonostante l’orda di chi ci rema contro.
Ma chi rema contro?
I negazionisti dell’abuso, coloro che vogliono normalizzare la pedofilia intendendola come un orientamento sessuale, coloro che sono convinti che l’abuso poi venga dimenticato dal bambino. L’abuso invece uccide i bambini. Papa Francesco lo ha definito un omicidio psicologico. Rema contro chi non vuole affrontare il problema. Ma il problema esiste ed è gravissimo, nella società, ma anche nella Chiesa, che ora sta cercando di dare risposte chiare e certe. Perché è intollerabile che al suo interno ci siano persone che compiono questi atti. È inaccettabile.
Chi invece vi supporta?
Tanti. Il nostro Vescovo, tutta la Diocesi, la Cei, i tanti amici sparsi in tutto il mondo. Siamo una grandissima famiglia. Questa è una lotta e se si sta insieme si vince, da soli si perde.
Questo è il messaggio che voglio dare: di fronte a un problema globale, bisogna rispondere in modo globale, in amicizia e senza frantumazioni.
L’Associazione Meter che lei ha fondato, si occupa della denuncia ma anche di accompagnare le vittime nel percorso di liberazione.
Sì. Abbiamo aiutato oltre 1800 vittime. Meter ha diversi servizi: il centro d’ascolto che accoglie, ascolta e accompagna dal punto di vista psicologico e psicoterapeutico le vittime degli abusi; ha un polo formativo per la formazione gratuita di migliaia di operatori impegnati nella prevenzione degli abusi e nella lotta contro gli abusi e un centro polifunzionale. Facciamo gli incontri con gli studenti, abbiamo diverse collaborazioni con le Università, con le Diocesi, compresa quella di Nuoro. Diamo un contributo di sostanza a diversi livelli.
Cosa possiamo fare noi per proteggere i bambini dagli abusi?
Serve attenzione, vigilanza e responsabilità; serve un patto educativo tra famiglia e scuola e i soggetti che educano, serve lavorare insieme. I bambini sono il presente. Nel futuro saranno già adulti.
Come si concilia la Misericordia di Dio con la condotta di chi abusa e agisce violenza sui bambini?
Dio è misericordia, è amore sconfinato e lo manifesta tramite il suo figlio Gesù Cristo.
Però è anche vero che misericordia e giustizia si incontreranno. Dio chiede che il cuore dell’uomo cambi, si converta. Dio non può giustificare il male e invita costantemente alla conversione. La bellezza del Cristianesimo sta anche in questo: nella speranza del cambiamento.
Posso solo immaginare, ma credo non abbastanza, quanto sia doloroso per lei, ogni volta, immergersi in questo abisso. Mi chiedo come faccia a non sprofondare in questo dolore e a mantenere la purezza negli occhi e nel cuore.
Per me non è una filantropia. Per me è un servizio evangelico, è un mandato di Gesù. La mia forza è in Gesù Cristo, è nella quotidiana Eucaristia che celebro, nella preghiera della Liturgia delle Ore, la mia forza sta nell’essere prete. Essere prete ed essere un buon pastore, anche se io preferisco definirmi “un cane pastore”, io sono il cane del Buon Pastore, di Gesù, come il cane maremmano che difende gli agnellini. Sono un prete, a servizio di Gesù e della Chiesa.