In breve:

Portuland

Portuland

di Fabiana Carta.

Nella pineta di Arbatax, tre anni fa, Serena Pili apre il primo Parco Avventura in Ogliastra. Un modo per entrare in contatto con la natura, per misurarsi con sé stessi e con gli altri, per rafforzare il rapporto adulto-bambino, per mettersi in gioco e sperimentare il senso del limite. Tra divertimento e crescita

Non chiamatelo parco giochi. Potrebbe addirittura essere una metafora della vita stessa: si impara ad accettare, affrontare e superare i rischi (dove il rischio non è un limite, ma un incentivo), i pericoli e gli sforzi; si impara il rispetto delle regole, la condivisione, il sostegno reciproco e si affina la capacità di risolvere i problemi.
L’idea nasce nel 2017, in seguito a una gita di famiglia in un Parco Avventura del nord Sardegna. «Avevo appena messo al mondo la mia terza figlia, nella testa e nel cuore c’era tanta voglia di buttarmi in un nuovo progetto, creare qualcosa che ancora nella nostra zona non c’era», racconta Serena Pili, 45 anni di Tortolì.

Dopo una laurea in Sociologia, conseguita all’Università di Urbino, torna in Ogliastra e comincia a lavorare con i bambini, collaborando con cooperative, centri estivi, ludoteche, asili e scuole private. Intanto la famiglia cresce e arrivano i suoi tre figli, grande fonte di ispirazione e di stimolo. «Sono loro che mi hanno dato la spinta per mettere in pratica questo progetto – spiega Serena –, quando sei un genitore ti rendi conto che le offerte rivolte alle famiglie o le attività, al di là di qualche parco giochi, sono pochissime. Così ho pensato di dedicare uno spazio speciale, la pineta di Arbatax, alla costruzione di un Parco Avventura rivolto sia ai bambini che agli adulti. Un luogo per il divertimento e lo svago, ma con una funzione didattica ed educativa».
Un Parco Avventura, nel concreto, è un insieme di percorsi sospesi a diverse quote da terra, generalmente installati su alberi ad alto fusto, in cui gli utenti possono muoversi equipaggiati con dispositivi di sicurezza come quelli usati nelle arrampicate. Dall’idea alla sua realizzazione sono trascorsi quattro anni, il tempo di documentarsi, la richiesta di autorizzazioni, il tempo necessario alle ditte specializzate per costruire i percorsi acrobatici, lo studio dei carichi da parte dell’ingegnere, l’agronomo che studia l’albero e la sua stabilità, infine il Covid.

Nel 2021 finalmente apre le porte Portuland, giocando sul nome che unisce il sardo e l’inglese. Il luogo scelto da Serena Pili non è casuale: «Io e la mia famiglia abitiamo a due passi dalla pineta di Arbatax. Negli ultimi tempi tutti abbiamo notato quanto fosse in stato di abbandono, per nulla valorizzata, per questo mi è sembrato lo spazio ideale per accogliere il Parco Avventura, oltre che per la vicinanza alla nostra casa. Soprattutto i turisti rimangono stupiti perché solitamente queste attività non sono urbane, ma sono isolate in montagna», continua. Un’area che ha ritrovato vita, animata dalle voci e dalle risate dei bambini, per la gioia di tutti i residenti.
L’obiettivo è far divertire e coinvolgere tutta la famiglia, non solo i minori, in modo che l’adulto possa condividere l’esperienza con il bambino. «I percorsi mettono un po’ alla prova la propria fisicità, ormai i bimbi non hanno più quella conoscenza del corpo che avevamo noi di una certa generazione, noto che molti faticano anche a tenere l’equilibrio. Anche queste ragioni mi hanno spinto verso questo progetto: per me il Parco Avventura è gioco, scoperta, educazione, è vivere la natura seguendo le regole, è un modo per capire i propri limiti, un modo per superare le difficoltà, scoprire nuove emozioni. Le difficoltà si possono superare da soli, oppure con la collaborazione reciproca, e tutto questo rende orgogliosi, fa crescere l’autostima», spiega Serena.

Il Parco è un lavoro stagionale, ma se ci pensiamo bene, con il nostro clima, potrebbe essere un’attività aperta in maniera costante per tutto l’anno. È quello che si augura Serena, ma probabilmente non siamo ancora pronti. Nel Nord Europa ci sono asili nido in cui i bambini dormono all’aperto, tutto l’anno, anche con 15 gradi sotto zero, dove i bambini passano la maggior parte del tempo all’aperto, tutto l’anno, con sole, pioggia, neve e ghiaccio. Quello che viene richiesto ai genitori è una lunghissima lista di vestiti da esterno e i bambini sono liberi di passare il tempo in natura e di sporcarsi, perché non è il freddo che fa ammalare. Ciò che fa ammalare sono i virus, che girano di più in spazi chiusi e affollati.
L’educazione outdoor è importantissima: rinforza il sistema immunitario, aumenta l’autostima, stimola creatività, immaginazione e fantasia e aiuta il bambino a testare limiti e capacità. Basterebbe avere un abbigliamento adatto, ma ci vuole del tempo per cambiare approccio e convinzioni educative. «La prenotazione però è sempre aperta – spiega –, creo degli eventi tematici anche durante l’inverno. E in futuro mi piacerebbe molto creare dei progetti esterni, che si legano con il Parco, ma itineranti. Poco tempo fa ho fatto un corso per diventare operatore di psicomotricità, vorrei legare anche questo aspetto al lavoro con i bambini che vengono al Parco Avventura. In futuro continuerò a formarmi perché il mio stimolo maggiore sono i miei tre figli, grazie a loro cerco sempre di non fermarmi e di essere il più dinamica possibile perché hanno bisogno di questo», conclude.

In luoghi educativi come il Parco Avventura i bambini hanno la possibilità di conoscere, vivere l’ambiente circostante attraverso un’esperienza autentica e reale, passando per la scoperta, l’esplorazione e anche il rischio, perché gestire il rischio aiuta a migliorare la capacità di superarlo o evitarlo. Magari mano nella mano.

Lascia un Commento

L'indirizzo email non verrà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

È possibile utilizzare questi tag ed attributi XHTML: <a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <strike> <strong>