In breve:

Capelli al vento

donne-iraniane

di Claudia Carta.
Quanto è nero quel velo. Non ha grazia né leggerezza. Non fascia, ma strangola. Nero che si tinge di rosso. Legge che si fa castigo. Morale che si fa boia. E il velo diventa prigione e orrore, sudario e tomba. Dov’è, o donna, il tuo respiro?Dov’è, o donna, il tuo profumo? Dove sono i mille splendidi soli che si nascondono dietro i muri? Dov’è, o donna, il tuo nome? Masha, Hadis, Hananeh… Cento, duecento, trecento.

Un lungo, infinito velo nero si libra nell’aria e unisce le donne a Teheran. Garrisce. Bandiera di chi vuole tornare a coprirsi di libertà. Si illumina di lotta, di coraggio, dalle necropoli di Persepoli al mondo intero. Il nero partorisce luce e movimento: biondo, castano, riccio, liscio. Vita e slancio:

«Arrivo, arrivo, arrivo, / con i miei capelli, l’odore che è sotto la terra, / e i miei occhi, l’esperienza densa del buio. / Con gli arbusti che ho strappato ai boschi dietro il muro. / Arrivo, arrivo, arrivo, / e la soglia trabocca d’amore / e io ad attendere quelli che amano / e la ragazza che è ancora lì, / nella soglia traboccante d’amore, io / la saluterò di nuovo».

Quanto è dura la salita. Quanto aspra è la strada. Ma è qui che si giocano i tuoi sogni, o donna. I nostri sogni: «Nel fuoco che brucia le prigioni di stoffa / arde il coraggio delle donne dell’Iran. / Occhi nuovi salutano il sole / smarriti nell’orrore di una lunga notte. /Scoppiano sogni di libertà, / soffiano ancora i venti dell’amore / volano in alto i veli della rassegnazione / e mentre tagliano i capelli, / cantano la forza della sorellanza. / Nel grembo delle donne nasce la speranza / si nutre di eroismo, si immola, si colora, / e grida di dolore arrivano fino a Dio che oggi piange insieme a loro».

E il nero si fa azzurro e verde e giallo e canta. Incornicia occhi nuovi e nuovo sguardo, inno intonato alla brezza che soffia e lì nasconde la tua anima, o donna. Perché? Perché «la donna è colei che fa bello il mondo, che lo custodisce e mantiene in vita. Vi porta la grazia che fa nuove le cose, l’abbraccio che include, il coraggio di donarsi. La pace è donna. Nasce e rinasce dalla tenerezza delle madri. Nel racconto della Genesi la donna è tratta dalla costola dell’uomo mentre questi dorme. La donna, cioè, ha origine vicino al cuore e nel sonno, durante i sogni. Perciò porta nel mondo il sogno dell’amore. Se abbiamo a cuore l’avvenire, se sogniamo un futuro di pace, occorre dare spazio alla donna».

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