In breve:

Il vescovo a Gairo. “Non rassegnatevi al male”

Gairo

di Augusta Cabras

“Non rassegnatevi al male. Non accettate che sia la violenza a distruggere le famiglie e ad alimentare contrapposizioni e brutalità. Lottiamo perché chi nasce e vive a Gairo abbia esempi illuminati di vita e di fede. E diciamo insieme basta a questi omicidi, che stanno stravolgendo un paese e che ne stanno rovinando immagine e futuro”.
É questo l’invito accorato del vescovo Antonello Mura alla comunità di Gairo sconvolta nuovamente e per la terza volta in poco più di un anno, dalla morte di un suo figlio, Simone Piras, 32 anni, caduto per mano assassina. É un altro delitto che porta con sé dolore e tristezza per una vita spezzata, per una moglie troppo presto diventata vedova e per tre figli per sempre segnati da una tragedia immensa. É un dolore che scuote la coscienza di tutti gli uomini di buona volontà, che non vogliono lasciarsi sopraffare dal male, che rifiutano la vendetta, che spezzano la spirale dell’odio e della violenza percorrendo così l’unica via che permette agli uomini e alle comunità di salvarsi.
Non può esserci, infatti, giustificazione alcuna a tanta efferatezza, non può esserci neppure un errore così grande da dover essere pagato con il sangue. Non può e non deve esserci. Ci devono essere invece vie e soluzioni pacifiche che risolvano anche questioni complesse. Ci devono essere percorsi di pace anche quando sembra impossibile superare rancori e inimicizie. Perché sangue non chiami altro sangue. Perché nessuno pianga ancora per i figli assassinati e per i figli assassini. Assassini chiamati a rispondere davanti a Dio e agli uomini della propria condotta.
Nella sua lettera indirizzata a don Tito Pilia, parroco della Parrocchia di Sant’Elena Imperatrice e a tutta la comunità , il nostro Vescovo scrive ancora: “Chi ha colpito Simone in maniera così spietata ne risponderà a Dio, perché la vita ha un valore così grande che nessuna giustificazione è consentita per chi osa sopprimerla con questa violenza. Prego per chi in modo nascosto e crudele ha assassinato la vita di Simone. Se credente, chieda in ginocchio la Misericordia di Dio, così come – di fronte alla giustizia umana – potrà ricostruire la sua vita solo riconoscendo il delitto commesso”.
Il delitto semina dolore e disperazione nei familiari delle vittime e nei carnefici, tormentati da un gesto che non lascia possibilità alcuna, se non quella del pentimento. In quest’anno speciale ci auguriamo che il cuore indurito dal male e dalla paura possa essere accolto e trasformato dal Dio di Misericordia e il dolore delle vittime lenito e orientato al perdono.

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