In breve:

Desiderosi di attenzione e risposte concrete

Gusai

di Augusta Cabras.

Quattro testimoni per quattro distinte esperienze presenti e attive nel territorio ogliastrino che si sono rivolti alla Chiesa diocesana, interrogandola

Rita Concu ha 4 figli. Il primogenito è Luca, un ragazzo autistico di 39 anni. Il percorso di vita di Rita e della sua famiglia è stato impegnativo e faticoso. Come genitori per tanti anni hanno dedicato tutte le energie e le risorse per la riabilitazione del loro figlio ottenendo risultati insperati sentendosi realizzati e gratificati come genitori.

«Luca ci ha insegnato il valore assoluto della famiglia – spiega Rita- protagonista nelle scelte e nel progetto di vita della persona con disabilità. Abbiamo deciso di condividere con altre famiglie la nostra esperienza, le competenze e soprattutto la nostra visione di disabilità. Nasce così Ogliastra Informa, associazione di volontariato che opera promuovendo prima solo attività sportive per persone con disabilità intellettive, ma che oggi vanta numerosi percorsi di promozione delle autonomie, laboratori didattici, vita indipendente in una casa dove i ragazzi possono allenarsi alla vita autonoma e al contempo le famiglie possono avere un luogo protetto a cui poter affidare il proprio famigliare in caso di bisogno. Alla Chiesa vorrei chiedere di avere un canale di informazione dove la disabilità è raccontata con le giuste parole, senza pietismo, perché la disabilità può essere davvero risorsa, resilienza e il modo di raccontarla può essere di conforto, speranza e incoraggiamento per chi si trova ad affrontare questo percorso. Avere a disposizione risorse o strumenti, così da metterli a disposizione dei volontari e degli operatori che ogni giorno lavorano su progetti di inclusione sociale e per la vita indipendente di persone con disabilità. Ogni nuova risorsa può creare una nuova opportunità, da cui nasce il vero cambiamento. Avere la possibilità di essere parte attiva in questa rete comunitaria che la Chiesa costruisce e coltiva: più persone appartengono alla rete e più le maglie si stringono, e quando le maglie sono strette nessuno cade».

Anna Lisa Lai è la presidente dell’Associazione Figura Sfondo che nel 2012 ha istituito il Centro Antiviolenza “Mai più Violate”, a Tortolì, con lo scopo di garantire alle donne vittime di violenza uno spazio di accoglienza e ascolto in un ambiente che garantisce anonimato e riservatezza.

«Il Centro ha ormai compiuto dieci anni di attività – ricorda Lai – e nel corso di questi lunghi anni noi operatrici abbiamo promosso e realizzato eventi di prevenzione e sensibilizzazione sul fenomeno della violenza di genere e assistita e nel campo dei diritti umani: abbiamo incontrato gli studenti e le studentesse degli istituti ogliastrini, abbiamo organizzato una mostra sul diritto all’infanzia, una rappresentazione teatrale, dei convegni, un evento sul femminicidio. Al centro della nostra opera vi è l’ascolto inteso proprio come quella disposizione ad accettare di sentire l’altra con attenzione e partecipazione, lasciando che il racconto trovi spazio dentro di noi e contatti il nostro essere, le nostre emozioni. Le donne vittime di violenza hanno vissuto l’esperienza del non ascolto. A noi operatrici raccontano una storia trascorsa nella solitudine di un contesto che non riconosce quanto stanno vivendo e provando. Proprio per questo il Centro Antiviolenza deve rappresentare per le donne quell’ambiente sicuro in grado di offrire loro stabilità e protezione in una vita confusa e piena di incertezza. Alla Chiesa chiediamo: quanto sei stata capace di ascoltare e riconoscere una donna che ha subito violenza? Quanta disponibilità le hai offerto in termini di accoglienza?».

Gian Pietro Gusai è chirurgo dell’Ospedale di Lanusei il quale afferma: «Noi abbiamo a che fare sempre con la fragilità. Non ci troviamo solo di fronte alla malattia del paziente, ma dobbiamo occuparci di tutto, il suo corpo e la sua anima. Questa fragilità deve essere accolta e tutelata con la nostra comprensione ed empatia. Oggi più di ieri ha sempre maggiore importanza l’empatia, quale aspetto umano dell’operatore sanitario e di tutti coloro che ruotano attorno al paziente e che garantiscono un ambiente ospedaliero idoneo. Parlando dell’Ospedale di Lanusei, ringrazio tutta la popolazione per la vicinanza e per aver capito l’importanza che può avere una struttura ospedaliera, sia come assistenza per chi vive stabilmente nel territorio ma anche per chi è di passaggio. Certo, viviamo in una realtà in cui lo spopolamento è sovrano, e non avere strutture sanitarie non aiuta certamente a far rimanere i giovani. Servono investimenti sulla tecnologia e questo possiamo farlo grazie all’aiuto della popolazione, delle istituzioni pubbliche e anche della Chiesa».

Vittorino Murgia è il presidente della Proloco di Perdasdefogu e responsabile provinciale di tutte le proloco ogliastrine. Nel suo saluto ha ricordato l’importanza del rapporto tra proloco e Chiesa, per il bene collettivo. Si augura e chiede alla Chiesa di proseguire in questo cammino condiviso.

Oltre ai quattro testimoni, significative sono state anche le considerazioni dei ragazzi/e della IV Liceo Classico di Tortolì: «Di te abbiamo conosciuto sin da piccoli l’impegno e l’attenzione, la ricerca più costante del bene per i piccoli, gli ultimi, i bisognosi. Da te però, cara Chiesa, ci siamo allontanati e tu, noi pensiamo, ti sei chiusa in te stessa. Crediamo nell’importanza del dialogo nella storia, come pacifico collante per le differenze inestinguibili e confidiamo che nelle parole stia il potere del cambiamento. Ti chiediamo dunque, quale sia il criterio del perdono che concedi. Conosciamo l’importanza dei Sacramenti che proponi, ma non comprendiamo perché a ricevere quello eucaristico possa essere uno spacciatore e non un divorziato consapevole del proprio errore e a nostro giudizio non colpevole. Non comprendiamo perché la donna non possa accedere a diaconato e al sacerdozio, nonostante spesso la comunità ecclesiastica conti una massiccia componente femminile: a una bambina che osserva affascinata il sacerdote sull’altare e desidera un giorno far lo stesso, perché, cara Chiesa, bisogna dir di no? Vorremmo chiederti di impegnarti di più con noi giovani. Siamo pronti a metterci in discussione, ma anche un poco stanchi di ricevere le accuse di chi non sempre ci comprende. Anche tu abbi il coraggio di cambiare insieme a noi, stacci vicino senza giudicare, sostienici e aiutaci. Noi ti aspettiamo dietro al pallone o al banco di scuola, nei pomeriggi di studio e di sport: organizza diversivi alla solitudine che insieme siamo in grado di contrastare, ma da soli possiamo solo patire».

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