La pizzeria napoletana di Matteo: una scommessa ogliastrina
di Fabiana Carta.
Dai vicoli di Salerno a quelli di Tortolì. La vita di chi fa questo mestiere è sempre pronta alle sorprese e ai cambiamenti, come quella di Matteo Fiorillo, pizzaiolo e tecnico istruttore riconosciuto, che ha cominciato il suo capitolo ogliastrino nel 2014
Nuova città, nuova vita, stessa passione. Gli anni della gioventù li trascorre nei locali degli zii, inizialmente come barista o cameriere, poi come pizzaiolo: «La mia famiglia lavora in questo campo da più di trent’anni – racconta – ho tanti parenti pizzaioli: in particolare ricordo mio cugino Giuseppe, che ci ha lasciato nel 2018, al quale devo la maggior parte di ciò che so fare dietro al banco».
Prima l’esperienza in Germania, a Norimberga, poi l’occasione di tornare in Italia: «Ho fatto una scelta di cuore e ho deciso di rientrare, abbiamo colto subito l’occasione di trasferirci in Sardegna con tutta la famiglia. Otto anni fa sono arrivato a Tortolì per una degustazione di pizza napoletana della durata di un fine settimana, ma con il ristoratore abbiamo deciso di portare avanti un progetto e sono rimasto come dipendente», ricorda Matteo. Lo stile di vita della cittadina ogliastrina è fra i motivi che spingono la famiglia Fiorillo a restare: «Credo che Tortolì sia un posto a misura d’uomo, i bambini posso passeggiare da soli e giocare ancora per strada e la gente è molto accogliente. Ho trovato persone, anche se conosciute da poco, che hanno teso la mano nel momento del bisogno: una cosa meravigliosa. Si mangia molto bene e il mare è bellissimo, cos’altro si poteva volere di più?».
Qualche esperienza come pizzaiolo in vari locali ogliastrini, fino a che il desiderio di creare qualcosa insieme alla sua famiglia si è fatto sempre più forte, impossibile da ignorare. Dietro questa scelta, in prima linea, c’è la forza e la volontà di sua moglie Ramona, da subito il cuore pulsante del progetto. Una scommessa proporzionata alle loro possibilità, niente di grandioso, un piccolo investimento che poi è cresciuto nel tempo: così, nel 2017, apre a Tortolì la prima pizzeria napoletana, col nome di Regina Margherita. «Siamo una realtà a conduzione familiare, come una vera squadra: io, mia moglie e mia figlia Marianna – quest’anno di maturità alla scuola Alberghiera –. Portiamo avanti l’attività, con l’aiuto degli stagionali durante l’estate; da quest’anno abbiamo anche lo chef. Fare tutto in famiglia è sempre stata la nostra forza, ci ha aiutato soprattutto durante i due anni di Covid».
Un grande successo e un prodotto esclusivo: la vera pizza napoletana, frutto di anni dedicati alla formazione professionale con uno dei più importanti maestri panificatori d’Italia e a vari master, come quello sul “senza glutine” e sui grani antichi e lievito madre. «Abbiamo aperto con un’idea di pizzeria molto spartana, basandoci sull’approccio del mangiare la pizza di una storica pizzeria salernitana, “Carminuccio a Mariconda”, che non prevedeva neanche l’uso delle posate. L’idea non è stata capita totalmente, ma nel tempo ci siamo adattati alle richieste – come alla tipologia degli ingredienti – e abbiamo cambiato approccio. Ad esempio, ho avuto difficoltà a far capire che la margherita senza basilico non è margherita, è scritto sul documento consegnato al Ministero dell’Agricoltura», spiega Matteo.
L’amore per ciò che fa emerge dalla passione con cui racconta, da come spiega la storia di questo meraviglioso piatto – così semplice ma così buono – dall’analisi del discorso pizza oggi, molto legato alla moda e ai social. Per Matteo niente fronzoli, perché la pizza è una cosa seria.
Lascia un Commento