Qualsiasi cosa vi dica, fatela»
di don Virgilio Mura
Ufficio della Pastorale della Salute
“Ci fu uno sposalizio a Cana di Galilea e c’era la madre di Gesù. Fu invitato alle nozze anche Gesù con i suoi discepoli. Nel frattempo, venuto a mancare il vino, la madre di Gesù gli disse: «Non hanno più vino». E Gesù rispose: «Che ho da fare con te, o donna? Non è ancora giunta la mia ora». La madre dice ai servi: «Fate quello che vi dirà». Vi erano là sei giare di pietra per la purificazione dei Giudei, contenenti ciascuna due o tre barili. E Gesù disse loro: «Riempite d’acqua le giare» e le riempirono fino all’orlo. Disse loro di nuovo: «Ora attingete e portatene al maestro di tavola». Ed essi gliene portarono”. (Gv. 2,1-8)
Nel brano evangelico delle nozze di Cana, la Madre di Gesù dice ai servi: «Qualsiasi cosa vi dica, fatela». Le parole pronunciate da Maria ci ricordano l’essenziale: ascoltare Gesù, affidarsi a Lui via, verità e vita. I Vangeli narrano sovente l’attenzione di Gesù per i malati verso i quali provava autentica compassione. Culmine della sua vicinanza all’umanità sofferente è stata la sua morte in croce, mediante la quale ha guarito definitivamente la nostra morte e ogni nostra malattia. Lui, che è Dio, non poteva dimostrare in un modo più grande il suo Amore misericordioso per noi.
«In questa Giornata Mondiale del Malato – scrive Papa Francesco – possiamo chiedere a Gesù misericordioso, attraverso l’intercessione di Maria, Madre sua e nostra, che conceda a tutti noi questa disposizione al servizio dei bisognosi, e concretamente dei nostri fratelli e delle nostre sorelle malati. Talvolta questo servizio può risultare faticoso, pesante, ma siamo certi che il Signore non mancherà di trasformare il nostro sforzo umano in qualcosa di divino. Anche noi possiamo essere mani, braccia, cuori che aiutano Dio a compiere i suoi prodigi, spesso nascosti. Anche noi, sani o malati, possiamo offrire le nostre fatiche e sofferenze come quell’acqua che riempì le anfore alle nozze di Cana e fu trasformata nel vino più buono. Con l’aiuto discreto a chi soffre, così come nella malattia, si prende sulle proprie spalle la croce di ogni giorno e si segue il Maestro; e anche se l’incontro con la sofferenza sarà sempre un mistero, Gesù ci aiuta a svelarne il senso».
La misericordia non è solo sentimento interiore, ma si traduce in fatti, in gesti concreti di compassione. Per questo Gesù invita il dottore della legge a cui ha narrato la parabola del buon samaritano: «Va e anche tu fa’ lo stesso» (Lc 10 ,37).
La misericordia di Dio non è un’idea astratta, ma una realtà concreta con cui Egli rivela il suo amore come quello di un padre e di una madre che si commuovono dal profondo delle viscere per il proprio figlio. Gesù di Nazareth con la sua parola, con i suoi gesti e con tutta la sua persona rivela la misericordia di Dio. Egli l’ha narrata vivendola nel suo corpo, facendola nelle sue azioni, piegandosi amorevolmente su ogni forma di miseria umana, verso tutti coloro che fisicamente o moralmente avevano bisogno di pietà, di compassione, di presenza, di aiuto, di sostegno, di comprensione, di perdono.
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