Il coraggio di restare
di Francesca Melis.
Esterzili, come tutta la Sardegna, ha delle enormi potenzialità, è un paese che potrebbe avere grandi opportunità per quello che è in grado di offrire.
Ma c’è qualcosa che manca a questa gente, umile e riservata. Uomini e donne capaci di darti cuore e anima, ospitali fino al midollo, ma ai quali mancano lo spirito giusto e l’intraprendenza per mettersi in gioco nel proprio paese per farlo crescere e fargli fare quel salto di qualità.
Da diversi anni a questa parte sono più le morti che le nascite. Sono più i giovani che vanno di quelli che restano. Sono più quelli che si sono arresi di quelli che invece hanno veramente voglia di fare.
Ma le mosche bianche esistono dappertutto. E, anche in questo piccolo paese ai piedi del monte Santa Vittoria, c’è chi ha voglia di fare e si mette continuamente in gioco per mantenere vive le tradizioni. Come i ragazzi della Pro Loco e del gruppo Folk, i quali non perdono occasione per animare Esterzili con manifestazioni ed eventi che richiamano gli usi e i costumi locali.
Ragazzi che studiano o lavorano fuori, ma che ogni fine settimana tornano a casa e che dedicano al paese e ai suoi abitanti, con entusiasmo e passione, il loro tempo libero. Sono giovani che non hanno perso la speranza. La speranza di migliorarsi e di migliorare.
Ragazzi e ragazze che hanno voglia di mettersi in gioco, senza secondi fini, ma solo per l’incondizionato amore che provano verso la terra che li ha allevati e visti crescere.
Poi ci sono quei giovani un po’ più cresciuti, che vivono a Esterzili e che, spinti dalla passione per il canto, hanno dato vita ad un coro locale. Elegante e raffinato, il coro Fra Antonio Maria da Esterzili è un vero e proprio fiore all’occhiello per la comunità.
Al contrario però, mette tristezza l’assenza di una squadra di calcio, la paura di fare sacrifici per mantenerla viva e attiva. Sono ormai lontani quei ricordi da bambina, quando alle 15 la domenica l’appuntamento era a Taccu per vedere giocare l’Esterzilese, che aveva la fortuna di avere un grande seguito. Indescrivibili i “derby” con il Sadali, per il pathos e l’euforia con cui si assisteva al match.
Le associazioni nascono con l’intento di creare aggregazione e divertimento, attimi di svago e spensieratezza, ma da sole non bastano, non possono.
Occorrerebbe un maggiore investimento sulle peculiarità di Esterzili, bisognerebbe lavorare sui giovani, su quelli che hanno avuto il coraggio di restare o che, perché no, vorrebbero tornare. È necessario investire sui servizi e focalizzare l’attenzione su quello che può offrire Esterzili.
Rispetto a questo l’impegno maggiore spetterebbe alle istituzioni. L’amministrazione guidata dalla compianta Gianna Melis ci aveva visto lungo: ha, infatti, nel cassetto diversi progetti inerenti lo sviluppo turistico del territorio. E speriamo che, chi a maggio aprirà quel cassetto, sappia far tesoro del contenuto.
Abbiamo un patrimonio inestimabile con i numerosi siti archeologici, i murales, le tradizioni orali, le chiese. Sì, perché questo piccolo paesello della Barbagia di Seulo potrebbe alimentarsi di turismo e cultura. Bisogna solo crederci e avere il coraggio di mettersi in gioco. Lo stesso coraggio che hanno avuto coloro, giovani e meno giovani, di tornare a Esterzili per investirvi la propria professionalità.
È il caso di Anna Melis, esterzilese trapiantata a Cagliari, che attraverso la cooperativa sociale Vela Blu, ha aperto, diversi anni fa, una comunità per minori, grazie alla quale oltretutto le scuole resistono ancora oggi. O ancora è il caso di Tore Loi, ragazzo di 34 anni che due anni fa, ha deciso di lasciare il caos della città per aprire una macelleria a Esterzili. Oppure c’è chi ha voluto, dopo gli studi, dedicarsi all’allevamento e all’agricoltura facendo sì che i terreni di famiglia non restassero incolti e abbandonati.
Lo stesso coraggio che hanno avuto quei genitori che, oggi, hanno deciso di far crescere i propri figli nella genuinità e tranquillità di un piccolo paese, facendo loro sacrifici per portarli a fare sport e attività altrove, con la consapevolezza che le strade non sono loro alleate.
Ma d’altronde si sa, ci vuole più coraggio a restare e lottare, invece di andar via.
Occorre far di più. Far di più affinché il paese viva e non muoia precocemente. Bisogna lavorare tutti insieme per far sentire la propria voce ai piani alti. È necessario creare una rete di comunicazione e sinergia con i paesi limitrofi, operare insieme per arginare le problematiche e per valorizzare il territorio. Occorre dialogare e tendersi la mano, ideare e mettere in pratica progetti di sviluppo. Occorre non essere invidiosi, ma orgogliosi se il giardino del nostro vicino fiorisce come il nostro. Ma, soprattutto, bisogna amare senza riserve il proprio paese, tenervi le radici ben salde. È necessario crederci e non arrendersi, incoraggiare i più giovani, e imparare a fidarci di loro, perché sono loro il nostro futuro.
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