Il restauratore di tesori
di Claudia Carta.
«L’arte è un concetto troppo grande per poterlo ridurre a specifici settori». Determinato, consapevole delle sue capacità, critico e realista, Lussorio Daniele Caredda è uno che sa il fatto suo, che non smette di studiare e formarsi e neppure di sognare.
Dategli un pennello e vi restaurerà il mondo. Ma se gli portate un pianoforte e potrà suonarlo, sarà felice. Lussorio Daniele Caredda è un professionista poliedrico e ne va fiero: «Si, me lo hanno sempre riconosciuto e col passare degli anni lo sono diventato ancora di più. Mi piace studiare, documentarmi, imparare in continuazione senza fossilizzarmi. Purtroppo il tempo a disposizione è pochissimo, ma continuo a dipingere, a suonare il pianoforte e a coltivare tante altre passioni che non sempre oggi giorno tutti trovano interessanti. Non sono tanti i giovani che si appassionano di storia, di arte, di antichità: m ritrovo, infatti, ad avere colleghi e amici molto più grandi di me».
Il ragazzo, classe 1982, lotzoraese doc, ha le idee chiare: «Credo che un artista debba saper fare tutto. Musica, antiquariato, pittura, scultura sono come parole all’interno di una frase: se ne mancasse una, il discorso non sarebbe mai completo e tantomeno comprensibile».
Dall’Artistico di Lanusei, “classe Ceramica”, alle più famose botteghe di Firenze. Di mezzo c’è il mare, ma l’ambizione lo spinge verso mete e traguardi di autentica bellezza, mentre le sue dita non smettono di danzare sul pianoforte. Così, dopo la maturità si trasferisce nella culla del Rinascimento: accademia di belle arti, indirizzo più completo, decorazione, dove studia anche restauro e contemporaneamente lavora già come antiquario e restauratore. Si laurea con il massimo dei voti in una tesi impegnativa che tesse insieme i differenti indirizzi artistici: il risultato è una straordinaria sfilata di moda e costume per lo spettacolo.
Il lavoro arriva immediatamente: prima Roma, come antiquario, poi “uno dei più grandi cantieri d’Europa”, «così viene definita L’Aquila dopo il terremoto – mi spiega Daniele – dove lavorano ditte edili molto esperte e qualificate, operai e professionisti del restauro, dell’ingegneria e dell’architettura continuamente aggiornati e con bagagli esperienziali importanti». È qui che, tramite una selezione di restauratori esperti, viene contattato e lavorerà per sette anni, mettendo mano a un patrimonio storico-artistico dal valore inestimabile: «Ho arricchito le mie conoscenze e affinato le mie capacità applicando al restauro i sistemi antisismici, eseguendo lavori complessi nel settore architettonico, ricostruendo volte, facciate, apparati architettonici decorativi molto imponenti. Tra l’altro, ho potuto arricchire e perfezionare le mie competenze di restauratore in tutti i settori: ligneo-lapideo-pittorico. La mia passione per la musica mi ha agevolato anche nei lavori di restauro degli antichi pianoforti, settore, questo, assai raro e singolare».
Il seguito è un susseguirsi di contatti e di esperienze lavorative da brividi: dai restauri berniniani del colonnato di Piazza San Pietro in Vaticano, a quelli del Museo Nazionale romano; dall’intero chiostro Ludovisi alle terme di Diocleziano e alle statue di Marte e Venere, Caracalla giovane, e Antino, oltre ad alcune epigrafi del terzo secolo d.C., passando per il complesso archeologico del Palatino, il Quirinale, San Crisogono in Trastevere e l’elenco potrebbe continuare.
Lussorio non si ferma mai e trova anche il tempo di tornare a Firenze, dalla Città eterna, e prendere la seconda laurea, con Lode, in Progettazione museale: la tesi – dedicata alla professoressa di progettazione dell’istituto d’arte di Lanusei, Lucia Di Lorenzo, scomparsa nel 2016 – sarà un progetto, successivamente realizzato, di riallestimento del museo fiorentino di preistoria.
Formazione ed esperienza al primo posto, dunque, sapendo che un bravo restauratore deve sapientemente miscelare le competenze in ambito chimico con quelle in campo storico-artistico: «Un restauratore non può mai smettere di studiare. Il restauro è anche saper applicare conoscenze chimiche e regole che ci permettono di comprendere, scoprire, recuperare e prolungare l’esistenza di un intero patrimonio storico artistico. È altrettanto importante conoscere la storia senza la quale non sarebbe possibile eseguire restauri perfetti: il rischio di creare falsi storici, di alterare l’autenticità dell’opera o addirittura di non comprenderla, creando così un danno, sarebbe altissimo».
Insomma, sarebbe bello vederlo all’opera in Terra Sarda. La risposta è al vetriolo: «Lavorare in Sardegna? Mai riuscito! Nessuno mi ha mai dato ascolto o preso in considerazione. Abbiamo un patrimonio storico-artistico in stato di abbandono e di forte degrado sul quale non si investe: vedo distruzione e tanta incuria, vedo centri storici demoliti, case antichissime buttate giù e ricostruite completamente diverse, orrori di cui purtroppo la Sardegna è piena. A volte penso che cercare di portare la cultura del restauro e della rivalorizzazione del patrimonio storico artistico in Ogliastra sia una lotta contro i mulini a vento».
Il sogno resta, comunque, ed è legato in particolare e alla sua Lotzorai: «Fin da quando ero bambino, e non mi sono mai arreso, ho sempre sognato di riportare agli antichi splendori la bellissima chiesa di Sant’Elena, a Lotzorai, oggi in stato di totale abbandono. Ho fatto di tutto per salvare quell’opera magnifica di cui purtroppo non è stata ancora compresa l’importanza: ho coinvolto le istituzioni, ho organizzato un campo scuola di educazione al restauro, ho eseguito – e sto eseguendo con il grande aiuto di un mio caro collega storico – degli studi che confermano il ruolo peculiare che rivestiva Sant’Elena in Ogliastra. Eppure…».
Tenacia, determinazione, forza d’animo, tuttavia, non si affievoliscono nel giovane professionista ogliastrino. Lo sguardo è rivolto lontano, con la voglia di trasmettere quel fuoco e quell’ardore che lo caratterizzano: «Il mio futuro? Posso dire come lo sogno: come un insegnate – tra l’altro iscritto alle graduatorie di supplenza da ben nove anni, con due lauree magistrali e quindici anni di esperienza in settori importantissimi, ma in Sardegna, stranamente, non sono mai stato chiamato! – capace di trasmettere con passione, competenza ed esperienza, degli insegnamenti nobili che non devono andare perduti; come un restauratore che cura e restituisce dignità e valore a un tesoro che troppo spesso non consideriamo o non vediamo; portando avanti il mio percorso artistico e, chi lo sa, riuscendo finalmente a lavorare in questa mia terra straordinaria».
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