Libreria del Corso: rifugiarsi nei libri
di Federica Melis.
Tra le tante librerie costrette alla serrata, ci sono quelle che fortunatamente resistono. Una di queste è la storica Libreria del Corso di Tortolì
Le librerie chiudono all’ordine del giorno. Schiacciate dalla concorrenza spietata dei grandi colossi dell’Internet e da un mercato sempre più concorrenziale che cannibalizza le piccole attività. Dal 2016 ad oggi si stima che in Italia abbiano chiuso circa 2300 librerie. Diversi i motivi: le grandi catene, i formati digitali, l’e-commerce e anche la mancanza di politiche serie da parte dello Stato. I libri poi al giorno d’oggi si vendono dappertutto: dal tabaccaio, all’edicola e persino al supermercato. E poi, diciamoci la verità: si legge sempre meno, non che fossimo grandissimi lettori in Italia: ci troviamo infatti in coda nella classifica europea.
Tra le tante serrande abbassate, ci sono quelle che fortunatamente resistono alla crisi. Una di queste è la storica Libreria del Corso di Tortolì. L’unica presente nella cittadina costiera che ha aperto i battenti nel 1986.
Ma come resiste una piccola libreria? Come si reagisce alla concorrenza spietata dei colossi come Amazon? «Un libro, è vero, al giorno d’oggi lo trovi dappertutto, ma un libraio no. Quel rapporto speciale non lo trovi in rete» dice Stefano Soro, titolare della libreria che gestisce insieme alla moglie Cia. «Molti vengono qui, chiedono un consiglio di lettura, vogliono essere seguiti, devi essere preparatissimo e leggere tanto. Cosa fai, chiedi a Internet? La figura del libraio è centrale». Capace dunque di scegliere un libro su misura come un abito di sartoria, di capire chi ha davanti e consigliare la lettura giusta. Insomma, una delle chiavi per resistere è sicuramente la complicità e fedeltà che si instaura, il sentirsi parte di una comunità.
È un venerdì sera quando arrivo in libreria. Trovo Stefano che mostra diversi libri a una mamma col suo bambino, avrà dieci anni. «Quale vuoi? – chiede – Non puoi prenderli tutti». Il piccolo lettore ne sceglie tre. «Ho dedicato una stanza intera alla lettura per i ragazzi e per i bambini. Loro sono il futuro», mi dice Stefano quando vanno via. Mi guardo intorno e leggo tantissimi titoli dei più vari generi: fantasy, fantascienza, avventura, fumetti, favole e fiabe nelle tre pareti all’entrata.
Insieme a Stefano a gestire la libreria ormai da tanti anni è la moglie di origini svedesi, Cia Berg. Negli anni Ottanta e Novanta è stata una famosissima frontwoman di un noto gruppo musicale e una presentatrice televisiva. Accanita lettrice, appassionata di storia, in particolare della Seconda Guerra Mondiale, è specializzata in autori americani e del nord Europa. «Vendere libri non è come vendere un oggetto qualsiasi – dice –. Qui in una giornata puoi parlare di tutto: storia, scienze, filosofia, ogni giorno è diverso. Non puoi annoiarti mai. Le persone vengono qui anche solo per parlare, per scambiare due chiacchiere, è anche un luogo per ritrovarsi».
Un luogo, quindi, dove si scambiano opinioni, suggerimenti, informazioni. E perché no, si sta in compagnia. Un luogo dove rifugiarsi. Un piccolo grande gioiello incastonato davanti a una suggestiva piazzetta con un giardino curato, teatro di numerose e partecipate presentazioni di libri.
«Purtroppo la nostra categoria non è tutelata, non esistono leggi che proteggano le piccole librerie. Anche per questo ogni giorno ne chiude una. Ma se togliamo una libreria cosa rimane nelle piccola realtà come le nostre?», mi dice Stefano alla fine di questa chiacchierata.
Andando via penso al sorriso di quel bambino che teneva stretto tra le mani i suoi libri appena comprati. C’è speranza.
Lascia un Commento