“Il desiderio sconfinato di essere ascoltati”
di Claudia Carta.
Ci sono frasi che restano nel cuore e nella mente, quasi come vivessero di vita propria e respirassero al solo pensiero. Se poi finiscono in un titolo, ancora di più. Cosa significa essere ascoltati?E perché è un desiderio che varca ogni confine? Ascoltami quando ti parlo, diceva sempre mia madre, vedendomi distratta o assorta in altre faccende di sicuro meno importanti rispetto alle sue parole. Mi stai ascoltando? È ciò che chiediamo al nostro interlocutore al quale stiamo affidando la confidenza di una vita. Provaci tu, magari a te darà ascolto, nell’invito pieno a metà fra aspettative e rassegnazione.
Ascoltare. Non è il sentire frettoloso e casuale. È altra cosa. Ascoltare è chiudere gli occhi su se stessi per lasciare che dilaghi la voce, lo sguardo, l’anima dell’altro. Ascoltare è conoscere nel profondo, anche e soprattutto se quel profondo è buio, intriso di solitudine e lacrime, anche se risuona di rabbia. Ascoltare è capire il dissenso altrui prima di bollarlo come sbagliato, viziato, inutile o esibizionista.
Ascoltare con l’orecchio del cuore. Dire impegnativo – per commentare il titolo che Papa Francesco ha scelto per il suo messaggio in occasione della 56esima Giornata mondiale delle comunicazioni sociali – è un eufemismo. Penso a noi giornalisti, operatori della comunicazione, chiamati ad ascoltare ogni volta con l’orecchio del cuore prima di dare una notizia. Penso alle notizie che diamo. Penso a come le diamo. Sono notizie? Ancora, a chi sono utili? E se spesso notizie-non notizie, frivolezza e superficialità consumano fiumi di inchiostro sulle pagine dei quotidiani – e parimenti si bruciano in cinque righe (quando va bene) fatti che meriterebbero tutt’altro approfondimento – mi chiedo se noi, giornali cattolici, abbiamo fatto dell’ascolto il nostro pilastro, se siamo andati a vedere, incontrando le persone, per scoprire la realtà e poterla raccontare. Forse ci sforziamo di farlo, sicuramente dobbiamo farlo sempre meglio, ma se così non fosse, avremmo certamente perso di vista la nostra missione: quella di vivere il territorio, di ascoltarne l’anima e riportare quel battito per farlo conoscere, nel bene e nel male.
Caro lettore, ti stiamo ascoltando? Come possiamo raccontare ciò che hai a cuore, ciò che ti turba, ciò di cui hai bisogno? Tu, la tua comunità, il tuo territorio? Siamo pronti ad ascoltarti. La nostra voce sia la tua voce e con i tuoi occhi possiamo scoprire gli infiniti mondi nascosti in ogni uomo.
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