Giovani in Caritas: una risorsa straordinaria
di Augusta Cabras.
È una storia questa che smentisce il luogo comune che vorrebbe i giovani disinteressati, privi di entusiasmo ed energie, piegati su loro stessi e sui loro smartphone.
È una storia che racconta che serve occuparsi dei giovani e fare loro proposte valide per far nascere in loro il desiderio di amicizia, condivisione e servizio, anche ai poveri
Hanno iniziato la scorsa estate. Timidamente. Con il passo calmo e leggero. In modalità “esplorazione”, con l’atteggiamento tipico dei giovani, quello che oscilla tra il desiderio e la paura del nuovo, tra la tentazione di buttarsi nella mischia e la resistenza di chi sente il giudizio altrui (soprattutto quello degli adulti), sempre sopra la testa.
Hanno lasciato per un po’ il divertimento dei tuffi nel mare cristallino delle nostre coste e il calore della sabbia e hanno fatto un’esperienza nuova, «bellissima, dicono loro.
Sono i giovani della nostra diocesi, in particolare delle parrocchie di Tortolì e Arbatax, che hanno fatto (e alcuni di loro continuano ancora oggi) un’esperienza di volontariato, di condivisione e di servizio.
«Abbiamo avuto modo di conoscere da vicino il mondo del volontariato e della Caritas – raccontano con entusiasmo – attraverso attività, laboratori, giochi e nuove esperienze che probabilmente ricorderemo a lungo. Abbiamo toccato con mano l’accoglienza e lo sforzo che la Caritas fa per aiutare le persone in difficoltà, non solo economica. Sono stati importantissimi gli incontri con i testimoni che mettono a disposizione il loro tempo e la loro esperienza, per gli altri. L’ascolto dei racconti dei volontari ci hanno permesso di imparare, conoscere e comprendere il lavoro di chi, gratuitamente, si mette a disposizione degli altri e compie il bene. Abbiamo conosciuto le storie di Stefano e Antonella, tra i primi volontari della Comunità di Sant’Egidio, di Colomba, Cristina e Alessandra, tre delle tante musiciste del Gen Verde, e abbiamo imparato che il mondo si può migliorare, a piccoli passi, mettendosi in gioco».
E se la prima giornata si è caratterizzata per essere un misto di imbarazzo e paura, di parole dette tra i denti per il rischio rappresentato dalla troppa esposizione, nei giorni successivi, il ghiaccio si è rotto, la paura si è affievolita e l’imbarazzo ha lasciato spazio alla voglia di conoscere, sperimentare e condividere. «Per allentare la tensione, il gioco e l’attività pratica sono stati fondamentali. Le ore sono trascorse in allegria, tra una sfida e l’altra. Abbiamo imparato che siamo davvero tutti “nella stessa barca” e che insieme si possono fare cose belle e utili per gli altri. Questa esperienza è stata molto interessante e formativa perché ci ha permesso di conoscere nuove persone e fare nuove amicizie. Siamo così soddisfatti che lo consigliamo a tutti i giovani. Potremmo consigliare, a chi vorrebbe ma ha qualche dubbio e qualche resistenza, di non avere paura e di non lasciare troppo spazio all’imbarazzo, ma di buttarsi, di avere coraggio, di lasciare uscire le emozioni e di trasmetterle agli altri, di coinvolgere altri amici e di aprirsi con entusiasmo, in modo da poter vivere al meglio questa esperienza di volontariato e condivisione».
I giovani, quante risorse straordinarie!
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