I preadolescenti e la vertigine del cambiamento
di Augusta Cabras.
Mutanti, abitanti della “terra di mezzo”, ragazzi sospesi, catapultati nel mezzo di una tempesta che li vede protagonisti di un cambiamento personale epocale
Sono i preadolescenti, i non-più-bambini e i non-ancora-ragazzi, quelli che attraversano l’età compresa tra gli 11 e i 14 anni. Esseri meravigliosi e spaventosi, portatori di un’energia straordinaria mista a incertezza, ricchi di passioni e desideri, decisi, determinati e capaci di trovarsi nell’attimo seguente disorientati e privi di ogni stimolo.
È la vertigine della trasformazione, l’oscillare continuo tra quello che ero fino a ieri e quello che sarò domani. Ma cosa avviene in loro, in particolare a livello psicologico e che ruolo ha l’adulto in questa fase? Lo chiedo ad Antonino Schilirò, Psicologo clinico e Psicoterapeuta di grande esperienza. «Nel preadolescente il corpo infantile diventa altro, cerca prepotentemente altre identità non ancora chiare; cambiano i sentimenti, le emozioni, le relazioni e, da un punto di vista psicologico, si avvicendano repentini cambiamenti d’umore, conflitti interiori, comportamenti che gli adulti faticano a comprendere e a gestire, in un crescendo di incomprensioni e maldestre riparazioni. I genitori – spiega ancora Schilirò – in questo tempo devono fare semplicemente i genitori. La presenza rassicurante, l’attenzione ai bisogni insita nella relazione genitori-figli rappresentano i necessari presupposti per accompagnare i ragazzi a tollerare i primi richiami al rispetto delle regole da parte degli adulti di riferimento. Le espressioni di disagio, a volte urlate, spesso grida inascoltate, richiamano a non essere lasciati soli nell’elaborazione del lutto, di ciò che non potrà più essere e della paura, carica di angoscia, di ciò che ancora non è. I genitori devono essere presenti nella loro funzione regolatrice e nella loro presenza attiva, pronti a cogliere e valorizzare istanze di crescita, ma anche a gestire inevitabili conflitti, mantenendo fermo il ruolo autorevole di chi deve governare i tumulti».
Governare i tumulti, essere faro nella tempesta, garantire l’appiglio sicuro nel disorientamento, sorreggere l’abisso e accogliere gli slanci più alti e costruttivi:è questo il compito arduo dell’adulto. Negare queste sicurezze ai preadolescenti significa lasciarli in balia dello tsunami che li attraversa rischiando di fare loro un danno enorme. Ma quali sono concretamente i rischi che i preadolescenti possono correre se non adeguatamente sostenuti e amati? «I rischi sono tanti e di diversa natura – fa notare lo psicoterapeuta – in linea con gli aspetti dirompenti delle loro azioni. I preadolescenti sfidano apertamente il sistema delle relazioni familiari e sociali fin qui conosciute; è in questo stadio di sviluppo, tuttavia, che cercano prepotentemente di affermare lo strutturarsi della propria personalità e autonomia. Nuovi bisogni e desideri, compresi quelli della sfera sessuale, ancora molto confusi, sconosciuti, spingono verso la soddisfazione immediata, da condividere con i pari, spesso senza rete e confini, dando inizio a esperienze ad alto rischio di devianza. I processi evolutivi, nella maggioranza dei casi, vengono vissuti normalmente; esistono, tuttavia, fattori di rischio che li possono far degenerare, soprattutto in contesti familiari marginalizzati e deprivati culturalmente ed economicamente». E aggiunge: «In questi casi la presenza di istituzioni sociali e culturali, di adulti che sappiano guidare, indirizzare, supportare i ragazzi, a casa come a scuola, è di fondamentale importanza. I circuiti attrattivi legati al consumo di droghe, alcolici, al gioco d’azzardo informatico, all’uso improprio di Internet e dei social, sono pericolosamente diffusi e facilmente accessibili alle giovani generazioni. Vengono alla ribalta nuovi modi di umiliare e aggredire i coetanei; si aggravano fenomeni di violenza divulgata in rete (cyberbullismo). Osserviamo sempre di più, associati all’abuso di droghe e alcoolici, nuove forme di disturbi dell’umore e derive autolesionistiche».
In questo tempo di grandi cambiamenti, mentre mutano i preadolescenti, una trasformazione continua attraversa anche il mondo degli adulti che fino a qualche decennio fa pareva essere stabile, normativo, autoritario ed autorevole. «Negli ultimi trent’anni – dice – la nostra vita è stata attraversata da cambiamenti epocali. È cambiata la famiglia, la scuola, i centri di aggregazione e di incontro tra generazioni; è cambiata la comunicazione e i mezzi attraverso cui si dirama, è mutato il clima nei rapporti affettivi, negli stili e nella qualità della vita; spesso viene a mancare l’adulto che contiene, orienta, supporta, indirizza e aiuta a rielaborare. I ragazzi, talvolta, sono lasciati soli davanti agli svariati monitor o assediati da miriadi di stimoli che stordiscono, confondono, fuorviano e disorientano. L’autorità regolatrice, funzione un tempo rivestita dal padre, è evaporata risultando assente nel suo doppio ruolo protettivo e normativo. I preadolescenti oggi sono il riflesso dei mutamenti intervenuti e della evanescenza delle nostre presenze, delle nostre sottovalutazioni e delle mancate assunzioni di responsabilità. Loro, sempre più soli, già disorientati e in crisi, osservano gli adulti e non trovano risposte adeguate alle loro difficoltà, chiedendosi sconsolati quali siano i corretti confini».Tutto è più liquido in questo tempo, tutto è più evanescente. Forse l’uso e l’abuso della tecnologia aumenta questa dimensione e forse marca in modo più profondo il confine tra genitori e figli. «La tecnologia –ribadisce –, se ben usata e regolamentata, non può né deve rappresentare un problema. Le figure educative hanno una funzione di guida e conoscenza, di positiva e costruttiva gestione degli strumenti informatici. Regolamentare tempi, modi e accessi, farlo insieme, in totale sicurezza, è il modo migliore per condividere approcci, tecniche e modalità di comunicazione. È importante aprirsi con intelligenza al nuovo che avanza, ponendo al centro dei propri interessi il confronto e l’esperienza reale tra persone e tra queste e le proprie comunità di vita. Urge comunque l’attivazione, in tutte le scuole di ogni ordine e grado, di percorsi di educazione digitale da estendere, a cura dei comuni, anche ai genitori».
È un tempo speciale la preadolescenza, un tempo bisognoso d’amore.
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