Dentro l’Archivio storico diocesano di Sassari

a cura di Gian Luisa Carracoi.
Storico della Chiesa, Direttore dell’Archivio Storico Diocesano di Sassari, nonché responsabile dell’Ufficio diocesano dei Beni Culturali dal 2005 al 2021, Mons. Giancarlo Zichi ha ricoperto diversi incarichi, tra i quali vicario episcopale per il laicato, delegato vescovile della consulta delle associazioni laicali, assistente diocesano dell’Azione Cattolica.
Autore di numerosi studi e pubblicazioni scientifiche sulla storia della Chiesa in Sardegna, di cui ricordiamo: Sorres e la sua diocesi; Gli Statuti conciliari sardi del legato pontificio Goffredo dei Prefetti di Vico (a. 1226); Il Circolo Silvio Pellico dal 1905 al 1930; Le riforme sabaude nel carteggio inedito tra il ministro Bogino e l’arcivescovo di Sassari Viancino (1763-1772); Santità simulata nella Sardegna del primo Ottocento. Il bizzarro caso di suor Maria Rosa Serra di Ozieri; L’abate vallombrosano di San Michele di Salvennor. Liturgie, attività pastorali di Adriano Caprari (1549-1607) e l’ultimo saggio, L’Azione Cattolica a Ossi fra passato e presente. Vicende e personaggi in 120 anni di storia.
Luminoso esempio di un immenso amore per Cristo e la sua Chiesa che don Giancarlo ha espresso e condiviso in sessantuno anni di sacerdozio vissuti in pienezza.
A che età ha sentito la chiamata al sacerdozio e qual è stato il suo percorso religioso e culturale?
Avevo tra i nove e i dieci anni quando ho svelato ai miei genitori e a mia zia, pia donna di A.C., il mio desiderio di diventare sacerdote. All’età di 11 anni sono entrato in seminario a Sassari dove ho frequentato anche il ginnasio, mentre a Cuglieri ho seguito il liceo e il corso filosofico-teologico. Terminato questo percorso non ero ancora pienamente soddisfatto, volevo approfondire di più la teologia e così, nel 1963, dopo aver celebrato la prima Messa, chiesi all’Arcivescovo don Paolo Carta di inviarmi a Roma per frequentare il V e VI anno di perfezionamento di Teologia presso la Pontificia Università Lateranense.
Era il periodo in cui si stava svolgendo il Concilio Vaticano II e questa esperienza, a contatto con docenti preparatissimi e dalla grande apertura culturale, è stata per me una grande opportunità.
Portati a termine questi due anni sono rientrato in diocesi e per volontà dell’Arcivescovo ho svolto il mio servizio sacerdotale a Sassari nella parrocchia di San Nicola e poi al Mater Ecclesiae.
Nel frattempo, per un desiderio culturale personale, mi sono iscritto alla facoltà di Lettere a Genova e nel 1973 ho conseguito la laurea, ma avevo nel cuore la grande passione per i documenti antichi, e desideravo continuare la scuola di archivistica, paleografia e diplomatica pontificia, così nel 1980 mi sono iscritto all’Archivio Apostolico Vaticano frequentando per due anni le lezioni e conseguendo il diploma. Tutto questo mi ha condotto sempre più verso la professione che mi è stata indicata dall’Arcivescovo Salvatore Isgrò, ossia quella di istituire l’Archivio Storico Diocesano di Sassari. Ci siamo riusciti, a gloria di Dio e della santa Chiesa. Era il 21 giugno 1984.
Qual era lo stato dei Fondi Archivistici della Diocesi ieri, e oggi?
