In breve:

Il teatro senza pubblico non esiste

Teatro

di Giacomo Serreli.

C’è una forma di astinenza che questi ultimi mesi hanno reso ancora più intollerabile; quella che ci ha privato del colore dei suoni di un’orchestra, del calore di una voce che canta, perché no, del sorriso strappatoci dalla battuta di un attore; dello stupore per le perfezioni di una scultura, della meraviglia di un’opera pittorica.
Sensi e sentimenti come costretti al torpore, ibernati. Emozioni atrofizzate difficilmente rivitalizzabili con l’unica alternativa percorribile – adottata in molti casi per dimostrare intanto la volontà comunque di esserci – di non dichiararsi sconfitti: seguire concerti, spettacoli, eventi di cultura, visitare mostre nel gelido allestimento di una fruizione on line, attraverso lo streaming. Emozioni incapaci di destarsi con i soli occhi puntati e orecchie tese verso lo schermo di un personal computer come dello smarthphone.
Lo spettacolo sul palmo di una mano!
L’accesso fisico vietato a teatri, sale concerto, musei ci ha davvero fatto prendere coscienza di quanto ce ne sia realmente bisogno anche per le ripercussioni immediate che le misure anti Covid hanno generato, sul piano economico e sociale, su questo settore, culturale e creativo, letteralmente travolgendolo.
Ed è paradossale perché le pur brevi esperienze temporali consentite, avevano dimostrato come i luoghi dello spettacolo e della cultura meglio di altri erano riusciti ad arginare il contagio epidemico, anche garantendo la loro fruibilità al pubblico seppur contingentato.
Già lo scorso novembre l’annuario degli spettacoli della Siae, relativo al primo semestre di quest’anno, registrava una spesa del pubblico calata del 73% rispetto all’anno prima.
E si sa, superfluo davvero sottolinearlo anche in questa sede, come il contatto con la gente sia un elemento imprescindibile per chi fa spettacolo. Il teatro senza pubblico davvero non esiste, perché è anche stare insieme. Incapsulare musicisti e pubblico in bolle di isolamento, come si è visto in alcuni “spettacolari” e inediti casi, è veramente sterile espediente. Perché spettacolo e cultura sono anche nutrimento della nostra socialità, del nostro ritrovarci e confrontarci. Sarebbe deleterio non dare loro chance di sopravvivenza più concrete anche in questa disumana contingenza.
Per aiutarci a non sentirci ancora più soli e isolati.

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