In breve:

Maria Lai: l’arte oltre il tempo

Maria Lai

di Augusta Cabras.
L’artista ulassese continua a suscitare interesse e ammirazione. Grazie anche al lavoro costante dell’Archivio Maria Lai, di Maria Sofia Pisu, del Comune di Ulassai, della Fondazione Stazione dell’Arte. “Tenendo per mano il sole” è il titolo della grande mostra, visibile tuttora, che il MAXXI,
in occasione del centenario della nascita, dedica a una delle voci più grandi dell’arte del Novecento.

Intervistai Maria Lai nell’agosto del 2010. Fu emozionante poterla incontrare e parlare con lei, nella sua casa-laboratorio di Cardedu, tra tele, cornici, tessuti e altro ancora. Mi colpì il suo sguardo limpido e la sua pacatezza nei gesti e nelle parole. Le chiesi spontaneamente cosa fosse per lei l’arte e lei altrettanto spontaneamente mi rispose: «L’arte è una pozzanghera dove si riflette l’infinito». Rimasi colpita da quella risposta, nella consapevolezza che avrei avuto bisogno di tempo per pensarci e meditarla. In poche parole era riuscita a fare una sintesi della sua arte, in cui terra e cielo, pozzanghera e infinito, materiale e immateriale, visibile e invisibile, sono legati a doppio filo.
C’è nelle sue opere lo sguardo dell’artista e ci sono gli infiniti sguardi che le osservano, c’è l’elemento materico – il pane, i fili, i tessuti, il ferro, i colori, i materiali poveri e quelli pregiati – e c’è questa tensione costante, a cogliere quel legame misterioso con un altrove che non attende di essere svelato, ma rimane sospeso, nel bel mezzo dell’ansia di infinito, come le geometrie delle geografie astrali, le cosmogonie di tele cucite che allargano i nostri orizzonti mentali, ci spingono a muoverci, a immaginare, a divagare, a prendere pensieri altri, diversi, forse mai banali. Geografie e geometrie che ci spingono a entrare e uscire, ad assaporare porzioni di cielo e di spazio, ci avvolgono e ci incantano come bambini davanti a ogni scoperta e meraviglia.
Maria Lai è stata una grande artista legata al suo tempo e alla sua terra, ma con profonda libertà. La sua arte sempre di più suscita interesse e ammirazione, grazie anche alla presenza della Stazione dell’Arte, luogo di cultura immerso nella natura straordinaria, sospesa tra la terra e il cielo di Ulassai. Crocevia di incontro e confronto, conoscenza e scambio, meditazione e azione, la Stazione dell’arte raccoglie una parte delle opere dell’artista ulassese che periodicamente, anche grazie al nuovo direttore Davide Mariani, rivelano elementi e compongono nuovi scenari attingendo da un percorso umano e artistico straordinario, per la forza e per l’originalità. E Maria Lai ha segnato il suo paese non solo all’interno di questo museo d’arte contemporanea, ma anche all’esterno.
Il Comune di Ulassai, in collaborazione con la Fondazione Stazione dell’Arte, ha da poco inaugurato il nuovo percorso di valorizzazione e promozione degli interventi ambientali realizzati da Maria Lai nel suo paese natale negli ultimi trent’anni della sua vita. Il progetto – realizzato grazie al contributo della Fondazione di Sardegna e della Regione Autonoma della Sardegna – vede la luce dopo lo straordinario successo della candidatura del “Museo a cielo aperto Maria Lai” alla nona edizione de “I luoghi del cuore” Fai – Fondo Ambiente Italiano, in cui, grazie a oltre undicimila voti, il museo ha conquistato la prima posizione in Sardegna, garantendosi la possibilità di partecipare al bando nazionale per la selezione degli interventi di recupero e restauro.
Attraverso una serie di strumenti informativi, in italiano e in inglese, e di una rinnovata cartellonistica, i visitatori possono cogliere gli elementi più importanti e significativi della collezione di arte pubblica del Comune di Ulassai, recentemente ampliata dall’opera “Cuore Mio” di Marcello Maloberti.
A corollario della nuova segnaletica e dei materiali informativi, prodotti e realizzati in una nuova veste grafica da Agave – Character, sarà presentata anche la prima guida dedicata al “Museo a cielo aperto Maria Lai”, (Il museo sotto il cielo, Agave edizioni) firmata da Davide Mariani, direttore del museo Stazione dell’Arte, che ha curato l’intera parte scientifica relativa ai contenuti storico-artistici del progetto: «Maria Lai – spiega Mariani – ha segnato profondamente con la sua opera l’intero paese, che oggi si ritrova un inestimabile patrimonio culturale al centro di un grandissimo interesse da parte del pubblico e della critica. Patrimonio che il Comune di Ulassai, insieme alla Fondazione Stazione dell’Arte, vuole in primis tutelare e preservare, considerati i segni del tempo e non solo, ma anche promuovere e valorizzare, attraverso la creazione di appositi percorsi guidati e strumenti didattici».
Ed è in linea con questi intenti che nasce la prima guida dedicata al “Museo a cielo aperto Maria Lai”: «Il volume – continua il direttore – ripercorre tutte le opere disseminate nel territorio e vuole fornire ai visitatori quelle indicazioni utili a cogliere i tratti significativi dei vari interventi ambientali, spiegarne, anche attraverso le parole dell’artista, il senso profondo e far riemergere una progettualità unica nel suo genere.»
Nel nome di Maria Lai che amava ripetere quanto fosse importante avvicinare l’arte alla gente.

Davide Mariani
È il giovane direttore artistico della Stazione dall’Arte. 34 anni, storico dell’arte. Finora ha curato le seguenti mostre:
Sguardo Opera Pensiero, «con l’intento di indagare i luoghi dell’arte attraverso l’opera di Maria Lai e di svelarne al contempo il processo creativo che si cela dietro la realizzazione dei suoi lavori»;
Pane quotidiano, «per ripercorrere i momenti più significativi della produzione legata al tema della panificazione, sia da un punto di vista materico sia da uno più simbolico e allusivo, ovvero come metafora dell’arte e della vita»;
Cuore mio, di Marcello Maloberti, che il 21 settembre ha coinvolto tutta a comunità di Ulassai.
Tenendo per mano l’ombra, in mostra fino al 3 novembre scorso.

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