In breve:

Se a fiorire è la terra di nessuno

tregua di Natale

di Claudia Carta.
Nel silenzio della notte. Non una notte qualunque. Nel vuoto di uno spazio che poi vuoto non è: filo spinato, crateri, corpi senza vita. E ancora freddo e neve evento. E poi, silenzi.
1914. Fiandre. Ypres. Settore occidentale del fronte. Non risuonano le mitragliatrici francesi, belghe, inglesi. Non rispondono quelle tedesche.
Tutto in venticinque metri. Terra di nessuno. Diffidenza. Paura. Limite.

Eppure: «Mentre osservavo il campo, i miei occhi hanno colto un bagliore nell’oscurità. A quell’ora della notte, una luce nella trincea nemica è una cosa così rara che ho passato la voce. Non avevo ancora finito che lungo tutta la linea tedesca si è accesa una luce dopo l’altra».
Una luce dopo l’altra. Lettere dal fronte: «Che cosa succederebbe se gli eserciti improvvisamente e simultaneamente incrociassero le braccia e dicessero che occorre trovare qualche altro modo per dirimere la questione?». Così Valentine Flemining, ufficiale inglese in uno scritto alla moglie.
Qualche altro modo. Benedetto XV scrive ai governi in guerra: «I cannoni possano tacere almeno nella notte in cui gli angeli cantano».
La risposta è nera come il buio. Ma non quella notte. Quella è una notte santa. «Soldato inglese, soldato inglese, buon Natale! Buon Natale!». Canta una trincea. L’altra risponde. Uomini in divisa escono senza armi. Occhi negli occhi con quelli della divisa dell’altro colore. Una mano si tende. L’altro la stringe. Il sorriso si apre. Si illuminano i volti. I bottoni della giacca. Tabacco. Sigarette. Cibo. L’elmetto. Sono i doni di questa notte.

25 dicembre. Natale del Signore 1914. Lettere dal fronte: «Penso di aver assistito a uno dei più straordinari spettacoli che chiunque abbia mai potuto vedere. Verso le 10 di stamattina stavo sbirciando sul parapetto quando ho visto un tedesco agitare le braccia e due di loro sono usciti dalle loro trincee e sono venuti verso i nostri. Stavamo per sparargli quando abbiamo visto che non avevano i fucili. Uno dei nostri uomini è uscito per incontrarli e in circa due minuti il terreno tra le due trincee era brulicante di uomini e ufficiali di entrambi i lati che si stringevano le mani e si auguravano un felice Natale».
La terra di nessuno ora canta, abbraccia pietosa, consola e prega. The power of peace in the time of war, “il potere della pace in tempo di guerra”, titolano i giornali. Solo uomini che hanno incrociato le braccia. «Questo odio, tutto questo spararsi a vicenda si è spento».

Il miracolo di Natale è l’uomo. Se solo se ne accorgesse.

Lascia un Commento

L'indirizzo email non verrà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

È possibile utilizzare questi tag ed attributi XHTML: <a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <strike> <strong>