In breve:

Umanizzare il lavoro

Settimana Sociale Cagliari

di Fabiana Carta.
Varcando la soglia dei cancelli della fiera si percepiva la sensazione di far parte di un’unica grande famiglia, tutti insieme per affrontare la questione urgente del lavoro, non come semplici ascoltatori di un bel convegno, ma in maniera attiva e partecipativa. Sì, partecipativa. Come uno degli aggettivi dello slogan di questa 48° Settimana Sociale dei Cattolici Italiani, che ha preso spunto dalle parole dell’Evangelii Gaudium di papa Francesco: «Il lavoro che vogliamo: libero, creativo, partecipativo, solidale». A Cagliari si sono riuniti, dopo 60 anni, oltre 1000 delegati (di cui un terzo erano giovani), in rappresentanza delle 225 diocesi italiane, 80 vescovi, 190 presbiteri e 402 buone pratiche, ovvero imprese realmente sostenibili, censite dal progetto Cercatori di lavOro e dal Progetto Policoro.
Quattro giorni di volti, idee, storie, applausi, commozione, proposte, indignazione e speranza, voci importanti che hanno acceso i dibattiti, affiancate dalle voci di gente comune, ragazzi, lavoratori e studenti. Il metodo scelto per scandagliare l’argomento lavoro è innovativo, basato su quattro registri comunicativi. Si è voluto cominciare dalla denuncia, che ha focalizzato l’attenzione su 6 criticità: i giovani senza un lavoro, il rischio di precarietà, la piaga del caporalato, il lavoro delle donne, una formazione educativa non adeguata, il lavoro pericoloso e malsano. Il secondo giorno dedicato alle buone pratiche è stato quello più produttivo e coinvolgente, perché tutti sono stati chiamati a partecipare e a confrontarsi, ogni delegato ha potuto scegliere a quale dei tre grandi gruppi di lavoro partecipare: “Giovani, scuola, formazione, lavoro”, “Creare nuove opportunità di lavoro e d’impresa”, “Il senso del lavoro umano e le sfide dell’innovazione”.
Una vera e propria riunione sinodale, con 90 tavoli di almeno dieci persone. Così poteva capitare di ritrovarsi seduti accanto ad un vescovo, un giovane laureato in giurisprudenza, un imprenditore, un ex ferroviere dello stato, un insegnante di filosofia, ognuno con la propria storia, la propria proposta, la possibile soluzione del problema. Lo scopo finale del tavolo, in un intrecciarsi di opinioni, era quello di rispondere a tre domande specifiche: individuare 5 fattori chiave per creare buona occupazione, 3 idee su cosa possono fare i cittadini, 3 suggerimenti da affidare alla politica. Il pomeriggio è continuato con la visita a 17 buone pratiche a Cagliari e dintorni, suddivisi per gruppi, per imparare da chi è riuscito a creare valore economico e buon lavoro.
La giornata di sabato, dedicata all’ascolto, con la presenza del presidente Paolo Gentiloni, è servita per raggruppare e dibattere i suggerimenti, i problemi emersi nei tavoli e soprattutto per individuare le proposte da fare alla politica italiana. Sono 4 le proposte per il Governo e il Parlamento: si chiede il potenziamento delle politiche e degli investimenti a favore della formazione professionale, di ampliare la platea delle imprese che possono essere destinatarie degli investimenti dei piani individuali di risparmio, si chiede di migliorare il codice dei contratti pubblici inserendo nuovi requisiti dal punto di vista ambientale, sociale, fiscale nella fase della selezione delle imprese che partecipano ai bandi di gara, dando avvio ad un’ampia politica di formazione del personale delle pubbliche amministrazioni, infine si propone di rimodulare le aliquote IVA per le imprese che producono rispettando criteri ambientali e sociali minimi.
Uno dei momenti più emozionanti della serata è stato senz’altro la visione del docufilm Il lavoro che vogliamo, del regista Andrea Salvadore, con 8 storie italiane di lavoro sostenibile. Toccante, fra sorrisi di speranza bagnati da qualche lacrima, questo lavoro ha mostrato al pubblico in sala che si può puntare sulla qualità e sull’innovazione senza dimenticare i volti e i problemi dei dipendenti, valorizzando l’inclusione sociale, mantenendo alta la dignità della persona. Così la domenica, dedicata alle proposte, si va verso la conclusione di questa Settimana Sociale. La giornata comincia con la Celebrazione Eucaristica presso il Santuario di Nostra Signora di Bonaria, dove Monsignor Nunzio Galantino (segretario generale della CEI) scuote le coscienze con una riflessione sull’egoismo dell’uomo: «Ci deve creare disagio, deve farci vergognare lo scoprire dentro di noi il desiderio che l’altro non ci sia, il fare di tutto perché l’altro scompaia dal mio orizzonte! Soprattutto se l’altro è lo straniero o se l’altro ha il volto dell’uomo o della donna che domandano in maniera insistente per sé dignità attraverso il lavoro. Delineando «una società nella quale si fa fatica a far emergere segnali di vera solidarietà, soprattutto nei confronti di quanti faticano a trovare un lavoro e un lavoro dignitoso».
Tornati nella sala plenaria della Fiera campionaria, alla presenza del Presidente del Parlamento Europeo Antonio Trajani, si è chiesto un tris di interventi specifici fondamentali: una rapida armonizzazione fiscale tra i vari Stati membri eliminando i paradisi fiscali, accrescere gli investimenti infrastrutturali e produttivi e adeguare il loro trattamento nelle discipline di bilancio, l’ultima proposta è quella di abbinare al parametro dell’inflazione anche il parametro dell’occupazione come riferimenti per le scelte di politica economica.
A tracciare le conclusioni ci pensa mons. Filippo Santoro, arcivescovo di Taranto e Presidente del Comitato scientifico e organizzatore delle Settimane sociali, definito da qualcuno “l’apostolo che ci ha accompagnato in queste giornate”. “L’aspetto centrale del nostro convenire è stato il senso del lavoro che si identifica con il lavoro degno», perché «nel lavoro fatto con un senso, e quindi ben fatto, si costruisce la persona, la famiglia, la società portando avanti l’opera creatrice di Dio». Persona e lavoro sono due termini che devono andare di pari passo. In una sola frase la Settimana sociale di Cagliari ha proposto di «umanizzare il lavoro».

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