A Osini San Giorgio è uno di famiglia
di Mariapaola Piras.
Uno dei preparativi per i festeggiamenti in onore di San Giorgio Vescovo di Suelli consisteva nel cospargere il pavimento della chiesetta campestre con dei rametti di rosmarino; capita quindi, talvolta, che un pasto appena speziato risvegli sensazioni proprie di quelle giornate tanto care a noi osinesi.
Tanto care perché la festa di San Giorgio è un momento speciale dell’anno, come il Natale o la Pasqua, ma più esclusivo: la festa di San Giorgio è una festa osinese, la sentiamo nostra, con una gelosia magari inopportuna, ma forte e genuina. San Giorgio è uno di famiglia e ha la capacità, come nient’altro, di far sentire il paese intero una famiglia.
La festa si svolge nel fine settimana più vicino al 23 aprile, dal venerdì alla domenica, secondo un rituale consolidato nel corso degli anni.
Il venerdì pomeriggio, la statua viene accompagnata fino alla chiesa campestre a lui dedicata, e la domenica pomeriggio viene riportata alla chiesa parrocchiale di San Giuseppe, dove viene custodita per il resto dell’anno. Il simulacro del Santo, solitamente, viene trasportato a spalla dagli uomini del paese, più raramente è stato utilizzato un carro trainato da dei buoi.
Le due processioni, molto sentite, sono precedute dai fragorosi scoppi de is coetus, e scandite dal rosario cantato in sardo, alternato a ogni decina al suono delle tradizionali launeddas. Talvolta, ad arricchire di colori la lunga teoria di fedeli, oltre agli stendardi con immagini religiose sorretti dalle donne del paese, partecipano alla processione anche gruppi folkloristici dei paesi limitrofi.
I bambini amano precedere la processione e attenderne l’arrivo magari dietro una curva, provando a indovinare, dai suoni e dalle preghiere che si diffondono nell’aria, il momento in cui la statua del Santo comparirà davanti alla loro vista.
In particolare, la processione del venerdì vede sempre una nutrita partecipazione e diventa l’occasione, per tutti quegli osinesi che vivono lontani dal paese natale, di tornare ad assaporare questa atmosfera unica. A poche centinaia di metri dall’abitato, all’ombra dei lecci che costeggiano la strada e nascondono, a tratti, le montagne circostanti, si entra in una piccola strada che, dopo qualche decina di metri di asfalto, si trasforma in un suggestivo lastricato di pietre chiare. Di colpo gli occhi dei fedeli, attraverso i rami dei ciliegi, possono respirare l’ampio e suggestivo panorama della valle del rio Pardu; e ancora, sul dolce pendio della montagna, si scorge a un tratto l’arco in pietra, appesantito e segnato dall’età, ma allo stesso tempo antico testimone del passaggio di innumerevoli generazioni di fedeli. Attraverso l’arco si accede all’area circostante la chiesa, fatta di verdi prati, lunghe tavolate, un grande spiazzo circolare in cemento in cui la gente, terminate le funzioni religiose, accompagnata dal suono della fisarmonica, si concede qualche ballo sardo.
La presenza, viva e tangibile, del Santo nella storia della comunità è senza ombra di dubbio l’elemento fondante e costitutivo del forte legame di Osini e della sua gente con il Vescovo di Suelli.
Giorgio, nato a Cagliari alla fine del XI secolo, in una famiglia di servi della gleba di una nobildonna, ottenne da questa la libertà per dedicarsi alla carriera ecclesiastica. Già all’età di ventidue anni divenne vescovo di Suelli. Nel territorio della diocesi ricadeva anche la comunità di Osini e il resto dell’Ogliastra. Durante una visita pastorale, il Santo lasciò tanti e tali segni in tutto il territorio che nemmeno il trascorrere del tempo è riuscito a offuscarne il ricordo.
Sono ricordati i miracoli a lui attribuiti a Lotzorai, dove resuscitò un ragazzo, e a Urzulei, dove restituì la vista a un cieco.
Per quanto riguarda Osini, la narrazione di come – sensibile alle difficoltà a cui i viaggiatori andavano incontro nel viaggio tra l’Ogliastra e la sede diocesana, a causa della presenza delle imponenti montagne che complicavano il percorso – con le sue preghiere abbia ottenuto la miracolosa apertura di un passaggio tra le ripide pareti di Taccu, è vivida nella tradizione della comunità.
Tra l’altro, il fatto che questo passaggio, il cosiddetto Passo (o scala) di San Giorgio, sia anche uno degli elementi di risalto nel ricco quadro di bellezze naturali e paesaggistiche del paese, punto di partenza per chi poi voglia visitare la montagna che da lì si espande, ha senza dubbio contribuito a rafforzare la sua importanza per gli osinesi.
Come questa strada, che il Santo ha voluto lasciare in dono al popolo ogliastrino al fine di poterne alleggerirne il faticoso cammino, ancora oggi è chiaro segno della sua carità, così la sua figura rimane un punto di riferimento e di conforto per tutta la comunità di Osini. È tale anche per quegli osinesi che, allontanati dalle necessità del lavoro, ricordano con un affetto raro il loro paese d’origine, e ogni anno, in aprile, dentro di loro riservano un affettuoso e nostalgico pensiero per la festa di San Giorgio.
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