In breve:

Giovanna Mulas. Quando amare l’arte significa preservarla

Mulas

di Alessandra Secci.

Tra le pagine di Gens Ilienses Pietro Basoccu immortala Giovanna Mulas all’interno del Parco Archeologico di Seleni, a Lanusei. Un ritratto intensissimo, una figura quasi mitologica che dal granito della Tomba dei Giganti irradia tutto il suo vigore comunicativo, tutto il suo vissuto, tutta la sua delicata fierezza attraverso lo sguardo, potentissimo, appassionato e insieme gentile. Vari passati, i suoi, uno, tormentatissimo, con la malattia della madre e il rapporto burrascoso con l’ex marito, e uno di rinascita, dove consolida il suo talento artistico, e che la vede per ben due volte candidata al Premio Nobel per la Letteratura, nel 2003 e nel 2006. E un presente, col marito Gabriel, coi suoi quattro figli (Fabio, Noemi, Roberto ed Emanuele), una vita ritirata, senza social né telefono, e un punto di vista sempre attento, espresso dalle pagine del suo blog giovannamulasufficiale.blogspot.com.
L’età dell’innocenza

«Ho cominciato a scrivere piccoli racconti all’età di nove anni; mia madre, infermiera, affetta da schizofrenia violenta e in preda a frequenti crisi, era costretta ad assentarsi spesso da casa, per i ricoveri di cui avrei saputo solo in età matura. Mio padre, noto poeta dialettale Locerese, è stato l’artefice della mia prima educazione letteraria; avevamo una libreria fornitissima che, ora, è dei miei figli, tutti artisti in nuce. Libri che, bambina, mi hanno aperto un mondo. Rammento che non avevo ancora sei anni e già conoscevo a memoria i passi iniziali della Divina Commedia, mio padre era insegnante severo. Sovente, con lui, leggevo gli interventi del mio prozio, il generale Angelino Usai, primo storiografo di Ogliastra. Nonostante la malattia di mia madre i miei erano molto uniti, soprattutto nel delegare e organizzare gli insegnamenti primari».

Lughe de cielu e jenna de bentu

Il 2003 è l’anno di uscita di Lughe de chelu, per l’editore Bastogi, rieditato nel 2011 per Neuma; nella nota originale, l’autrice afferma che «è nato, questo, in un momento estremamente complesso della mia esistenza, senz’altro il più difficile. È la storia di un viaggio; sgocciolato dalla mente a un foglio, da un corpo di donna ferita nell’intimo e, per questo, autentica. È sin troppo facile precipitare nelle profondità della propria psiche; impresa ardua è risalirne sani, uscirne indenni». Giovanna considera Lughe de cielu lo spartiacque della sua vita, letteraria e non: un romanzo autobiografico che diventa a tutti gli effetti un’icona della lotta contro la violenza sulle donne. Nel 2022 è peraltro prevista l’uscita di Labrys, il labirinto della vita (La rinascita), edito da AGBook Publishing di Roma, che completa il viaggio iniziato con Lughe de cielu e al quale collabora con le illustrazioni interne sua figlia Noemi.

«L’Italia – prosegue – è un paese dove, nel 2022, l’ignoranza strutturale la fa ancora da padrone e soprattutto nel meridione, per i vari motivi che è possibile immaginare. Uno fra i tanti, tragico, è l’abbandono della scuola obbligatoria a favore di una precoce immersione nel mondo lavorativo, causa l’accentuazione della povertà sociale, ergo crisi socio/economica e famigliare. Non è un caso l’aumento preponderante dei suicidi tra i giovani, dell’alcolismo e la depressione fra le donne, dei femminicidi. L’utilizzo aumentato, negli ultimi anni, di psicofarmaci e il bullismo tra ragazzini. La confusione, nelle nuove generazioni, tra realtà e virtuale, dovuta oltre al falsamento dei valori quindi, alla base, l’assenza di una famiglia presente; allo stordimento da social. Ne concludiamo che dove l’ignoranza è strutturale, voluta o subita, risulta impossibile distinguere una montagna dalla collina o una corrente culturale femminile forte, quando non votata a un Bene primario e comune, ovvero di miglioria dell’umanità. Certo è che abitiamo in un momento storico, politico e sociale di profondo oscurantismo, accentuato dalle censure pandemiche e da quella che a tutti gli effetti pare essere la terza guerra mondiale in atto. Qui non voglio distinguere tra maschi e femmine, quanto in individui pensatori in arte e cultura, capaci di unirsi unendo il mondo, favorendo conoscenza quindi consapevolezza. Non basta la bellezza dell’arte, se chi ne gode non è capace di preservarla».

Love on canvas

Suo marito Gabriel su di lei: «Ammiravo la sua fine intelligenza e la grande sensibilità. La sua posizione onesta di fronte al mondo, il suo fervore per la diffusione della cultura. L’amore lavora incessante per tessere il destino.Quando sbarcai a Fiumicino la vidi, luminosa: quell’abbraccio fu un abbraccio col tempo e il destino, comunione con le energie del cosmo e della terra, qualcosa come l’incontro col proprio luogo nel mondo».

I due si sposano nel 2007 e l’anno dopo Giovanna compie il suo primo viaggio in America Latina: «Siamo stati due mari in preda a vento e tempeste, fino al nostro incontro. Gli amici più cari sanno che si sono amate prima le nostre anime, dei corpi. Come del resto e, forse, sempre, dovrebbe essere l’amore. Gabriel è il mio approdo, il mio porto sicuro in questa vita».

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