Benvenuti a bordo!
di Augusta Cabras.
Emanuele Becchia vive e lavora in equilibrio perfetto con il ritmo delle onde del mare, con la loro potenza e la loro grazia, in navi che assumono sempre di più le sembianze di casa.
26 anni appena compiuti, dal 2015 lavora a bordo delle navi, coronando un sogno di bambino. «La passione per le navi è dentro di me sin dalla tenera età. Con la mia famiglia, ad agosto, andavamo a trovare i miei zii ad Olbia per circa due settimane. In questo breve periodo, grazie a mio zio che lavorava come barista alla stazione marittima, avevo la possibilità di stare a stretto contatto con le navi. Mi innamorai. Per me non esisteva pomeriggio migliore di quello trascorso in porto a vedere navi che arrivavano e partivano. Mia madre, ancora oggi, ricorda con quale attenzione cercavo di memorizzare qualsiasi dettaglio di quei bestioni che mi sfrecciavano davanti. Il mio unico strumento didattico erano i depliant pubblicitari delle varie compagnie: da questi potevo imparare lunghezza, larghezza, capienza e velocità di ogni singola nave. Essendo nato e cresciuto a Ussassai, quindi lontano dai più affollati porti sardi, la mia passione era destinata ad affievolirsi. Invece no, per tutto il periodo scolastico, ossessionavi amici e parenti con i racconti sulle mie navi».
Ma si sa, il sogno non basta. Ci vuole determinazione, studio, impegno, sacrificio e pazienza, tutti elementi che Emanuele mescola ed esercita per arrivare al traguardo. È certo che lì, in quelle navi che da bambino sembravano ancora più grandi, vuole impegnare le sue energie, le sue capacità, la sua voglia di scoprire e sperimentare.
Perché, se da un lato, vivere costantemente lontani da casa, genera una nostalgia profonda per la terra e gli affetti che lasci, dall’altra ogni viaggio diventa una scoperta, in ogni traversata c’è un mondo nuovo che si rivela nelle sue innumerevoli pieghe, nei suoni di linguaggi e parlate sconosciute e affascinanti, nei sapori dei cibi, negli odori che impregnano l’aria, nei mille e mille volti che si incontrano sopra la nave e nella terra ferma, quando il gigante del mare si riposa e con lui coloro che la abitano. «La vita a bordo non è sicuramente semplice – ammette Emanuele –. Tanti mesi lontano da casa e tanto lavoro creano in noi marittimi una nostalgia costante della vita che abbiamo lasciato a terra. Tante volte mi fermo a pensare che dall’età di 22 anni, quando la mia carriera è iniziata, ho passato con la mia famiglia e i miei amici circa un quarto del tempo che avrei potuto passare con loro lavorando a terra. Subito dopo però, penso che il punto focale della questione sia proprio la decisione di voler fare questo lavoro: non è capitato, non è un ripiego, ho semplicemente scelto di farlo. L’ho tanto desiderato, l’ho ottenuto e l’ho scelto. La vita mi offre sempre qualcosa di nuovo. Una nuova destinazione, nuovi amici, nuove esperienze. Quando sono a casa, invece, penso solo a ricaricarmi un po’. I miei amici di una vita sono sempre lì ad aspettarmi, pronti a raccontarmi tutto quello che mi sono perso delle loro vite in questi mesi di lontananza. Le due colonne portanti della mia vita, mia madre e mia sorella, sono sempre pronte ad accogliermi a braccia aperte a ogni mio rientro, come se ogni volta fosse la prima. Quando parto, invece, un pezzo di me rimane sempre con loro». Il momento del distacco dalle persone care per Emanuele è sempre un momento di tristezza che lentamente passa quando si re-immerge nel lavoro, nel viaggio, nella conoscenza di tante nuove persone che nel tempo di una traversata o di un’intera vacanza vogliono stare bene.
Ma quale è stato il percorso di studio compiuto da Emanuele per arrivare a fare questo lavoro per lui così appassionante? «Dopo la laurea in Economia e management del turismo a Olbia ho partecipato a una selezione per un corso post-universitario in tema turistico. Poco prima dell’esame finale ho avuto modo di partecipare a un breve training su una nave da/per la Sardegna, la stessa nella quale mi sarei imbarcato qualche mese dopo per dare inizio alla mia carriera a bordo. Ho seguito poi dei corsi pre-imbarco, fortemente mirati a mantenere un alto livello di sicurezza a bordo. Dopo stage e colloquio di lavoro, finalmente ho iniziato a lavorare nella prima nave che per me è stata il Moby Wonder. Ero imbarcato come Assistente Commissario, quindi la mia principale mansione prevedeva un diretto rapporto con il passeggero. Presidiavo la reception, dedicandomi all’accoglienza del cliente a bordo e alla sua completa assistenza. Mi occupavo della tenuta della contabilità dei locali commerciali, della gestione delle documentazioni equipaggio per ogni imbarco e sbarco (sezione camera e cucina), gestione buoni di lavoro e manutenzione delle aree passeggeri, annunci via interfono, nonché tutto ciò che riguarda l’assistenza al Commissario nello svolgimento delle sue principali funzioni. Dopo qualche anno ho deciso di lanciarmi in un’esperienza sulle navi da crociera; così mi sono catapultato in Asia, dove sono stato impegnato in crociere di circa cinque giorni tra Cina, Giappone e Taiwan. In quel periodo facevo parte del dipartimento Inventory; insomma, mi occupavo della misurazione e dell’analisi delle performance alberghiere, quindi controllo dei costi (Hotel & Food cost) e cura dei budget assegnati a ogni dipartimento alberghiero a bordo. Dopo questa fantastica esperienza, sono tornato in Moby da Commissario, con il compito di gestire il dipartimento alberghiero della nave posizionata in Nord Europa, Princess Anastasia». Per incontrare Emanuele in questo periodo dovremmo fare una crociera tra San Pietroburgo, Helsinki, Stoccolma e Tallinn. Lo troveremmo occupato nella direzione del dipartimento Hotel, dai ristoranti ai bar, dalle cabine alla Spa, dal Casinò alla discoteca, dalla cucina alla cambusa, dal Duty Free shop alla reception, impegnato a rendere indimenticabile la vacanza in crociera.
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