Prima l’umanità
di Augusta Cabras.
L’Italia sembra essere un paese sempre in emergenza. Emergenza maltempo, emergenza terremoti, emergenza ponti e strade e ora in particolare emergenza migranti.Ma perché la migrazione, connaturata nella storia dell’umanità, ora e qui fa così tanta paura? Perché l’accoglienza della disperazione altrui spacca la società civile inasprendo i toni del confronto e rendendo complicato il dialogo tra le parti? Abbiamo forse la necessità di avere sempre un capro espiatorio, un “uomo nero” da temere o da accusare anziché trovare vie, soluzioni, percorsi nuovi da tracciare nella direzione dell’apertura verso gli altri? Ciò che non conosciamo genera paura e ansia in noi, abituati ad avere il controllo sulle situazioni, a muoverci nella nostra zona confort, a proteggere il nostro spazio da eventi inattesi che possano mischiare le carte e smuovere gli equilibri.
Eppure quando parliamo di migranti parliamo di uomini, donne e bambini. Di sguardi, storie, esperienze, sogni e desideri e ora di disperazione, fatica, ingiustizie, violenze, di uomini contro altri uomini armati, di dignità violate e, nonostante tutto questo fardello insostenibile, anche di speranza. La speranza che l’altro luogo a cui si tende sia un luogo migliore, dove almeno il cibo e l’acqua siano garantiti e la violenza non sia più servita come pane quotidiano.
La situazione è obiettivamente complessa e se si analizza la storia, si rischia di rimanere impantanati in un dedalo di cause e concause che trascendono la nostra possibilità di modificare la realtà e di determinare ora un cambiamento. La realtà infatti è complicata ulteriormente da vecchie strategie politiche che hanno soffocato e soffocano soprattutto gli stati dell’Africa generando tensioni e guerre da cui si vuole scappare. Guerre, regimi dittatoriali, emergenze umanitarie, persecuzioni alle minoranze religiose, carcere o torture per gli omosessuali, sono la lunga serie di motivi che determinano lo spostamento di tantissimi e tantissimi africani verso l’Europa, Italia in particolare, dove il processo di accoglienza presenta numerose difficoltà e criticità sia per lo sbilanciamento del numero dei migranti accolti dai vari stati dell’Europa sia per le modalità di arrivo, sbarco, assistenza e permanenza nel nostro Paese, soprattutto nel momento in cui, dalla prima accoglienza si passa alla seconda, avviando quel processo che dovrebbe condurre chi arriva in Italia a inserirsi e integrarsi nel tessuto sociale.
Di fronte a tutto questo ora fa molto rumore chi alza la voce inveendo contro i migranti accusati di essere invasori, pericolosi, portatori di ogni male. Fa meno rumore chi riconosce in loro la dignità dell’essere umano, ne accoglie e raccoglie il peso, asciuga le loro lacrime e ferite, offre da bere e da mangiare, apre la porta, offre accoglienza e nuova opportunità.
Siamo tutti di passaggio in questo mondo, siamo tutti in viaggio, siamo tutti, o dovremmo esserlo, alla ricerca della felicità.
Siamo tutti esseri umani con la stessa dignità e l’essere nati in una parte del mondo piuttosto che in un’altra non modifica né il peso né il valore. Per cui di fronte a questi mutamenti, a questi esodi nelle varie parti del mondo (pensiamo alla situazione del Venezuela, da dove stanno partendo circa due milioni e mezzo di persone verso gli Stati vicini, in seguito alla profonda crisi politica, economica e sociale), mettiamo prima di ogni cosa l’umanità, non per bontà o buonismo, ma per giustizia da esigere sempre e non quando fa comodo.
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