Qualcosa per cui dire grazie
di Claudia Carta.
A ridosso della notte di San Silvestro rientravo a casa con una cara amica. Le strade erano già deserte. All’altezza di un bar del centro, scorgiamo due avventori che all’interno si facevano compagnia a vicenda, mentre il titolare, dietro il bancone, guardava il suo cellulare, lontano mille miglia da quelle quattro murae dai discorsi dei due clienti.
Uno scambio di sguardi tra noi: «Andiamo a fare gli auguri per il nuovo anno che inizia». Detto, fatto. In un attimo siamo all’ingresso: «Buon anno! Sperando che sia migliore e più sereno». I due ci guardano, abbozzano un sorriso cortese e subito si avvicinano con il chiaro intento di scambiare quattro chiacchiere con qualcuno con fosse una bottiglia e due bicchieri: «Guarda – esordisce uno – lascia perdere perché se è come questo che sta finendo…». L’altro si limita ad alzare gli occhi al cielo con risata eloquente. «Ho litigato con mia moglie e sono già dieci giorni che dormiamo in camere separate – continua il primo, mentre inizia a enumerare, contandoli sulla mano, la lunga sfilza di guai e tristezze che il 2021 gli ha riservato –; due settimane fa sono caduto rovinosamente e per poco non ci rimettevo l’osso del collo, che ancora non riesco a camminare bene; devo pagare un mare di soldi tra rate e bollette che non so dove girarmi… Devo continuare?».
Per una frazione di secondo mi convinco che la mia non sia stata poi un’idea così brillante. Ma l’unica cosa che mi viene da dire è: «Eh, però, ci sarà stata almeno una cosa di cui tu sei contento». Conoscete quegli attimi di silenzio che durano alcuni secondi, ma che sembrano interminabili? Ecco, proprio quelli. Fino a quando: «Sono contento perché quest’anno mio figlio ha compiuto 25 anni. Un anno in più e io ero con lui». Da lì, tra aneddoti, commenti, battute e riflessioni il tempo si è colorato di quella strana complicità che ti porta a sentirti partecipe dell’altro, della sua vita, dei suoi dispiaceri, della sua ironia nell’affrontarli e della bellezza, tenera e avvolgente, di avere qualcuno a cui raccontarli, fosse anche per lo spazio di una mezzora, lungo lo stradone del paese nelle notti di fine anno.
Il 2021 è andato, portandosi via tutto il carico di 365 giorni belli e brutti, portandosi via magari ciò che di più caro avevamo al mondo, ma regalandoci senza dubbio un sorriso, un’emozione, una opportunità. Il 2022 è un anno nuovo e tutto da scrivere. Comunque vada, facciamo in modo di trovare sempre, ogni giorno, qualcosa per cui ringraziare, qualcosa per cui essere felici. Nuovi.
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