In breve:

Ius soli, un diritto che deve unire le coscienze

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di Giusy Mameli.
Tra gli argomenti che dividono l’opinione pubblica sicuramente il ddl c.d ius soli è da collocare ai primissimi posti, eppure esso altro non è che una rivisitazione dei criteri per attribuire la cittadinanza, per la cui approvazione è stato anche attuato uno sciopero della fame a staffetta della durata di un giorno.
C’è chi sostiene che questioni facilmente manipolabili, specie da chi vorrebbe utilizzale a mero scopo elettorale, debbano prevedere referendum consultivi per promuovere la consapevolezza dei cittadini. Altri commentatori, pur condividendo gli obiettivi o le istanze legittime di accoglienza, integrazione e solidarietà tra popoli, rimarcano che non si dovrebbe arrivare a fine legislatura ad approvare leggi tanto importanti, con maggioranze risicate. Altri, infine, che bisogna approvarla e basta!
Il ddl, in estrema sintesi, prevede due rapide modalità di ottenimento di cittadinanza: lo ius soli temperato (per bambini nati in Italia da almeno un genitore con permesso di soggiorno europeo o residente legalmente in Italia da almeno cinque anni); lo ius culturae (per minori entrati in Italia entro il 12° anno di età e che hanno frequentato regolarmente almeno cinque anni di scuola o di percorso formativo triennale/quadriennale. Modalità più articolate sono previste per i ragazzi tra i 12 ed i 18 anni).
Alla luce del Vangelo, l’umanità della Chiesa ci fa riflettere anche grazie alle parole pronunciate dal card. Gualtiero Bassetti, presidente della CEI: «il riconoscimento di una nuova cittadinanza, che favorisca la promozione della persona umana e la partecipazione alla vita pubblica di quegli uomini e di quelle donne che sono nati in Italia, che parlano la nostra lingua e assumono la nostra memoria storica, con i valori che porta con sé… [devono essere] capaci di unire l’Italia, non di dividerla». Ed ancora, parlando al Festival della Migrazione svoltosi a Modena a fine ottobre, il segretario della Cei mons. Nunzio Galantino ha dichiarato: «non possiamo tralasciare 5 milioni di cittadini che vivono stabilmente nelle nostre città – non possiamo volgere le spalle ai tanti giovani che reclamano di poter essere, non solo sentirsi, italiani».
Anche in periodi di conflitti sociali (con reviviscenze nazi-fasciste in Europa e vittorie elettorali di movimenti che, sotto le mentite spoglie dell’identità nazionale, incitano al razzismo), se si pensa ai bambini di qualsiasi età, colore ed origine, verrebbe da dire ius soli subito!
Ma i negazionisti evidenziano che i minori sono tutelati nel nostro ordinamento a prescindere dalla cittadinanza e, pertanto, non vi sarebbe premura di approvare nuove leggi (con un probabile rischio di alimentare l’immigrazione clandestina, fuori da ogni regola o controllo, anche perché dettata dal miraggio di una cittadinanza facilitata).
La storia recente ci insegna che talune leggi, specie se dettate dall’emergenza, hanno evidenziato criticità, talvolta non previste e/o prevedibili nell’urgenza di proporre soluzioni immediate.
Il resto è cronaca: barricate politiche ci frastornano e non aiutano a comprendere l’esatto termine del problema.

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