Quel Sole che illumina il buio
di Claudia Carta.
Sulle spalle un paliacate, a raccontare al mondo il grande cuore del Messico. Poi c’è il suo, di cuore, che non smette di incontrare quello degli altri, i soli, gli umiliati, gli sconfitti. E lì, all’ingresso della sede Caritas di Lanusei, occhi tristi e spenti se ne incontrano parecchi.
Sarà il nome, Solei Sharaid Pineda Majia, “sole del Sahara”: «È un nome impegnativo!» dice sorridendo. Un sorriso magnetico. Un’energia che tutto avvolge e rigenera. Una gioia autentica. Eppure ci sono stati momenti nei quali questo sole si è oscurato e l’ombra del dubbio ha tolto luce a ogni certezza.
«Momenti durati anni», racconta Solei, partendo dal versetto 7 del Salmo 15: Benedirò il Signore che mi ha dato consiglio, anche di notte il mio animo mi istruisce. «Parole che mi toccano profondamente – continua – perché è lui che nella preghiera, nel silenzio, ti dà consiglio. Nei momenti più difficili della vita, quelli in cui magari dobbiamo fare una scelta importante, nei quali c’è in gioco la vocazione, la strada stessa che tu devi percorrere, il Signore ci mette sempre accanto delle persone di fede che ti indirizzano, ti aiutano a capire quale sia la cosa giusta da fare. Soprattutto con piccoli gesti. Mi ricordo una volta, entrando in una chiesa di Roma, incontrai una donna che teneva per mano il suo bambino. Non era una mamma italiana. Davanti alla statua della Madonna, il piccolo si fece il segno della croce con una devozione tale che io rimasi sbalordita. Un gesto che ha cambiato in qualche modo la mia vita. Mi son detta: «Non è possibile che un bambino di sette, otto anni appena, possa trasmettere più con i suoi gesti che con le parole! Ecco, il Signore si è fatto presente così».
2015, anno della misericordia. Il 4 ottobre dello stesso anno ha fatto la professione perpetua. Alle spalle un lungo percorso di preparazione e discernimento. Eppure, prosegue la giovanissima suora francescana, «era un periodo per me di confusione interiore. Mi sentivo sfinita. A disagio. Cerchi uno sguardo nel cielo e non c’è. Uno spazio in terra e non vi è. Se fosse un’immagine, sarebbe quella di un pozzo: sopra, nessuno che ti regge; sotto, il vuoto. E tu sospesa nel mezzo. Il dubbio profondo che questa non fosse la mia strada. Sono quegli istanti nei quali tu cerchi ovunque delle risposte. È proprio qui che Dio si fa presente e manifesta la sua misericordia. Da quel bimbo, l’immagine che la mia era una scelta giusta, radicale certo, ma giusta perché fatta per amore. E in quella semplicità, ho visto tutto l’amore che Dio mi offriva. Era lui che, in quel momento, cercava me».
Accanto a lei le consorelle. «Continuavano a dirmi: “Non sei sola, coraggio!”. Ecco, coraggio e pazienza. Perché poi tutto torna, tutto si spiega, tutto trova pace. Perché anche nel buio più totale c’è sempre lo sguardo di Dio, nonostante i tuoi sbagli, i tuoi errori, le tue debolezze, il tuo essere piccolo. Ricordo con infinita riconoscenza la nostra co-fondatrice, Suor Paola Maniccia: un bel personaggio! Lei è come una madre: ti fa fare esperienza, perché tu impari, anche dai tuoi errori, ma ti sta sempre affianco. E Suor Marina Cancellaro che mi ha sempre esortato a guardare la parte positiva di tutte le cose e vedere la parte bella di me: «Ma tu sei Sole – mi diceva – devi risplendere!».
E poi don Angelo, il confessore. Le sue parole continuano ad accompagnarla: «Non è bene che tu prenda una decisione radicale in un momento nel quale ti senti così. Sii paziente. È ciò che il Signore ti sta chiedendo: avere pazienza. Non agire immediatamente. Aspetta». E forse il Signore mi stava preparando a qualcos’altro, qualcosa di più grande che però andava preparato con cura. E don Angelo, che mi conosceva bene e mi ha visto crescere, infine, mi disse: «Fai la tua professione senza paura, perché questa è la tua strada». E aggiungeva: «Tu cerchi risposte da me, ma sei tu che hai la risposta dentro di te». Un’altra domanda forte: «Ti senti amata da Dio?». La mia risposta: «No». «È questo il problema – sottolineava –: tu predichi l’amore di Dio, ma non ti senti amata da lui. È molto diverso predicare e sentirsi amata». E lì, crolla tutto! Continuavo a ripetermi: «O Signore, ma finora cosa ho fatto? Aiutami tu, perché io non ci capisco nulla!» E trovavo il coraggio di dirgli: «Perché non mi sento amata da te? Senti, a questo punto io faccio silenzio: parla tu, perché io non so più cosa dire!».
Fra tanti, il consiglio più prezioso: pregare sempre. «Ricordo che stavo ore e ore in cappella, per cercare di sentire il mio Dio vicino. Nel silenzio ho sperimentato una cosa curiosa: dentro di me, inizialmente, c’era molto mormorio: cose, persone, attività, impegni. Successivamente ho cominciato a sentire una pace interiore molto forte, una purificazione. Hai presente la lavatrice? I panni vengono girati e rigirati, sbattuti di qua e di là, getti di acqua calda e fredda, ma poi vengono fuori candidi. Tutto questo “batti e ribatti” fa male: in un attimo metti insieme la tua vita personale, le tue vicissitudini precedenti, ciò che stai vivendo, la paura per il domani. Ma poi, pregando continuamente, sei una persona nuova, ti sei preparata a fondo per esserlo. È come quando devi suonare un pezzo: studi, provi, sbagli, ricominci, piangi perché non riesci. Fatica, impegno, stanchezza, ma poi senti tutta l’armonia».
Oggi Solei risplende. «Quando vivi situazioni come questa – conclude –capisci davvero cosa sia la sofferenza degli altri, senti ciò che vivono gli altri. Soffri con loro. E tutto cambia. Il Signore ti mette davanti, sulla tua strada, le persone di cui tu hai bisogno. Non ci sono a caso, ma ci sono per un motivo. A quelle devi donare il meglio di te. Fosse anche solo un sorriso. Devi guardare gli occhi».
Davanti a quegli occhi, le parole più belle: «Grazie per esserci! Non è scontato. Gli stai dicendo che grazie alla sua esistenza, tu sei felice!».
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