“Troverete un bimbo avvolto in fasce…”
di Maurizio Picchedda
“C’erano in quella regione alcuni pastori che, pernottando all’aperto, vegliavano tutta la notte facendo la guardia al loro gregge. Un angelo del Signore si presentò a loro e la gloria del Signore li avvolse di luce. Essi furono presi da grande timore, ma l’angelo disse loro: «Non temete: ecco, vi annuncio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore. Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia”. (Lc. 2,8-12)
La notte di Natale è una notte particolare. Per noi cristiani è una delle notti più belle di tutto l’anno liturgico insieme alla notte della veglia di Pasqua. Per la maggior parte dei cristiani il Natale è la festa cristiana per eccellenza, ma in realtà è la Pasqua il centro dell’anno liturgico. Per qualcuno sembrerà strano ma è la Pasqua che illumina la notte di Natale. Si, perché se Cristo non fosse risorto nessuno avrebbe mai ricordato la sua nascita. In fondo, Gesù bambino adagiato nella mangiatoia ci ricorda Gesù adagiato sulla croce. Nella mangiatoia e sulla croce c’è lo stesso mistero: la Kenosis del Figlio di Dio, il suo abbassarsi, il suo svuotamento, la sua umiltà. L’evangelista Luca non intende presentarci un resoconto fiabesco della nascita di Gesù, c’è infatti qualcosa di drammatico nel suo racconto.
Luca è uno degli evangelisti più informati dei fatti, certamente deve aver avuto notizie dalla viva voce di Maria. Prima di tutto ci fa sapere le coordinante storiche e geografiche della nascita di Gesù: non vuole fare storia in senso stretto, ma ci vuole avvisare che la vita di Gesù non è bel racconto edificante, non è per l’appunto una bella fiaba, non è neanche un mito. E’ una storia vera! La sua nascita avviene nella storia: al tempo dell’Imperatore Romano Cesare Augusto, del governatore della Siria Quirino, in una villaggio della Giudea chiamato Betlemme. Non si tratta di un invenzione di qualcuno per manipolare la gente. Gesù è meravigliosamente reale.
Nel racconto entrano in scena Maria e Giuseppe. E’ una famiglia povera, semplice, in loro non c’è nulla di altisonante, eppure sono i custodi della salvezza del mondo. Niente di regale eppure sono la famiglia del Re dei Re. Anzi Luca ce li descrive come gli esponenti di quella povera gente umiliata dai capricci dei potenti. Devono infatti sottostare ad un viaggio lungo e pericoloso per obbedire al censimento voluto dall’Imperatore, forse per fare i conti delle tasse da dover riscuotere. Giuseppe e Maria non protestano, si mettono in viaggio. Proprio a Betlemme, il paese di origine di Giuseppe, nasce Gesù. Dove poteva nascere se non a Betlemme, il Messia? Si adempie così la Scrittura.
Luca è estremamente sintetico, nessuno commento. “Diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo pose in una mangiatoria”. Nel racconto non c’è niente di miracoloso, di fantasmagorico. Gesù nasce senza clamori, senza squilli di tromba. Nella grotta di Betlemme tutto è semplicità, tutto è povertà. Ma è proprio questa semplicità e povertà che ci rapisce il cuore e ci fa intuire che li, in quella grotta, c’è Dio. Luca non si dimentica di un particolare, che in questa notte, riecheggia nelle nostre chiese: non c’era posto per loro nell’alloggio. Questo particolare è solo cronaca? O è pura attualità nei nostri giorni? Gesù, forse, non trova ancora posto nei cuori di tanta gente.
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