Sport, un progetto di vita
di Bruno Mulas.
Valle del Pardu, un microcosmo incastonato nei Tacchi. Bello nascere e vivere in questi luoghi, ti senti parte di qualcosa di bello. Ma, ahimè, c’è il rovescio della medaglia. Il lavoro. Il lavoro che nobilita e affranca dal bisogno, che restituisce dignità. Il lavoro che manca, soprattutto per i giovani. Lo spettro dell’emigrazione, quasi dimenticato, è lì, dietro l’angolo, a strizzarti l’occhio, a incitarti a scappare. Che tu abbia ingrossato le fila dell’abbandono scolastico precoce, che abbia raggiunto titoli accademici o che sia un emigrato di ritorno, la disoccupazione miete, quasi indistintamente, le sue vittime. Che fare? Dubbio amletico che ha messo a dura prova le teorie di grandi uomini.
Eppure nella fitta nebbia dell’incertezza e dello scoramento, qualche luce tenta di squarciare l’ombra nefasta del fatalismo che governa questi tempi. Caparbiamente ha completato il suo ciclo di studi che, in teoria, dovrebbe aprire tante porte. Altrettanto caparbiamente decide che è qui che deve mettere a frutto gli anni dedicati allo studio.
Nicola Pilia, 24 anni, padre ulassese e madre jerzese, laurea triennale in scienze delle attività motorie e sportive, e solo perché per la specialistica bisogna emigrare in continente, sportivo a tutto tondo – calcio, milita per la A.S.D. Ulassai 2° categoria, atletica – ha deciso di mettersi in gioco.
Ma che ti è saltato in mente? Una palestra nel cuore dei Tacchi, magro bacino d’utenza. Come mai?
Mi guarda dritto negli occhi, sorride: «Sono ottimista. Durante il corso di studi universitari ho sempre pensato di impegnarmi in qualcosa del genere. Al conseguimento della laurea non ho voluto star fermo ad aspettare che il lavoro venisse a me e ho tentato di costruirmelo da solo, dando sfogo a quelle che sono le mie aspirazioni. Poi nella Valle del Pardu c’è tanto da lavorare nel settore. Bisogna costruire una mentalità attenta a quelle che sono le tematiche della forma e della salute fisica; la cultura del salutismo e della cura personale attraverso l’attività fisica mirata è ancora agli albori. Ho voluto e voglio impegnarmi in qualcosa che mi piace, che mi appassiona, che dia un senso compiuto al mio curriculum scolastico».
Nicola è un fiume di parole difficile da arginare, lui stesso mi chiede aiuto per metterne in ordine il flusso: «Brù, fammi delle domande precise!». Obbedisco.
Questa è la tua prima esperienza lavorativa?
«No. Nel corso degli studi, nelle pause estive, ho sempre lavorato. In costa, salvamento a mare: bagnino. L’anno scorso ho seguito una ludoteca estiva per il comune di Ulassai. Attualmente sto dando attuazione a un progetto di psicomotricità che ho presentato alle scuole della prima infanzia. Prodotto tipico del mio titolo professionale. Sono state belle esperienze che mi hanno permesso di approfondire e toccare con mano problematiche fino ad allora relegate alla teoria dei testi scolastici. Ecco, questo mi piace. Impegnarmi con le persone, seguirle nei percorsi di educazione fisica e di recupero dei deficit congeniti o indotti».
Idee chiare, tese a realizzare un progetto di lavoro che non si ferma a quello dipendente, magari a tempo indeterminato, ma spazia nelle possibilità che offre l’acquisita formazione universitaria. Mettere in pratica i progetti pensati e studiati, rischiando in prima persona.
Cosa chiedi al progetto di lavoro che hai intrapreso, qual è il sogno che intendi realizzare?
Nicola cerca le parole, rallenta il ritmo, vuol far capire esattamente cosa intende fare.
«Mettere su una palestra tutta mia, che sia un centro fitness professionale, ma non solo. Collaborare con altre figure professionali specializzate in singoli settori per offrire servizi diversificati e altamente professionali. Recupero fisico dei post traumatizzati, assistenza con personal trainer per differenti fasce d’età recanti diverse problematiche. Collaborazione con strutture sportive impegnate in varie discipline. Offerta di servizi mirati per le scuole. Insomma, valorizzare appieno la mia figura professionale che ancora non trova giusto riconoscimento».
Un bel progetto, ambizioso, che rende giustizia alle aspirazioni di giovani che si vogliono misurare nel difficile ambito dell’imprenditoria, in un territorio che ancora sconta il mancato sviluppo industriale iniziato negli anni sessanta e oggi in agonia.
Occorre coraggio, preparazione, impegno, entusiasmo e passione.
Nicola ne ha da vendere.
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