In breve:

Il cuore giovane di Bau Mela

BAU MELA GIOVANI

di Don Filippo Corrias.
Non aver paura dei punti interrogativi! Svegliati prima che sia tardi! Il coraggio di attendere nuove terre”. Sono stati questi i temi che il Vescovo Antonello ha voluto affrontare con una ventina di giovani della diocesi nella suggestiva cornice di una Bau Mela invernale, nelle due giornate di spiritualità dedicate ai giovani diciottenni. Protagonisti indiscussi 19 giovani provenienti da diverse comunità parrocchiali della diocesi con i quali il Vescovo ha voluto dialogare in fraternità.
Le due giornate sono state scandite dall’ascolto della Parola di Dio, sapientemente commentata dal pastore della Chiesa d’Ogliastra, e dalla condivisione fraterna, in forma di collatio, a partire anche dal vissuto esperienziale dei giovani. Interrogarsi, svegliarsi e attendere i tre verbi utilizzati dal presule per rincuorare i giovani presenti ad avere il coraggio di prendere in mano la propria vita e farne un dono.
Interrogarsi.
“La realtà continua a farci domande e ci chiede di scegliere e venire fuori per quello che siamo. Da questa chiamata a manifestare chi siamo deriva quel desiderio di fuga che di tanto tanto sperimentiamo”, ha esordito Vescovo aprendo la meditazione del primo giorno. “Qual è il nostro vero profilo?”, ha chiesto ai giovani. “Siamo anche noi come Giovanni Battista che non ha paura di lasciarsi interrogare dalla realtà? A volte nella vita ci sentiamo fermi e incapaci di fare il prossimo passo, ci sentiamo smarriti senza sapere bene dove andare”. A conclusione della prima riflessione il Vescovo ha ricordato che “Gesù Cristo è sempre il nuovo inizio per ciascuno”.
Svegliarsi.
“Per uscire dal sonno occorre accorgesi di dove siamo”, ha dichiarato nella seconda tappa del cammino. “Gesù spesso invita i suoi discepoli ad aprire gli occhi. Vegliare significa tenere vivo il compito che la vita mi sta affidando poiché non siamo noi a costruirci affannosamente un senso per la vita, ma lo accogliamo. Dio è generoso con tutti e non lascia mai una vita senza senso perciò ciascuno di noi è attesa.” Il Vescovo ha ricordato ai giovani, concludendo il secondo step della due giorni, che “l’uomo è un essere vivente teso tra la certezza che Dio ha già visitato la mia vita e il desiderio che torni ancora ad abitarla. La notte non può durare per sempre”.
Attendere.
Il capitolo 13 del libro dei Numeri è stato il brano biblico utilizzato dal Vescovo per illustrare il terzo verbo. Si tratta di un episodio biblico che si taglia bene quando si parla del tempo che passa, dell’attesa e del futuro. “Il tempo che passa – ha ricordato – oltre al rischio di desiderare un passato che non c’è più, ha spesso la tentazione di fuggire il tempo trasferendo il senso della vita umana in un «altrove», esulando dalla vita quotidiana e rifugiandosi in un recinto che offre sicurezze e appiana le difficoltà”. Quali i rimedi? “Evitare di lasciare la storia alla deriva, «spiando» il passaggio di Dio nella mia storia, abbandonandomi alla sua azione, già in opera, assecondandola”.
“Non rimettere tutto in discussione per il fatto di trovarti messo in discussione”, uno dei punti fermi che il Vescovo ha voluto affidare ai giovani. Si riprende da qui?

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