L’offelleria di signorina Nina
di Chiarina Mulas.
Lucida, precisa, simpatica la signorina Nina Guiso (1913) ci accoglie con affettuosa gentilezza, avvolta nella sua bella vestaglia rosa-confetto che mette in evidenza i suoi dolci tratti incorniciati da un bella nuvola di capelli candidi.
Nina nasce il 24 aprile del 1913 a Tortolì da una famiglia agiata, proprietaria della pasticceria storica della cittadina, all’epoca unica in tutto il territorio, la celebre Offelleria Guiso che, dal 1904, per i tortoliesi è sinonimo di leccornie e dolci prelibatezze, oltre che locale signorile ai cui tavolini sedevano i notabili, spesso accompagnati dalle loro signore che non disdegnavano sorseggiare deliziosi caffè o cioccolata contornati da ottimi savoiardi e pasticcini in inverno o gustosi gelati nel periodo estivo.
Era solo una giovane ragazza quando, attivamente impegnata nell’attività di famiglia, si alzava alle tre/quattro del mattino per azionare la prima macchina del caffè che offriva un quotidiano ristoro ad autisti e passeggeri che salivano sulle corriere che partivano alla volta di Nuoro e Cagliari alle cinque.
Ma questo non le impediva l’assidua frequenza della vicina chiesa; infatti, ardente credente com’era, venne subito impegnata in parrocchia come catechista; io stessa venni preparata da lei per la mia prima comunione. Ricorda una giovinezza molto bella anche se segnata da tristi note quali la morte dell’adorata mamma che ha lasciato i figli orfani in tenera età.
La signorina Nina sa di essere amata e coccolata dai tortoliesi, molti dei quali da lei amorevolmente accolti nei locali dell’oratorio. Di quel periodo ricorda bene un episodio abbastanza doloroso per tutta la comunità e cioè del giorno in cui una bimba del catechismo morì a causa della rovinosa caduta di un pilastrino che la travolse, uccidendola mentre giocava all’altalena nel cortile della canonica; pertanto con fare deciso e affettuosamente materno consiglia il parroco di vigilare sempre sui bambini che a volte possono arrecare gravi danni a se stessi e anche agli altri, sottolineando che l’allora parroco, il canonico Celestino Melisvenne scagionato, in quanto dalle indagini risultò che la bimba e le sue compagne si erano introdotte in chiesa e quindi in canonica, prima che suonasse la campanella che dava inizio alla lezione di catechismo.
Abbandona con prontezza questo triste episodio con una risatina complice e intrigante abbandonandosi ad un altro ricordo: la campagna elettorale del primo dopoguerra.
All’epoca, il diktat del canonico era quello di fare la propaganda per la Democrazia Cristiana e, quindi, Nina racconta di quando con la sua estroversa cugina Mariannica Moi si lancia in un’impresa degna di … Peppone e don Camillo! Ill cognato della signorina Nina era, infatti, un accanito sostenitore del Partito Sardo d’Azione. Allora le due cugine che cosa facevano? Si recavano presso le famiglie, e facendo sparire i “santini” dei quattro mori precedentemente distribuiti dal cognato, li sostituivano con quelli della Democrazia Cristiana. Inoltre, Nina e Mariannica visitavano la clientela spesso nella tarda mattinata e cosi finivano, a volte, invitate al desco della famiglia riunita per il pranzo, che non disdegnavano consumare in allegra compagnia, magari un piatto di fave con lardo.
Intanto, al rientro a casa fuori orario riceveva i rimbrotti della saggia sorella maggiore Giuseppina e la “tiratina d’orecchi” del cognato, avvertito nel frattempo da qualcuno, della solerte propaganda elettorale svolta da Nina e Mariannica.
Sorride, poi, della sua esperienza come autista. Prende la patente negli anni settanta, ormai ultrasessantenne, ma ciò non le impedisce di gironzolare con la sua Fiat 126 per le strade di Tortolì e dintorni e per le varie località balneari. Conduceva la macchina volentieri,con un’unica pecca nella guida: la tenuta eccessiva della destra che non le evitava – come riconosce amabilmente – di accarezzare qualche paletto stradale inclusa la spalletta dello storico ponte di ferro e ride di gusto pensando ai suoi vicini di casa che bonariamente la prendevano in giro chiamandola Niki Lauda, quando la vedevano arrivare alla guida della sua amata utilitaria.
Si diverte, la signorina Nina, evocando con battute spiritose la sua lunga esistenza. Che bella lezione di vita! E quanto ci sarebbe ancora da imparare …
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