L’Archivio prima non esisteva, i documenti erano sparsi qua e là in diversi ambienti della Curia. Con l’approvazione dell’Arcivescovo Salvatore Isgrò iniziai a raccogliere i documenti dalle parrocchie, i primi Quinque Libri e i documenti del Capitolo, ma l’ambiente in cui iniziammo a custodirli non era abbastanza adeguato. Era un locale dell’episcopio, ex casa dei custodi dell’arcivescovo, umida e oscura. Con la presenza e l’aiuto della divina Provvidenza e grazie alla collaborazione della Regione Sardegna è stato possibile provvedere alla microfilmatura e successivamente alla digitalizzazione dei Quinque Libri, di alcune tra le serie più importanti del fondo Capitolare e del fondo Arcivescovile, dei sinodi sardi e di circa trecento pergamene. Oltre a questi, nell’archivio è custodito il Fondo del Tribunale Ecclesiastico e altri versamenti tra i quali il prezioso fondo dell’arcivescovo piemontese Giulio Cesare Viancino.
Pian piano, nonostante le difficoltà, l’Archivio è stato aperto al pubblico. Abbiamo iniziato ad accogliere i primi studiosi e a pubblicare i primi volumi.
Dopo la morte nel 2004 dell’Arcivescovo Isgrò, feci presente al suo successore, l’Arcivescovo Paolo Atzei, che era necessario trasferire tutti i documenti d’archivio in un edificio più salubre. Così il 17 dicembre 2016, l’Archivio fu trasferito nel palazzo del Collegio Mazzotti, un edificio storico risalente agli anni Cinquanta, sito in piazza Duomo, nel centro della città di Sassari. Oggi, dopo il restauro dell’edificio, l’Archivio risulta una struttura molto accogliente e con un ottimo servizio di consultazione, frequentato da studiosi, ma soprattutto da chi vuole fare ricerca genealogica.
Nel suo cammino ci sono state delle figure molto importanti. Quali?
Da assistente della Fuci turritana e dei laureati cattolici mi sono avvicinato moltissimo alla figura di Paolo VI. Fu il suo discorso agli archivisti ecclesiastici pronunciato il 26 settembre 1963 a donarmi la carica di perseverare nella mia passione per la ricerca archivistica sotto la luce della Fede. «È il Cristo che opera nel tempo e che scrive, proprio lui, la sua storia, sì che i nostri brani di carta sono echi e vestigia di questo passaggio del Signore Gesù nel mondo. Ed ecco che, allora, l’avere il culto di queste carte, dei documenti, degli archivi, vuol dire, di riflesso, avere il culto di Cristo, avere il senso della Chiesa, dare a noi stessi, dare a chi verrà la storia del passaggio di questa fase di “transitus Domini” nel mondo».
Altra figura molto preziosa per il mio cammino è stata quella di Monsignor Selis. Quando io frequentavo il corso di Paleografia e Diplomatica in Vaticano, venivo da lui invitato presso l’Istituto Manzella per il pranzo fraterno e mi incoraggiava, oltre che nella pastorale religiosa, anche negli studi dei documenti pontifici.
La passione per lo studio dei documenti antichi è un toccasana spirituale?
Sì, un toccasana, che insieme all’attività fucina, ha conservato giovane il mio spirito rivolto all’amore della Chiesa affinché essa venga conosciuta e amata. Lo scorso 5 novembre, nell’Aula Magna dell’Università degli Studi di Sassari, si è svolta la presentazione del libro Studi di storia ecclesiastica e civile in onore di Giancarlo Zichi, evento promosso dalla Fondazione Accademia e dall’Università di Sassari. L’opera, coordinata da professor Antonello Mattone, è stata realizzata con il contribuito di illustri studiosi e archivisti. Un dono immenso che mi ha profondamente commosso.
Prendiamo in prestito l’elogio dell’arcivescovo Gian Franco Saba pronunciato in questa occasione per condividere come Mons. Zichi sia persona dal carattere amabile, studioso meticoloso e accurato, uomo luminoso che non ha mai disgiunto l’azione pastorale dall’azione culturale, lo studio sui testi dallo studio delle anime. Espressione di uno sguardo attento al passato, ma proteso al futuro.
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