In breve:

“Amate il forestiero …”

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di Efisio Meloni
“L’amore fraterno resti saldo. Non dimenticate l’ospitalità; alcuni, praticandola, senza saperlo hanno accolto degli angeli. Non dimenticatevi della beneficenza e della comunione dei beni, perché di tali sacrifici il Signore si compiace” (Eb 13,1-2.16).

Il capitolo 13 della lettera agli Ebrei contiene varie raccomandazioni, ammonizioni e consigli sull’agire cristiano. L’invito a celebrare un culto gradito a Dio, fatto in precedenza (cfr. 12,28), è seguito da norme piuttosto particolareggiate sulla vita di carità. L’intenzione dall’Autore è quella di legare il culto alla vita sottolineato peraltro dal v. 16. L’invito a rendere un culto gradito a Dio si esplicita in direttive precise sulla vita di carità.
L’ospitalità di cui parla il v. 2 non indica solo l’accoglienza generosa dell’ospite di passaggio ma l’atteggiamento religioso del cristiano che sa riconoscere nel fratello, chiunque esso sia, pellegrino o straniero, Dio stesso. Per la Scrittura lo straniero è colui che gode della speciale protezione divina «perché il Signore, vostro Dio, è il Dio degli dèi, il Signore dei signori, il Dio grande, forte e terribile, che non usa parzialità e non accetta regali, rende giustizia all’orfano e alla vedova, ama il forestiero e gli dà pane e vestito. Amate dunque il forestiero, perché anche voi foste forestieri nella terra» ( Dt 10,17-19). Un cristiano e una comunità che si aprono all’accoglienza dello straniero e del pellegrino è una comunità che si schiude per ricevere la benedizione inattesa che il “diverso” porta con sé. A questo riguardo possiamo ricordare quanto ci narrano alcuni capitoli del libro della Genesi sull’esperienza fatta da Abramo (Gen 18, 1-10) e da Lot (Gen 19,1-2) che divengono significative: accogliendo ospiti sconosciuti, «senza saperlo» (cfr. Eb13,2b), hanno aperto la porta a messaggeri di Dio.

La pratica dell’ospitalità era prassi comune e distintiva delle prime comunità cristiane con un significativo ruolo ecclesiale. Essa diventava un elemento prezioso per la diffusione dell’annuncio del Vangelo.

La Scrittura ci mostra come, anche per noi oggi, l’accoglienza dello straniero può diventare, oltre che un esercizio delle opere di misericordia corporale, occasione di annuncio del Vangelo.

Eloquenti sono le parole usate dal papa nell’esortazione Evangelii gaudium «Gesù, l’evangelizzatore per eccellenza e il Vangelo in persona, si identifica specialmente con i più piccoli. Questo ci ricorda che tutti noi cristiani siamo chiamati a prenderci cura dei più fragili della Terra. Chiediamo al Signore che ci faccia comprendere la legge dell’amore. Che buona cosa è avere questa legge! Quanto ci fa bene amarci gli uni gli altri al di là di tutto!».

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