Ogliastra dai mille colori
di Augusta Cabras.
Arrivano da ogni parte del mondo. Sono i cittadini stranieri, le persone di cittadinanza non italiana aventi dimora abituale in Italia. Lungo lo stivale sono 5.255.503 e rappresentano l’8,7% della popolazione residente.
In Sardegna sono 55.900 e rappresentano il 3,4%. La presenza più alta si registra nella provincia di Sassari, segue Cagliari e Nuoro. E nella nostra Diocesi? Al 1° gennaio 2019, secondo l’Istat, il numero degli stranieri residenti nel territorio abbracciato dalla diocesi di Lanusei è di 1117. La presenza più significativa a Tortolì con 282 residenti, segue Bari Sardo con 137, poi Lanusei con 124 e Villaputzu con 94. Le donne sono in numero decisamente più alto rispetto agli uomini e tra tutte le comunità presenti, la più numerosa è quella romena con il 40%, seguita da quella marocchina, la più nutrita tra quelle africane, poi la senegalese e quella cinese.
L’Ogliastra è terra dai molti colori, scelta da uomini e donne di tutti i continenti, da Nord a Sud, dalle terre più calde a quelle dove il gelo caratterizza gran parte dell’anno. Oltre gli stranieri residenti, tanti altri sono quelli che vivono nel nostro territorio. Provengono da Russia, Polonia, Africa, dal Nord e dal Sud America, Australia, Cina, India, Lituania e Romania, dal Pakistan, Nepal, Albania, Egitto e altri ancora.
Tanti Paesi e innumerevoli storie di persone che vengono per lavoro e per amore, per ricongiungersi con un familiare trasferitosi qui anni prima, nel tentativo di costruire un presente e un futuro migliore rispetto a quello possibile nel proprio paese di nascita. La gran parte di loro ha trovato nella nostra terra accoglienza e rispetto. Molti raccontano di sentirsi a casa, ma non mancano quelli che hanno sofferto per la nostalgia della propria. Altri considerano la permanenza qui solo una parentesi, in attesa di una nuova partenza verso altre terre. Ci sono poi coloro che passano in Ogliastra un lungo periodo dell’anno e poi tornano a casa. Sono principalmente i senegalesi e i marocchini, che con il loro carico di speranza e di merce da vendere, attraversano le nostre spiagge e le nostre strade per poi riabbracciare i propri cari per pochi mesi l’anno.
Tanti volti, tante vite. Non numeri ma storie personali, spesso dolorose, dove l’aspettativa di una vita migliore per sé e la propria famiglia si fonde con la sofferenza di abbandonare la propria casa, il proprio paese, le proprie amicizie; si mescola, soprattutto agli inizi, con la difficoltà della nuova lingua da imparare, degli usi e costumi da conoscere, delle dinamiche sociali da osservare.
Ma sempre con la speranza nel cuore.
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