In breve:

Triei, la devozione mariana di s’Orroseri

S'Orroseri

di Cinzia Moro.

La prima domenica di maggio e la prima domenica di ottobre, Triei rivive l’antico rituale del Pane Benedetto de S’Orroseri, festa dedicata alla Madonna del Rosario e organizzata dall’omonima confraternita, composta attualmente da 22 membri, di cui 20 consorelle e 2 confratelli.

Il “Libro nuevo de la confradía de la Virgen del S.S. Rosario” del 1769, attesta la nascita della Confraternita della Madonna del Rosario di Triei nel 1650; in tempi più recenti invece, Tommasino Pinna, allora docente dell’Università di Sassari, condusse una preziosa ricerca etnografica durante la festa del 1987, avvalendosi delle preziose testimonianze delle consorelle e della comunità.

S’Orroseri fonda da sempre le sue radici nella devozione e mantiene salda e immutata nei secoli la sua valenza: l’ingresso in confraternita consacra l’atto votivo alla Madonna, che viene avanzato sia per volontà dei singoli membri coinvolti oppure da parte di familiari, in virtù di una grazia.

La generosa collaborazione di alcune consorelle, mi permette di tracciare un profilo ben definito dell’organizzazione della confraternita e della festa.

Emma Cabiddu e Maria Tiddia mi raccontano con commozione i motivi che le hanno portate verso il voto alla Madonna, i doveri giornalieri di una consorella, come la recita del rosario, la loro presenza durante le celebrazioni religiose più importanti e il loro ruolo nei riti funebri. Mi parlano anche delle numerose differenze con il passato, come ad esempio la presenza dei balli sardi al termine della distribuzione del pane, o di una confraternita ad ampia componente maschile fino agli anni del secondo conflitto mondiale. Fu l’inizio di un netto cambio di rotta: in un primo momento a causa del richiamo degli uomini al fronte e successivamente per l’avvio del processo migratorio degli anni Sessanta. In pochi decenni si passò da una gestione dell’organizzazione della festa completamente maschile, a una quasi esclusivamente femminile.

Attualmente la festa può essere svolta da una singola consorella, che si candida come prioressa il 2 di febbraio (in occasione della Candelora) e resta in carico un anno, oppure dall’intero gruppo della confraternita.

La festa si apre al mattino con la celebrazione liturgica e con la consegna del pane da parte della comunità: in onore della Madonna, le famiglie del paese portano a casa della prioressa un pane circolare, sa simbula, che viene preparato apposta per questa occasione. Chi dona il pane (o in alternativa una quota in denaro), viene registrato su un quaderno e al pomeriggio verrà richiamato per il ritiro del pane benedetto.

Le consorelle al mattino partecipano alla processione, alla Santa Messa ed infine a su saludu, un rito solenne e intimo allo stesso tempo, che riunisce tutti i membri della confraternita davanti alla statua di Nostra Sennora.

Flavia Murru, classe 1976, è per anagrafica la consorella più giovane e dal 2009 è entrata a far parte della confraternita. Il suo racconto dettagliato del saluto alla Madonna racchiude l’essenza intera della loro scelta votiva e della festa stessa.

A turno, seguendo un ordine gerarchico, consorelle e confratelli rinnovano tutta la loro devozione, i loro ringraziamenti e le loro intenzioni alla Vergine, recitando una preghiera dedicata esclusivamente a questo momento.

Avviene tre volte l’anno: dopo la messa della Candelora e dopo le messe delle feste di maggio e ottobre.

Anche il sacerdote ha un ruolo importante in questa giornata. Dopo la celebrazione della Santa Messa, si reca a casa della prioressa per il rito della benedizione del pane che diventa così il pane benedetto della Madonna.

Nel primo pomeriggio, la prioressa con l’aiuto della sua famiglia e delle altre consorelle, si occupa della suddivisione e della distribuzione del pane alla comunità.

Marisa Secci e Marinella Piras mi spiegano che sa simbula viene divisa prima in due parti: la metà prende il nome di sa parte de is partéris ed è destinata alla famiglia che ha portato il pane al mattino, mentre l’altra metà verrà a sua volta divisa in sa parte de is sortèras, destinata alle vedove, e sa parte kumùna, per le famiglie che non hanno potuto donare un pane intero.

Si inizia con il rito de sa parte kumùna, che prevede la disposizione lungo la strada di rami di corbezzolo, is fraskas, su cui verranno adagiati i tovaglioli in vista della distribuzione del pane. Si continua poi con la distribuzione alle vedove e alle famiglie, mentre nell’attesa le consorelle e gli organizzatori della festa offrono il pane a fette a tutti i presenti.

Lo scorso 2 ottobre, dopo due anni di sospensione a causa del Covid, la festa è tornata a vivere in (quasi) tutte le sue fasi. La prioressa è stata Lucia Sagheddu che in accordo con il fornaio ha fatto pervenire il pane già tagliato e imbustato singolarmente, rispettando così i protocolli di sicurezza sanitaria e restituendo alla comunità di Triei il tanto atteso rituale de s’Orroseri e del pane benedetto.

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