In breve:

Il Natale è ancora una notizia?

Mdonna

di Mons. Antonello Mura.
Una tradizione ebraica racconta che un ragazzo, che aveva come nonno un rabbino, giocava a nascondino con un suo compagno. Si nascose accuratamente e aspettava che il suo compagno lo cercasse. Dopo aver atteso a lungo e invano, uscì dal nascondiglio ma non vide nessuno, rendendosi conto che il compagno non l’aveva mai cercato. Piangendo andò di corsa dal nonno e si lamentò del cattivo compagno di giochi. Il rabbinosi commosse e disse: «Anche Dio parla come te, e continua a dire: Io mi nascondo, ma nessuno mi vuol cercare».

A Natale, in realtà, Dio interrompe definitivamente il suo nascondimento e ci fa una sorpresa, come un innamorato alla sua sposa. E la sua gioia più grande continua ad essere quella di trovarci in attesa, sulla porta quando bussa, sentendosi dire: «Entra, ti aspettavo, non vedevo l’ora di abbracciarti, ma quanto ti sei fatto desiderare!».

Mi chiedo se il Natale di Gesù ha cessato di essere una notizia, una sorpresa per noi. Forse l’augurio più bello è quello di accorgerci che qualcosa di nuovo può accadere nella nostra vita, non preventivato o scontato. Accorgerci che Qualcuno scuote la monotonia dei giorni che passano, donando al tempo senso e pienezza, e facendoci riscoprire non solo noi stessi ma anche gli altri, fratelli e sorelle con i quali fraternizzare. L’invocazione più accorata del tempo di Avvento rende bene il significato dell’attesa: «Se tu squarciassi i cieli e scendessi!» (Isaia 63,19). L’Avvento ci porta il Cristo, l’esemplare modello di umanità che cerchiamo – che non dovremo smettere di cercare – perché l’avventura umana più bella (e difficile) rimane quella di riuscire ad entrare con la nostra umanità nella sua, che è divina. Tutto questo, ancora una volta, ci offre l’opportunità di un inizio nuovo, di un cammino che recuperi umanità, quella di Gesù, alla nostra umanità.

Come i pastori nella notte di Betlemme dovremo svegliarci dal nostro dormiveglia, lasciandoci raggiugere dalla Parola che apre uno squarcio nel nostro buio: «È nato per voi il Salvatore!». Il racconto della nascita di Gesù ebbe il suo inizio così. E da lì potremo ripartire anche noi: ricominciando a raccontare l’inaudito, l’amore impensabile di Dio. L’opportunità più grande è recuperare Gesù e il suo Vangelo nella nostra vita, perché lui ci ha parlato di un Dio che non si nasconde. «Se tu squarciassi i cieli e scendessi!».

Questa è la speranza che siamo chiamati a condividere, perché avvenga di più e meglio nella nostra vita e in quella del mondo. Quella speranza che riassume bene tutto l’Avvento. «È la speranza che mi commuove – così Pèguy fa parlare Dio Padre – io mi commuovo non tanto perché credono, perché credere è di tutti, ma che i miei figli sperino, questo mi commuove». Buon Natale!

 

✠ Antonello Mura

 

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